
Il Pd ormai fa opposizione ai gialloblù applaudendo gli attacchi dello speculatore ungherese e le lotte dei Vip su razzismo e omofobia.Da Rosa Luxemburg a George Soros, da Antonio Gramsci a Mario Balotelli: la sinistra shakerata si risveglia con un pantheon tutto nuovo. Non sanno dove andare (a parte Renzi, che va in Cina) ma ora finalmente sanno con chi andarci: un paperone speculatore, già noto per aver guadagnato miliardi alle spalle dell'Italia, finanziatore di colpi di Stato e sostenitore dell'invasione dell'Europa da parte degli immigrati; e l'ex bad boy del calcio italiano, più noto per le risse, gli sputi, le bravate, le maglie gettate a terra che per le vittorie sportive, uno che lo stesso ct della Nazionale Roberto Mancini, non più di due anni fa definì un «cazzone». Vi sembrerà strano, ma sono gli unici due capaci di mettere d'accordo le diverse anime del Partito democratico: altro che Enrico Berlinguer. Gli idoli condivisi, il patrimonio comune, i nuovi punti di riferimento sono loro: Balotelli e Soros. Con l'aggiunta, se proprio volete, di un altro gigante del pensiero di sinistra: Tiziano Ferro. Diventato famoso, non a caso, cantando proprio Rosso relativo.Ma sì, il rosso è sempre più relativo: e così dopo don Milani, Marthin Luther King, Bobbio, Gandhi, il portiere dell'Atalanta Pizzaballa e le altre figurine Panini di Veltroni, ecco che nel pantheon democratico si affaccia pure l'attuale centravanti della Nazionale di calcio. Del resto si sa che il Pd è un po' nel pallone, no? «L'idea di Balotelli capitano mi piace», tuona il reggente Maurizio Martina. E il dramma è che è una delle poche cose su cui riesce a pronunciarsi senza spaccare l'intero partito. Ma la motivazione che adduce è anche peggiore: «C'è bisogno», spiega, «di una voce come la sua per far capire certe battaglie». Non è fantastico? C'è bisogno di Balotelli (cioè di «un cazzone», cit.) per far capire «certe battaglie» (cioè per contrastare il razzismo. O meglio per attaccare Salvini). Ma se è così, mi domando: se Balotelli («un cazzone», cit.) è l'unico in grado di fare «certe battaglie» politiche perché nominarlo solo capitano della Nazionale di calcio? E non nominarlo, invece, direttamente segretario del Pd? Ma sì, Martina, ascolti noi: sia coerente. Ceda il suo posto a Balotelli. E lei provi a candidarsi per la Nazionale. Pare che lì ci sia un gran bisogno di qualcuno che faccia il portatore di palle. Nell'attesa del meraviglioso scambio di figurine (oltre che di figuracce), ecco però che in queste ore sulla scena si afferma prepotente l'altro nume tutelare della sinistra: George Soros. Il miliardario speculatore è intervenuto al Festival dell'economia di Trento, noto luogo di ritrovo della chiccheria progressista, e ha accusato l'attuale governo di essere «legato a Mosca», in quanto Salvini sarebbe, a suo dire, pagato da Putin. Cosa non provata e per altro immediatamente smentita dal leader leghista: non risulta nessun passaggio di denaro fra Mosca e Pontida. Al contrario sono sicuri i finanziamenti di Soros a svariati politici del mondo, compresa Emma Bonino, che di recente (marzo 2018) se n'è pure vantata in diretta tv. Dopo aver detto, ovviamente, che l'Italia ha bisogno di essere invasa dagli immigrati, in perfetta applicazione del Soros pensiero. Ora, è già abbastanza strano che uno speculatore come Soros, che ha attentato alla vita stessa dell'Italia, venga invitato a parlare al Festival dell'economia di Trento. Ed è ancora più singolare che, dopo aver finanziato partiti politici in tutto il mondo, dopo aver istigato rivolte e sedizioni, dopo favorito l'invasione del nostro Paese da parte di clandestini, dopo aver influenzato la stampa italiana, magari chiamando nei board delle sue società i giornalisti più a la page (vero Federico Fubini?), si permetta di fare insinuazioni non provate contro il nostro ministro dell'Interno. Ma è ancor più stupefacente che i nostri intelligò gli si mettano a ruota. Per capirlo basta leggere Repubblica: «Soros: governo legato a Mosca», titola in prima pagina a caratteri cubitali. E poi, nell'editoriale di Andrea Bonanni, spiega che la smentita di Salvini sui finanziamenti non basta (ci vuole «una voce più autorevole di quella del diretto interessato») e parla minaccioso di un «cordone sanitario» creato attorno al governo per volontà «di ambienti che la sanno più lunga di Soros e di cui il miliardario si è forse fatto portavoce». Non male eh? Cordone sanitario e ambienti che la sanno più lunga. Ma scusate: voi non eravate quelli che si battevano per difendere le istituzioni? Macché: se nell'istituzione ci sono i barbari leghisti bisogna solo attaccarli. E tutto serve. Tutto fa brodo. Fa brodo persino il Ferro, nel senso di Tiziano, diventato nuovo eroe nazionale per aver attaccato il neoministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, che così la prossima volta impara a non dire più quelle cose stravaganti come per esempio che un bimbo deve avere una mamma e un papà. Ma come si permette? Avanti: mobilitazione generale. Tutti dietro la Bandiera rossa relativa di Tiziano Ferro, nuovo simbolo della omoresistenza progressista. «Mi basterebbe smettere di sentirmi invisibile», si disperai il cantante. Invisibile? Lui? Davvero? A noi proprio non pare. Ma per non correre rischi e per renderlo assai visibile sia messo subito nel pantheon. Con Balotelli e Soros. Ecco finalmente i punti di riferimento saldi che mancavano. Ora basta poco: se arrivano anche Cuccureddu e il Mago Otelma, vedrete che la sinistra potrà ripartire davvero.
Jean-Eudes Gannat
L’attivista francese Jean-Eudes Gannat: «È bastato documentare lo scempio della mia città, con gli afghani che chiedono l’elemosina. La polizia mi ha trattenuto, mia moglie è stata interrogata. Dietro la denuncia ci sono i servizi sociali. Il procuratore? Odia la destra».
Jean-Eudes Gannat è un attivista e giornalista francese piuttosto noto in patria. Nei giorni scorsi è stato fermato dalla polizia e tenuto per 48 ore in custodia. E per aver fatto che cosa? Per aver pubblicato un video su TikTok in cui filmava alcuni immigrati fuori da un supermercato della sua città.
«Quello che mi è successo è piuttosto sorprendente, direi persino incredibile», ci racconta. «Martedì sera ho fatto un video in cui passavo davanti a un gruppo di migranti afghani che si trovano nella città dove sono cresciuto. Sono lì da alcuni anni, e ogni sera, vestiti in abiti tradizionali, stanno per strada a chiedere l’elemosina; non si capisce bene cosa facciano.
Emanuele Orsini (Ansa)
Dopo aver proposto di ridurre le sovvenzioni da 6,3 a 2,5 miliardi per Transizione 5.0., Viale dell’Astronomia lamenta la fine dei finanziamenti. Assolombarda: «Segnale deludente la comunicazione improvvisa».
Confindustria piange sui fondi che aveva chiesto lei di tagliare? La domanda sorge spontanea dopo l’ennesimo ribaltamento di fronte sul piano Transizione 5.0, la misura con dote iniziale da 6,3 miliardi di euro pensata per accompagnare le imprese nella doppia rivoluzione digitale ed energetica. Dopo mesi di lamentele sulla difficoltà di accesso allo strumento e sul rischio di scarse adesioni, lo strumento è riuscito nel più classico dei colpi di scena: i fondi sono finiti. E subito gli industriali, che fino a ieri lo giudicavano un fallimento, oggi denunciano «forte preoccupazione» e chiedono di «tutelare chi è rimasto in lista d’attesa».
Emmanuel Macron (Ansa)
L’intesa risponderebbe al bisogno europeo di terre rare sottraendoci dal giogo cinese.
Il tema è come rendere l’Ue un moltiplicatore di vantaggi per le nazioni partecipanti. Mettendo a lato la priorità della sicurezza, la seconda urgenza è spingere l’Ue a siglare accordi commerciali nel mondo come leva per l’export delle sue nazioni, in particolare per quelle che non riescono a ridurre la dipendenza dall’export stesso aumentando i consumi interni e con il problema di ridurre i costi di importazione di minerali critici, in particolare Italia e Germania. Tra i tanti negoziati in corso tra Ue e diverse nazioni del globo, quello con il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay) è tra i più maturi (dopo 20 anni circa di trattative) e ha raggiunto una bozza abbastanza strutturata.






