2023-10-24
La priorità è aiutare chi resta, non chi fugge
Michael Sandel (Getty images)
Ridurre le agevolazioni per i cervelli che rientrano in Italia? Giusto, se serve a riequilibrare il sistema fiscale.I cervelli in fuga, di solito, non sono in fuga da povertà ed emarginazione. Se ne sono andati all’estero perché questo Paese - mal gliene incolse -non offriva loro opportunità di carriera abbastanza appetibili e remunerative. Sono espatriati per soddisfare le loro sacrosante ambizioni, per svolgere mansioni più stimolanti e per guadagnare stipendi più alti. Legittimo? Sì. Ognuno cerca la felicità e la realizzazione di sé come e dove desidera. Ma la loro scelta di vita genera un diritto allo sconto fiscale del 90%, se tornano in Italia e vanno ad abitare al Sud? Determina un titolo a lamentarsi, se l’esecutivo, dal 2024, limitasse il benefit, come si è ipotizzato? Qui il discorso cambia.Premessa: a chi appartengono le tanto bramate menti? Con il massimo rispetto per ogni mestiere, ragionare in termini strategici impone di non equiparare l’ingegnere aerospaziale che molla Ita a Fiumicino per la Boeing in Virginia, e il cameriere che lascia la trattoria di Sesto Fiorentino per il resort di Sankt Moritz. Ciò chiarito, sottolineiamo: per molti giovani brillanti che mettono economicamente a frutto il loro genio fuori, altrettanti, magari appena meno vulcanici, magari solo meno fortunati, restano. Non è detto che la decisione di questi abbia qualcosa di patriottico. Ma a costoro, qualcuno dovrà pur pensare. Come mai i ragazzi che rimangono in Italia, le tasse, le devono pagare fino all’ultimo centesimo? Al limite, anche per i colleghi rientranti? I quali, al Paese che dichiarano di amare, o nei cui confronti ammettono di avere un debito per la formazione ricevuta (si veda l’intervista di ieri, su Repubblica, dell’astrofisico della Nasa, Alessandro Liberatore), dicono: o ci dai più soldi, o non ci rivedi più. Tante belle parole sulla terra natia mai dimenticata, sulla «nostalgia di casa» (l’ha descritta, al Corriere, l’economista Andrea Scirè), e poi l’afflato si liquefà di fronte a una querelle sui tributi?Beninteso: è nell’interesse della nazione tenersi i suoi talenti. Il governo, però, non aveva suggerito di azzerare le agevolazioni. Semmai, di ridurle, eliminando i picchi del 90% e uniformandole al 50. In Olanda, per intenderci, sono al 30. Il cdm di ieri non si è pronunciato. La proposta è comunque sul tavolo. I nostri cervelli, stando ai virgolettati riportati sui giornali, sono consapevoli di un dettaglio: qualcosa di buono, la vituperata Italia, gliel’ha dato. Ha consentito loro di andare a scuola e, in seguito, di iscriversi all’università. Li ha istruiti, preparati, educati. Li ha sostenuti, persino negli atenei privati, con un sistema di borse di studio, forse imperfetto, sicuramente migliorabile, eppure sufficiente per lasciar sbocciare professionisti stimati. Pare poco, ma non era ovvio. In America, i figli delle famiglie meno abbienti sgomitano per guadagnarsi l’accesso alla Ivy League, l’élite accademica che sola offre la garanzia di un futuro con elevate retribuzioni. C’è parecchia gente cui tocca finanziare con un mutuo gli studi dei rampolli. Cosa significhi il «merito» negli Stati Uniti e quanto sia legato al privilegio lo sa bene il filosofo Michael Sandel, intervistato, ieri, sul medesimo numero di Repubblica che dava voce alle rimostranze dei nostri expat. Da noi si patisce il caro affitti, manifestano le tendine a Milano e si registra un qualche malcontento per lo scarso collegamento tra università e mercato del lavoro. Ma è da questo presunto letame che sono nati i fiori all’occhiello fuggiti. Tutto ciò ha un costo a carico dei contribuenti, inclusi i genitori dei ragazzi che, anziché recarsi a Pasadena ad analizzare i dati delle sonde spaziali, oppure prendere la cittadinanza britannica e farsi assumere dai big dell’ecommerce, svolgono la loro onesta ancorché più modesta professione di astrofisici, economisti o professori nello Stivale. Di loro, domandavamo, chi si sta occupando?È comprensibile lo sforzo per riattrarre i bravi che sono andati via. Ancor più urgente sarebbe l’impegno per convincere chi ancora non è partito a disfare le valigie, oltre che per facilitare la vita a chi, per vari motivi, non può o non vuole partire. Anche perché, al di là dell’emigrazione verso altri Stati Ue o verso gli Usa, esiste il fenomeno dell’emigrazione interna. Ed è tutt’altro che marginale.È inevitabile che vi siano aree meglio e aree peggio sviluppate; nondimeno, è inaccettabile che un laureato a Palermo, pur di incassare uno stipendio, debba volare a Torino. Non avendo manco la certezza che il denaro gli basterà. Se le risorse dell’Erario sono limitate, la priorità è il destino di chi resta, non le tasche di chi se n’è andato - e per rientrare, calcola la migliore offerta.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.