2019-03-23
La Santa Sede batte un colpo: «Gender pericolo per l’umanità»
L'osservatore vaticano all'Onu, Bernardito Auza, rompe il silenzio: «Il sesso non è una scelta soggettiva». L'arcivescovo filippino rilancia le parole del Papa: «No alle discriminazioni, ma no anche all'ideologia». Finalmente il Vaticano ha battuto un colpo. L'attesa, è vero, è stata piuttosto lunga e ha sollevato un po' d'inquietudine. L'importante, però, è che la voce si sia levata: e che voce. L'arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu a New York, ha usato toni decisi ma non ruvidi. Martedì è intervenuto al convegno «Uguaglianza di genere e ideologia gender: proteggere le donne e le ragazze» ed è andato dritto al punto spiegando che l'ideologia gender è un pericolo per l'umanità. C'era davvero bisogno che qualcuno lo rimarcasse. Soprattutto, c'era bisogno che a farlo presente fosse un autorevole rappresentante della Santa Sede, perché, a dire il vero, cominciavamo un po' a disperare. Come noto, nel nostro Paese è stata appena liberalizzata la triptorelina, il farmaco che permette di bloccare la pubertà degli adolescenti che intendono cambiare sesso. Tale notizia ha suscitato parecchio sgomento, eppure nelle settimane passate le gerarchie ecclesiastiche sono rimaste in silenzio.Anzi, a dire il vero qualcuno ha parlato: Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica e membro corrispondente della pontificia Accademia per la vita, ovvero l'istituzione creata da san Giovanni Paolo II allo scopo di difendere il valore della vita umana e la dignità della persona. Ebbene, il massimo che la Palazzani ha saputo (o potuto) fare è stato dichiarare che la triptorelina va somministrata «solo in casi molto circoscritti, con prudenza, con una valutazione caso per caso». Più o meno la stessa posizione espressa nei giorni seguenti da Avvenire, il quotidiano della Cei. Diciamo che dai portavoce del mondo cattolico ci si aspettava qualcosa di un po' più rilevante. dritto al puntoEcco però che a diradare la nebbia ci ha pensato monsignor Auza, le cui dichiarazioni sono state ampiamente riportate da Vatican News.L'arcivescovo non ha affrontato il tema gender in modo generico, ma è andato dritto al punto. «Un tempo c'era una chiara comprensione di cosa significasse essere una donna», ha detto. «Era una questione di cromosomi. Oggi tale chiarezza è stata scalfita dall'ideologia gender che ipotizza un'identità personale svincolata dal sesso. Sostituire questa identità di genere al sesso biologico», ha continuato Auza, «ha forti ricadute non solo in termini di diritto, educazione, economia, salute, sicurezza, sport, lingua e cultura, ma anche in termini di antropologia, dignità umana, diritti umani, matrimonio e famiglia, maternità e paternità nonché sulle sorti stesse delle donne, degli uomini e soprattutto dei bambini».Ed è questo il punto centrale: i bambini. Le parole di Auza sul cambio di sesso dei minorenni sono una granitica risposta alla liberalizzazione della triptorelina. Come riporta Vatican News, il prelato ha ricordato che «papa Francesco è particolarmente preoccupato per l'insegnamento dell'ideologia gender ai bambini, in modo che i ragazzi e le ragazze siano incoraggiati a mettere in discussione, fin dalla più tenera età della loro esistenza, se sono maschi o femmine suggerendo che il sesso ognuno lo può scegliere». Auza ha citato direttamente il discorso pronunciato dal Pontefice a Cracovia nel luglio del 2016. Francesco parlò di «colonizzazioni ideologiche sostenute anche da Paesi molto influenti», poi se la prese con i libri che diffondono l'ideologia gender («I libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi», disse).Il monsignore ha citato poi alcuni passaggi di un altro testo di Francesco, ovvero l'esortazione apostolica Amoris laetitia. Precisamente il paragrafo 56, in cui si spiega che l'ideologia gender «induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un'identità personale e un'intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. [...] È inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l'educazione dei bambini. Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare».citazioni importanti È emblematico che Auza abbia chiamato in causa più e più volte il pensiero di Francesco. Il Papa, a proposito del gender e dell'ideologia che lo sostiene, è sempre stato chiarissimo. Nel 2017, per esempio, disse che «l'utopia del neutro rimuove a un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita». E aggiunse: «La manipolazione biologica e psichica della differenza sessuale [...] rischia così di smantellare la fonte di energia che alimenta l'alleanza dell'uomo e della donna e la rende creativa e feconda».Certo, il Pontefice - giustamente - ha più volte ribadito «il diritto a non essere discriminati di quanti non si sentono rappresentati dal loro sesso biologico». Ma sulla sciagurata utopia del neutro e sulle farneticazioni trans non ha mai fatto passi indietro. Per questo stupisce che una larga fetta del mondo cattolico (media e intellettuali compresi) non si sia mobilitata contro il farmaco blocca pubertà. Vanno accolte con soddisfazione, dunque, le dichiarazioni di monsignor Auza. Ma resta un disturbante sospetto. E cioè che quell'ideologia più volte condannata dal Papa abbia fatto presa anche nei pressi della Chiesa, in luoghi dove il timore di violare il politicamente corretto è quasi più forte del timor di Dio.