2021-10-21
Un altro documento smentisce il ministro
Anche l'ordinanza di arresto mostrata a «Fuori dal coro» conferma la trattativa tra polizia e Forza nuova per il corteo verso la Cgil. Un problema per Luciana Lamorgese, che l'ha negata in ParlamentoUn nuovo documento smentisce Luciana Lamorgese sull'assalto alla Cgil: secondo la questura, gli «esponenti di Forza nuova» hanno chiesto «ai funzionari l'autorizzazione a effettuare il corteo» verso il sindacato. E i gestori dell'ordine pubblico hanno detto sì. Proprio ciò che il ministro aveva negato. Dopo l'informativa della Digos che, come ha svelato La Verità, ha confermato l'esistenza della trattativa tra i funzionari di polizia e alcuni esponenti di Forza nuova, al pasticcio sulla sicurezza e l'ordine pubblico che si è consumato durante la manifestazione contro il green pass del 9 ottobre a Roma si aggiungono nuovi ingredienti. In un'ulteriore nota della Digos, sempre del 10 ottobre, con la quale sono stati denunciati i manifestanti, gli investigatori hanno sottolineato che la «promiscuità delle componenti della protesta [...] ha trovato conferma nel patrimonio informativo acquisito nel corso degli ultimi giorni, che ha indicato quali partecipanti all'iniziativa realtà ascrivibili all'antagonismo di estrema destra nonché dell'antagonismo di estrema sinistra, fino ad abbracciare la galassia dell'anarco-insurrezionalismo». Gli ingredienti, insomma, c'erano tutti. E chi sa leggere nelle righe del «patrimonio informativo» non può di certo permettersi di mandare poche unità delle forze dell'ordine (solo 590) a fronteggiare quello che si stava per preparare in piazza. Che quel concentramento fosse una polveriera era, quindi, noto. E la Digos lo ha specificato proprio nel punto in cui ha affermato che la situazione della piazza «ha trovato conferma nel patrimonio informativo acquisito nel corso degli ultimi giorni». L'ufficio della questura che tratta questi temi era consapevole. E ha messo nero su bianco perfino che esisteva una «criticità nella criticità»: l'estrazione eterogenea delle componenti in protesta ha reso «fisiologicamente problematica la possibilità di individuare uno o più interlocutori, portatori di una leadership di massa, con i quali le istituzioni, soprattutto quelle preposte all'ordine e alla sicurezza pubblica, possano interfacciarsi nell'ottica della mediazione di massa». E quindi, con molta probabilità, si è scelto di interloquire solo con alcuni esponenti di Forza nuova. Il cui leader romano Giuliano Castellino era in piazza perché, come ha borbottato l'altro giorno il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese nel corso dell'informativa urgente alla Camera, la sorveglianza speciale lo consente e «solo la ricorrenza di altri validi motivi di legge nel pomeriggio del 9 ottobre ne hanno potuto giustificare l'arresto». Castellino è sottoposto a Daspo per le manifestazioni sportive e alla misura della sorveglianza speciale. Ora, appurato che nessuno avrebbe potuto impedire preventivamente a Castellino di presentarsi in piazza del Popolo, una serie di documenti giudiziari aprono una riflessione sulle pesanti sottovalutazioni che qualcuno ha fatto sia prima della manifestazione, sia quando il clima ha cominciato a scaldarsi. Perché proprio quando gli «esponenti di Forza nuova» hanno chiesto «ai funzionari preposti la possibilità e dunque l'autorizzazione a effettuare lo spostamento in corteo» verso la Cgil, peraltro annunciato da Castellino sul palco, i maestri dell'ordine pubblico devono aver preso un altro abbaglio. Ed ecco la spiegazione: «A fronte della parvenza di spirito di collaborazione per tal via dimostrato, la stessa componente destrorsa, con modalità di spostamento repentine, poneva in essere una sciente operazione di destabilizzazione dell'ordine e della sicurezza pubblica». Tirando le somme: esponenti di Forza nuova hanno chiesto l'autorizzazione a spostarsi verso la Cgil e quando il permesso gli è stato accordato, hanno sorpreso tutti. La versione di Lamorgese, invece, è questa: «Alle 16.45 senza alcuna autorizzazione circa 3.000 manifestanti hanno iniziato a muoversi in corteo da piazzale Flaminio» in maniera «impetuosa e disordinata e per un breve momento le forze di polizia hanno accusato una grave difficoltà di reazione». Per il ministro l'autorizzazione non c'era. «Alle 15.30 il capo della rivolta annuncia “andiamo ad assaltare la Cgil", alle 17.30 stando ai documenti della questura, “attesa l'insistente richiesta di effettuare un corteo da parte dei manifestanti è stato loro permesso di effettuare un percorso dinamico verso la Cgil". Dinamicamente è stato permesso di andare a sfasciare la Cgil», ha sottolineato martedì sera a Fuori dal coro (Rete4) Mario Giordano, dopo aver mostrato una serie di documenti che hanno messo in luce gli errori commessi. Nella nota della Digos, inoltre, viene riportato che «la manovra, compiuta prescindendo dalla valutazione dell'autorità di pubblica sicurezza, generava un serio vulnus alla tenuta ed efficacia del dispositivo di ordine e sicurezza pubblica, pianificata con ordine del questore, a fronte del quale veniva comunque predisposta una tempestiva rimodulazione delle modalità di impiego». Insomma, viene ammesso che si è cercato di correre ai ripari. Troppo tardi, però, visti i risultati. La polizia ammette la sconfitta dello Stato: «I manifestanti, guidati dalle figure verticistiche di Forza nuova, in primo luogo da Castellino ma anche da Roberto Fiore (fondatore e capo del movimento) e dall'ex Nar Luigi Aronica, dopo aver vinto la contrapposizione con le forze di polizia», hanno forzato l'ingresso della Cgil. Ecco perché Castellino non è stato fermato in quel momento. Lamorgese, però, nelle sue informative ai parlamentari ha menato di nuovo il can per l'aia: «In quel contesto c'era l'evidente rischio di una reazione violenta dei suoi sodali con degenerazione dell'ordine pubblico». Ma l'ordine pubblico, stando alle annotazioni della Digos, era già degenerato.
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)