2018-09-18
La spesa non è tabù. Manovra ricca, deficit verso il 2,5%
Lungo confronto tra i gialloblù sul Def: risorse per 36 miliardi. Il M5s punta alla pensione sociale, la Lega alla pace fiscale.Rapporto deficit Pil al 2,5%. Sarebbe questo il tetto concordato al vertice di maggioranza che si è tenuto ieri sera a Palazzo Chigi, ancora in corso al momento in cui questa edizione andava in stampa, per discutere della manovra economica. Un valore ben più alto rispetto alle indiscrezioni di stampa secondo cui, con la legge di bilancio, non si sarebbe superato l'1,6%. Se il numero venisse confermato, avrebbe avuto ragione il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che, a inizio settembre al Berghem Fest di Alzano Lombardo, affermava che «il tetto del 3% non è la Bibbia. Ovviamente cercheremo nei limiti del possibile di rispettarlo, però vi posso dire che, prima di esso, viene il benessere di tutti i cittadini italiani, e quindi che Dio ce la mandi buona. Quel vincolo con molta probabilità lo sfioreremo, dolcemente, come i leghisti sanno fare, senza oltrepassarlo», diceva. Quello di ieri è stato un vertice lungo e importante, basato su tre pilastri: reddito di cittadinanza, riforma fiscale e revisione della legge Fornero sulle pensioni. Del resto, proprio sul primo tema il premier Giuseppe Conte, presente all'incontro di ieri, era uscito allo scoperto ben prima della riunione di ieri sera. «Vogliamo ridurre le disuguaglianze nell'accesso alla sanità», aveva sottolineato il presidente del Consiglio nel corso del suo intervento alla 68esima sessione del Comitato Regionale per l'Europa dell'Oms, a Roma. «Lavoreremo per colmare le disuguaglianze nell'accesso al sistema sanitario nazionale e le forme di emarginazione sociale. Misure come il reddito di cittadinanza, che questo governo si è impegnato a varare, potranno essere utili per reagire a questo», aveva assicurato Conte.Quella sul reddito di cittadinanza è stata l'unica uscita di Conte che proprio ieri al termine dell'incontro dell'Oms, aveva sottolineato ai giornalisti presenti che il governo avrà la «bocca cucita» fino a quando la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza - da approvare entro il 27 settembre - non sarà definitiva. Sempre secondo le indiscrezioni emerse, la legge di Bilancio dovrebbe aggirarsi intorno ai 36 miliardi di euro (circa 6-8 in più rispetto all'ultima stima di 28-30 miliardi), equamente distribuiti tra le due forze di governo: 8-10 miliardi in capo alla Lega, altrettanti al Movimento 5 stelle, il resto per evitare l'aumento dell'Iva dal prossimo anno (circa 12 miliardi) e per le spese correnti. C'è poi il tema della pace fiscale. Ieri la maggioranza ha cercato di mettere nero su bianco i parametri che permetteranno di capire chi potrà essere interessato da questa riforma fiscale e chi no. Come aveva affermato il sottosegretario all'Economia, Massimo Bitonci, prima che iniziasse l'incontro a Palazzo Chigi, la Lega aveva sottolineato l'intenzione di portare in trattativa una pace fiscale che interessasse il maggior numero di cittadini per recuperare il rapporto tra «fisco e contribuente in vista di una chiusura di tutte le liti pendenti».Per questo la Lega vuole che nel Def ci sia una risoluzione dei contenziosi «con un tetto per contribuente non superiore a un milione di euro», con «un'aliquota più bassa per i contenziosi più contenuti, un'aliquota media e un'aliquota più importante per i contenziosi che si avvicinano al milione».Su questo, però, lo scontro si preannuncia acceso. In più di un'occasione il vicepremier Luigi Di Maio (presente all'incontro di ieri) ha ribadito che il movimento «non è disponibile a votare alcun condono». Ma ha tenuto a precisare: «Se stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio siamo d'accordo. Se invece parliamo di condoni non siamo assolutamente d'accordo».Tra i grandi protagonisti dell'incontro di ieri sera c'è stata poi anche la cosiddetta flat tax, limitata almeno inizialmente alle partite Iva con il taglio dell'Irpef che scatterà dal 2020 con tre aliquote. Una soluzione che sarà possibile grazie al taglio delle tax expenditure, i 799 benefici fiscali legati a particolari categorie che valgono circa 313 miliardi di euro. «Inizialmente pensavamo a una riduzione di un punto percentuale dell'aliquota Irpef più bassa ma poi si opterà per una rimodulazione a partire dal 2020 con tre aliquote», aveva detto Bitonci.Al tavolo delle trattative, ieri, si è anche parlato del taglio della legge Fornero sulle pensioni, forse l'ostacolo più grande da superare in termini economici per i grillini. Gli esponenti del Movimento vorrebbero introdurre nel Def le pensioni di cittadinanza, portando la soglia minima a 780 euro al mese.Secondo indiscrezioni ottenute dalla Verità, inoltre, ieri si è anche discusso della candidatura italiana alle Olimpiadi invernali di Cortina. Un'ipotesi che si farebbe sempre più fumosa perché Coni e Governo non starebbero riuscendo a trovare la quadra sul tema. Al momento in cui la Verità va in stampa, il vertice di maggioranza sul Def non si è ancora concluso. Quello che appare certo, però, è che, se il deficit rimarrà intorno al 2,5% e Lega e M5s avranno 10 miliardi a testa, allora reddito di cittadinanza e pace fiscale potrebbero diventare presto realtà.