2019-09-13
La Sicilia si arrende agli sprechi sanitari: «I nostri acquisti li farà la Lombardia»
Nell'isola, la Centrale unica di committenza non funziona. E il governo regionale chiede aiuto a Milano per migliorare.La Centrale unica di committenza, in Sicilia, per il settore sanitario non funziona a dovere e per fare acquisti la Regione ha deciso di affidarsi alla Lombardia. Lo scopo è «risparmiare quante più risorse possibili», realizzando «risparmi per decine di milioni di euro» e « non copiando modelli ma ricorrendo direttamente ad altre centrali di committenza», ha spiegato l'assessore alla Sanità, Ruggero Razza, deciso a «conformare la gestione della spesa agli standard maggiormente ottimali che provengono dall'esperienza delle cosiddette Regioni benchmark».La decisione che ancora una volta evidenzia le due velocità in cui l'Italia è divisa nel settore sanitario, arriva dal governo regionale che ha accolto una proposta dell'assessorato alla Sanità, dopo la presentazione di un accurato dossier, che ha messo in luce criticità e possibili risparmi. Secondo le elaborazioni degli uffici regionali, nel caso più ottimistico il comparto sanitario regionale potrebbe risparmiare 108 milioni di euro e anche se le cose non dovessero procedere al meglio si tratterebbe di risparmiare comunque 62 milioni. Ma perché non ha funzionato la Centrale unica di committenza per gli acquisti della sanità siciliana? La Centrale, è stata resa obbligatoria dal gennaio 2015, con una legge del governo Renzi che mirava a ridurre il numero delle stazioni appaltanti (che in Italia fino al 2014 erano oltre 32.000). L'obiettivo era razionalizzare la spesa pubblica, e con la Centrale unica il legislatore intendeva introdurre una forma di accentramento della gestione delle gare a evidenza pubblica, ritenendo che tale previsione potesse eliminare taluni costi inutili connessi alla frammentazione tra i Comuni della fase procedimentale di acquisizione di lavori e servizi. Secondo l'assessore regionale alla Sanità, però, la Cuc Sicilia «non risponde complessivamente alle esigenze di razionalizzazione e controllo della spesa in relazione alle quali è stato introdotto il sistema di centralizzazione delle committenze», sia per ragioni strutturali che di dinamiche organizzative. Secondo il dossier regionale mentre le altre regioni, infatti, per fare le gare hanno creato una macrostruttura ben organizzata, in Sicilia questa sembra mancare. Nella Cuc siciliana sarebbero attivi soltanto 11 dipendenti, molti dei quali, sempre secondo il fascicolo regionale, «senza particolari specializzazioni nel settore», mentre i dipendenti nella omologa società lombarda sarebbero ben 59 e addirittura 99 in Campania, altra regione a cui l'assessorato guidato da Razza ha deciso di guardare per migliorare la situazione. Una organizzazione poco strutturata, dunque, con performance, ovviamente, peggiori. Secondo i dati raccolti dall'assessorato, la Soresa, la società campana che funge da stazione unica appaltante, nel 2018 avrebbe gestito 31 gare del servizio sanitario, per un valore di base d'asta pari a 8,6 miliardi, ottenendo un risparmio di 1,2 miliardi. La centrale acquisti per la Lombardia, dal canto suo, nei primi quattro mesi del 2019 aggiudicando 13 gare per un valore di base d'asta pari a 482 milioni avrebbe ottenuto un risparmio di 151 milioni. Negli ultimi mesi, inoltre, in Lombardia si sarebbero registrati risparmi del 31%, mentre e in Campania il risparmio annuo sarebbe stato pari al 14% dell'importo a base d'asta. «La Cuc Sicilia, invece, ha aggiudicato gare che coprono solo in parte il fabbisogno del servizio regionale di farmaci e vaccini, dispositivi medici e di servizi non sanitari», senza dunque ottenere le economie di scala sperate e con l'aggravio che «la difficoltà di avviare e portare a termine le procedure di gara» si legge sempre nella relazione «porta allo svilupparsi di molte più aziende che agiscono in autonomia e con un largo uso delle proroghe». Nel settore dei servizi non sanitari, ad esempio, su 148 contratti attivi ci sarebbero 48 contratti in proroga, pari al 33%, dei quali ben 48, quattro in proroga da più di dieci anni e 26 rinnovati senza gara per un periodo compreso fra uno e cinque anni mentre sei proroghe sono state concesse nell'ultimo anno. Lo scorso marzo il sito di informazione on line Le iene sicule, in un articolo sulla questione sanità, segnalava un caso piuttosto indicativo del malfunzionamento oggetto della decisione di Razza. «Per i servizi di pulizia ospedalieri il 30 ottobre 2017 con data di scadenza il 7 dicembre 2017 è stata indetta una gara d'appalto del valore complessivo di 227.686.423,22 euro», si legge nel sito. «La prima seduta si è svolta il 24 gennaio dell'anno successivo» e la commissione «si è riunita per ben 13 volte per esaminare le buste amministrative delle varie società partecipanti dei 10 lotti complessivi della gara» e «l'ultima seduta di gara è stata il 3 ottobre del 2018 cioè cinque mesi or sono. Da allora è sceso il silenzio tombale», faceva notare il sito. «Ma è mai possibile che una società deve aspettare più di 15 mesi per sapere se gli viene aggiudicato un lavoro», si domandavano i giornalisti «mentre nelle more dell'aggiudicazione delle gare continuano a svolgere i servizi le stesse aziende presenti all'interno delle strutture sanitarie da anni», autorizzate da innumerevoli proroghe. Non è il primo caso di collaborazione fra l'amministrazione regionale della Sicilia e quella lombarda: risale a maggio l'accordo che ha dato il via alla nuova azienda pubblica, condivisa dalle due Regioni, per l'emergenza e l'urgenza Areus.