La storia del cinema in un bicchiere

La storia del cinema in un bicchiere
Marlene Dietrich (Photo via John Kobal Foundation/Getty Images)

Il campione del mondo di bartending Bruno Vanzan ci porta in viaggio attraverso gli ultimi 100 anni dell'arte cinematografica mondiale. Dal cocktail dedicato alla strega Grimilde di Biancaneve al Lattepiù di Arancia Meccanica.


Moviexology. Segnatevi questo termine perché secondo gli esperti di mixology sarà il protagonista della nostra estate. Si tratta della contaminazione estetica e gustativa tra cinema e cocktail. Il grande schermo finisce così in un bicchiere, grazie al campione del mondo di bartending Bruno Vanzan.

L’eclettico barman, che negli anni ha collezionato importanti riconoscimenti come il titolo di Campione del mondo Barcardi e Martini e Bartender of the year nel 2016, ha collaborato con l’hotel The Box di Riccione per creare una drinklist che portasse gli ospiti in «un viaggio mai intrapreso prima all’insegna dell’esperienza del gusto, della ricerca estetica e dell’estasi del profumo per celebrare attraverso il potere evocativo della mixology gli ultimi 100 intensi anni dell’arte cinematografica mondiale».

Il suo percorso di sintetizzazione di registi, attori e scenografie su pellicola, Vanzan è partito dagli anni Venti con un cocktail dedicato al Grande Gatsby, il libro pubblicato nel 1925 e portato sul grande schermo 50 anni dopo con Robert Redford nei panni dello stravagante Jay (ruolo che poi sarà di Leonardo Di Caprio nella moderna trasposizione firmata da Baz Luhrmann). La rievocazione di quegli anni di decadentismo, di sogni di gloria vanificati dalla vanità, avviene attraverso «Un solo Gatsby», una miscela di gin infuso al cetriolo, storica verde, liquore alle erbe, lime e soda all’aloe.

Gli anni Trenta sono invece raccontati attraverso il primo lungometraggio Disney: Biancaneve. Il cocktail «Eterna Giovinezza» è infatti dedicato alla strega cattiva Grimilde e tra i suoi ingredienti vanta, come giusto che sia, succo di mela. Gli anni Quaranta sono invece dedicati all’attrice più famosa di quel decennio, Marlene Dietrich, la cui foto in tuxedo va a decorare la miscela chiamata «Lili Marlene». Un tributo a una donna che ha stravolto i tempi, adatto agli amanti del sour grazie alla presenza di vodka dell’armellini, confettura di albicocche, lime, sciroppo di mais e albume.

Gli anni Cinquanta sono avvolti nel fumo di Gioventù Bruciata, la pellicola del 1955 con protagonista James Dean, con un cocktail omonimo che si avvale dell’uva in tutte le sue forme, mentre gli anni Sessanta diventano un omaggio alla passione del regista del terrore Alfred Hitchcock per le bionde. «La bionda di Alfred» è un cocktail che ha le sembianze di una birra, ma con il gusto di un drink sofisticato e sorprendente grazie alla vodka al polline e camomilla, un honey mix alla vaniglia e curcuma, limone, genziana e aria di Laphoroaig.

Gli anni Settanta non possono che essere dedicati a Stanley Kubrick e il suo Arancia Meccanica. Il Lattepiù decantato dal protagonista della pellicola diventa così un cocktail - «di cui Alex sarebbe orgoglioso» a base di mezcal alla taccolo, genever, latte di cocco e riso, pimento e ananas.

La bicicletta dell’alieno ET ci porta fino agli anni Ottanta, distillati nel cocktail «A casa lontano da casa». Una riedizione del classico old fashion con bourbon alla banana e bitters al cioccolato per celebrare i 40 anni di questo grande classico.

L’enigmatico Tyler Durden, interpretato da Brad Pitt nel film di David FincherFight Club, è l’ispirazione dietro «Where is my mind?», il cocktail simbolo degli anni Novanta. Il titolo dalla miscela rimanda alla canzone dei Pixies che accompagna la scena finale della pellicola. Un «white negroni» fatto con gin alla genziana vermouth bianco al Palo santo e rosolio di bergamotto. La personalità dissociativa del cocktail rosso per eccellenza?

Inauguriamo il nuovo decennio con l’epopea di Quentin Tarantino, Kill Bill, cui è dedicato «Nella buona e nella cattiva sorte» la cui estetica si rifà alla tuta giallo-nera di Uma Thurman. Un cocktail dai sapori esotici per celebrare un cult intramontabile, con un tocco di sciroppo alla paprika, soda speziata e della polvere di liquirizia per completare l’esperienza.

Il viaggio di Bruno Vanzan nel cinema finisce con un titolo del 2014, il Gran Budapest Hotel di Wes Anderson. Il cocktail omonimo è un drink fresco e dissetante dai colori che rimandano l’iconica palette del regista, ottenuti grazie al pisco alla salvia e rapa rossa e il pompelmo rosa.

«Trasformare la materia prima in ingredienti in grado di emozionare le persone che bevono le mie creazioni, è da sempre una delle mie priorità» ha raccontato il barman. «Lasciatevi trasportare dai colori e dal gusto delle nostre ricette e viaggiate insieme a noi nella storia del cinema e del cocktail».

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iStock

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