2022-04-20
La Rowling politicamente scorretta sbanca
Hollywood la ostracizza perché critica l’ideologia gender, «Variety» e «New York Times» stroncano l’ultimo film tratto da suoi libri. Peccato però che poi al cinema vada gente in carne e ossa: «Animali fantastici 3» fa record al botteghino sia in Italia che negli States.Se i dogmi politicamente corretti di Hollywood rispecchiassero davvero la sensibilità del pubblico pagante, ogni produzione di J.K. Rowling sarebbe accompagnata dal rumore sordo di un fiasco: l’eco di un «buu» che ancora risuona su Twitter. Invece, l’unico suono capace di accompagnare ciò che Sua Signora del racconto magico firma è il «dlin-dlin» dei registratori di cassa. Un «dlin-dlin» ripetuto, e ripetuto ancora, a suggellare un successo che la furia del politicamente corretto non lascerebbe presagire. Perché per questi, i paladini del buoncostume, J.K. Rowling andrebbe «cancellata». «Qual è il suo problema? Datele un po’ di fenilefrina per la sua transfobia», si è preso la briga di dire - fra le grasse risate di chi piace alla gente che piace - John Waters, suggerendo che la scrittrice andrebbe eliminata da ogni radar. Lei, che ha osato dire che no, donne e trans non sono interscambiabili, la stessa cosa. Lei, che ha osato dubitare della bontà del Gender Recognition Act, una proposta di legge atta a semplificare il riconoscimento legale della disforia di genere. Lei, che su Twitter dice quel che pensa, rifiutando di omologarsi alla schiavitù degli hashtag. «Sapete chi vorrei cancellare? J.K. Rowling», ha continuato Waters, i cui livori, come quelli manifestati dal New York Times, certo di poter ri-immaginare Harry Potter senza colei che gli ha dato la vita, non hanno trovato alcun contrappunto nella realtà. Non in Italia, quantomeno. Animali Fantastici: I segreti di Silente, terzo capitolo della saga spin-off di Harry Potter, ha conquistato le classifiche italiane, incassando in appena sei giorni di programmazione 4 milioni di euro. Cifra, questa, che ha spinto il box office nostrano a registrare un aumento del 21% rispetto al weekend precedente. Thomas J. Ciampa, country manager Warner Bros. Italy, Spain and Portugal, ha definito il risultato «un successo», senza premurarsi di commentare quanto scritto da alcuni media statunitensi. Variety e compagnia cantante hanno liquidato Animali Fantastici come un «film maledetto», incapace, per numeri, di reggere il confronto con i capitoli precedenti. E ad una prima, superficiale occhiata, la critica potrebbe anche apparire sensata. Il terzo capitolo della saga, dalla quale è stato epurato Johnny Depp, colpevole di essere quel che il Sun ha definito un «picchiatore di mogli», non ha avuto l’esordio ricchissimo dei due film precedenti. Deadline ha parlato di una flessione del 42% e del 38% rispetto a quanto fatto dai primi due capitoli nello stesso lasso di tempo. Ma il magazine non si è fermato a contestualizzare il risultato. Animali Fantastici: I segreti di Silente, diversamente da quanto è accaduto con i primi due capitoli della saga, rilasciati entrambi alla metà di novembre, è uscito negli Stati Uniti il 15 aprile, due giorni prima della Pasqua più movimentata degli ultimi anni. La Transportation Security Administration ha registrato nel solo giorno di venerdì 15 aprile 2,311,092 milioni di viaggiatori, un numero doppio o quasi rispetto allo stesso giorno del 2021. Le vacanze pasquali, negli Stati Uniti, sono state vissute con lo stesso entusiasmo e gli stessi esodi degli anni pre-Covid. Si è tornati ai numeri del 2019, agli spostamenti di massa, alle spiagge affollate e agli aerei pieni. Fatti, questi, che nella loro totalità gridano una cosa sola: diverse persone hanno anteposto alla visione di Animali Fantastici il piacere del viaggio, cosa che in Italia non è accaduta. Complici i rincari dell’ultimo periodo, solo un italiano su cinque ha deciso di partire per Pasqua e Pasquetta. Le città, in Italia, sono rimaste piene e così i cinema, dove Animali Fantastici è balzato in testa agli indici di gradimento. Il film, che pur si è classificato primo anche negli Stati Uniti, ha risollevato le sorti del botteghino nostrano, smentendo così il vecchio adagio secondo cui il pubblico sarebbe perfettamente allineato con le politiche - ormai talebane - di Hollywood. J.K. Rowling e il suo mancato omologarsi all’ideologia del Gender non hanno suscitato nel pubblico pagante chissà quale isteria. Non c’è stata la corsa al boicottaggio. Non c’è stato il rifiuto del prodotto in nome della morale. J.K. Rowling non è stata ostracizzata da quegli stessi fan che, con i primi libri di Harry Potter, ne hanno decretato la fortuna. A gridare allo scandalo, chiedendo per la scrittrice la damnatio memoriae, sono stati, soli, gli alfieri del politicamente corretto, coloro che sono disposti a tutto fuorché a garantire libertà e diritti a chi abbia idee o opinioni divergenti. E a questi, oggi, non resta che prendere atto dello scollamento abissale che c’è fra loro, abbarbicati sulle proprie torri d’avorio, e gli altri, spettatori forse tradizionalisti, ma per certo paganti, nelle battaglie hollywoodiane.
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