2025-08-29
La prima estate priva di tormentone è il simbolo della crisi della musica
Anche se i discografici ostentano tranquillità, quest’anno nessun brano ha imperversato sulle spiagge. E la Rai ha rispolverato i ricordi del passato, con trasmissioni dedicate a «Discoring» e a Sanremo.«L’estate sta finendo / e un anno se ne va...». Si scivola verso settembre, con l’ equinozio d’autunno il 21 settembre, e inevitabilmente si affacciano alla memoria i Righeira, e la loro hit del 1985, 40 anni fa.Colonna sonora dai toni crepuscolari, «in spiaggia di ombrelloni / non ce ne sono più» (e no, non era una polemica ante litteram sul caro-spiagge), che però oggi assume un sapore particolare per l’industria musicale nostrana.Perché mai come in questa stagione estiva è mancato clamorosamente all’appello il «tormentone». Ovvero: il ritornello che ti tortura - alla fine, pure gli zebedei - perché lo si ascolta in ogni dove.Citarsi addosso è sempre un po’ comico e un po’ patetico, ma noi il pericolo l’avevamo segnalato, nell’edizione de La Verità di sabato 21 giugno. Azzardando un’ipotesi: «Se esistesse una legge applicando la quale si ottiene il brano destinato a imporsi (e a durare nel tempo), insuccessi, flop e fallimenti sarebbero sconosciuti. Invece, quelli finiti nel dimenticatoio non si contano. Per non correre rischi, si realizzano prodotti come in una catena di montaggio, con le folgorazioni creative che si piegano alle logiche del marketing». Peccato solo che così «le canzoni si assomiglino tutte», finendo per risultare interscambiabili.Quindi dimenticabili.La replica di Despacito (2017)? Desaparecida. Il bis di Mille (2021), un successo soprattutto per il ritornello di Orietta Berti, 82 anni? Non pervenuto, Achille Lauro fa gli spot per i fast food e Fedez imperversa alla saga calabrese dello stoccafisso. The Kolors e Questa non è Ibiza? Be’, quest’anno non è manco Torvaianica.E se nel 2024 ci si è consolati con Sesso e samba, in questi mesi si è praticata l’astinenza (Tony Effe ha fatto notizia per un’immagine iconica: lui che perde i pantaloni durante un concerto, e amen).«Non c’è una contrazione di ascolti, è il tormentone che sta passando di moda. C’è una destagionalizzazione della musica, ogni mese dell’anno è buono per scoprire una hit», ha buttato acqua sul fuoco Enzo Mazza, a capo di Fimi, la Confindustria delle major discografiche. Sarà.Di certo anche in tv la musica da ombrellone nel 2025 ha segnato il passo (ah, «quelle belle estati del passato grigie, democristiane», parafrasando Nanni Moretti, quando c’erano Un disco per l’estate e soprattutto il Festivalbar).La conferma si è avuta tre sere fa, martedì 26 agosto, quando la Rai ha pensato bene di ricorrere a un doppio amarcord.Prima con Rai1, con una puntata di Techetechetè dedicata alla storia del Festival della canzone italiana, Sanremo dalla A alla Z.55 minuti seguiti da quasi 2.600.000 telespettatori, con il 15.7 % di share.Non male, trattandosi di un programma realizzato con l’archivio.Con buona pace di taluni critici, cronisti e blogger, arrivati a considerare il programma «l’Amazon della Rai, un distributore automatico di reperti, un jukebox con una playlist scelta dal caso, il tappabuchi di Rai1, l’ultima idea rimasta a chi mostra di essere privo di idee», così il Corriere della Sera lo scorso 4 luglio.Giudizi espressi da chi la tv la sa solo guardare, perché provate voi a fare da 13 anni una media di circa ottanta puntate a stagione, e poi ne riparliamo.Lo ha ammesso con sincerità - lunedì scorso, con il Post - anche Francesco Valitutti, uno degli autori storici della trasmissione: «Seguendo dei ritmi produttivi così fitti per un periodo di tempo così lungo, le idee cominciano per forza di cose a ridursi».Come sono iniziati a scorrere i titoli di coda sulla puntata sanremese, ecco partire la staffetta con Rai2, dove è stata apparecchiata la prima di due puntate dedicate a Discoring, una creazione di Gianni Boncompagni, che importò in Italia il Top of the pops britannico, conducendo anche le prime tre edizioni.Do you remember? No, se avete meno di trent’anni, e forse pure di 40, visto che il debutto avvenne il 20 febbraio 1977 - non c’era nemmeno la tv a colori - e l’ultima puntata andò in onda nel maggio 1989, conduttrice: l’indimenticabile - credo non solo per me - Kay Rush (statunitense, oggi vive in Asia in un monastero buddista).Risultato alla Borsa dell’Auditel? 921.000 persone, pari al 7.9% di share.In pratica, gli stessi che hanno seguito su Italia 1 Yoga Radio Estate, una sfilata (registrata a luglio) di artisti italiani attuali, in piazza Grande a Modena: 966.000, con il 9.4% (share più alto, a quasi parità di audience, in virtù della durata più lunga).E così siamo arrivati al punto. Il quesito sorge infatti spontaneo: com’è possibile che una trasmissione di memoria risulti attraente quanto una che propone cantanti e musicisti contemporanei?Si dirà: bella forza, in tv la nostalgia funziona sempre. E poi si sa: il pubblico delle reti generaliste è composto da vecchi bacucchi (quorum ego), i giovani mica le guardano, la fruizione musicale avviene attraverso altri canali.Obiezione sensata, cui però si può controreplicare.Quello che infatti mi ha colpito, davanti a Formidabile Discoring (titolo che ha una vaga assonanza con quello del volume di Mario Capanna sul ’68, Formidabili quegli anni, Rizzoli 1988), non è stato tanto vedere come quell’appuntamento abbia funzionato da palestra per una serie di conduttori, da Claudio Cecchetto a Carlo Conti, fino alla veterana, cinque edizioni su 14, Anna Pettinelli, che non venivano sbattuti in prima serata -come avviene oggi- solo perché hanno imbroccato un programmino, o perché hanno un qualche seguito sui social. E l’eccezione Cecchetto, che nel 1980 fu chiamato a condurre, affiancato da Roberto Benigni e dalla di lui fidanzata dell’epoca Olimpia Carlisi, un’oscura edizione di Sanremo (si pensi che la Rai trasmise per intero solo la serata finale), conferma la regola.Piuttosto, era la qualità degli ospiti a impressionare: da Discoring transitarono, pescando a strascico, Joe Cocker e i Depeche Mode, Sting e i Queen, i Duran Duran, Claudio Baglioni e il Banco del Mutuo Soccorso, Edoardo Bennato, Franco Battiato e Pino Daniele, The Ritchie Family e Phil Collins, U2 e Frankie goes to Hollywood, con le sigle di Angelo Branduardi e di Paul McCartney & Stevie Wonder (Ebony and ivory).Alcuni di loro ancora in attività, o comunque artefici di brani che hanno ancora oggi un loro perché, tant’è che sono conosciuti anche da chi non è un boomer come il sottoscritto.Sintonizzandomi su Italia 1, sono inciampato nell’intervista a Sangiovanni, classe 2003. L’intervistatrice: «Come mai hai sentito che questo era il momento giusto per tornare sulla scena?».Ora: una domanda del genere te l’aspetti se hai di fronte, che so, Francesco De Gregori (quest’estate in giro con affollati concerti a celebrare i 50 anni di Rimmel), oppure Mina.Sangiovanni evidentemente mancava da tre anni, cioè da quando nel 2022 ha riscosso un discreto successo riscosso con Farfalle. Lo sventurato ha tuttavia risposto: «Diciamo che avevo bisogno di ricaricare un po’ le energie, di riprendermi».E da cosa?, mi è venuto da chiedermi con quella punta di sarcasmo usata da Sergio Marchionne quando raccontava di essere arrivato in ufficio a Torino la prima volta, in agosto, e di non aver trovato nessuno, la segretaria: «Dottore, sono tutti in ferie», e lui: «In ferie da cosa?», visto che all’epoca, 2004, la Fiat perdeva 5.000.000 di euro al giorno. Ha ragione Renzo Arbore: Discoring era una vetrina di «musica scelta», con a monte un lavoro di selezione, che certo teneva conto delle indicazioni di mercato, cioè delle vendite, ma al tempo stesso contribuiva a orientare il pubblico valorizzando proposte anche alternative.Oggi impera la mediocrazia dei talent (siamo o non siamo un popolo di stornellatori e cuochi?), e questa ricerca non esiste più: si punta al «tutto e subito», e pazienza se poi perfino di un cosiddetto fenomeno quali i Maneskin si siano perse le tracce.Strofe, atmosfere, melodie si assomigliano tutte, ci si affida agli algoritmi (ma c’è Baby K, un grandissimo successo nel 2015 con Roma-Bangkok in coppia con Giusy Ferreri, che, saggia, ha annotato: «Non li rincorro, un tormentone non si costruisce a tavolino, è la conseguenza di un successo straordinario, non il punto di partenza»).I brani devono essere «ballabili», così da consentire coreografie «instagrammabili», video di non più di 60 secondi, «sennò il popolo di TikTok si stufa», così finiamo per condividere nel virtuale e sempre meno nel reale.E comunque: chi ha vinto l’ultimo Festival di Sanremo?Avete un attimo di amnesia, vero?Ve lo ricordo io: l’incolpevole Olly, che si fa fatica perfino a visualizzare, e non sarà un caso se l’unico brano rimasto dall’edizione di quest’anno sia Cuoricini dei Coma_Cose, e ho detto tutto.Certo, negli ultimi due mesi una canzone è stata «battuta» dalle radio, come si dice in gergo, più delle altre: A me mi piace di Alfa.Cui è andato in soccorso lo spagnolo, con cittadinanza francese, Manu Chao, e infatti la canzone riprende un suo brano, quello sì «tormentone», Me gustas tú.È del 2001. Nulla è più inedito dell’edito, anche nella musica.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)