2024-12-20
La perizia dei vigili scagiona i carabinieri del Corvetto: «Non tamponarono Ramy»
Durante l’inseguimento ci fu «solo un contatto laterale» fra volante e scooter, molto prima che la moto si schiantasse. Resta il giallo del video che sarebbe stato cancellato.La relazione finale sulla dinamica dell’incidente che ha sconvolto Corvetto all’alba del 24 novembre è stata depositata in Procura dalla Polizia locale di Milano. E la ricostruzione che contiene sembra riscrivere la vicenda: un puzzle di dettagli, immagini e analisi tecniche che ribaltano quanto ipotizzato inizialmente. Alcuni frame di video analizzati, rispetto a quanto ipotizzato inizialmente, anticipano il contatto tra la gazzella dei carabinieri e lo scooter TMax guidato da Fares Bouzidi (il ventiduenne tunisino indagato per resistenza a pubblico ufficiale e per omicidio stradale, stesso reato contestato al vicebrigadiere che guidava l’auto dell’Arma) sul quale viaggiava Ramy Elgaml, il diciannovenne egiziano deceduto quella stessa sera. Il momento del contatto durante l’inseguimento (durato otto chilometri tra semafori rossi bruciati, tratti presi contromano e sirene spiegate) partito perché i due in via Farini non si sono fermati all’alt dell’Arma (se si fossero sottoposti ai controlli non sarebbe accaduto nulla) sarebbe avvenuto prima della svolta a sinistra del TMax all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Un chiarore dei fari e un movimento laterale del fascio luminoso dello scooter sono stati interpretati dai vigili come indizi di un urto. Nelle immagini si nota che dopo il contatto, e prima che lo scooter svolti, c’è ancora spazio tra il motociclo e l’auto dei carabinieri. L’analisi parte dalle 04.03.37. È in quel momento che la telecamera di sorveglianza cattura i fari del TMax e della pattuglia dei carabinieri al seguito. Il contatto tra i due mezzi, stando alla ricostruzione della Polizia locale, sarebbe già avvenuto. Molti metri prima della caduta. L’auto dei carabinieri si avvicina al lato destro dello scooter, che presenta già strisciate di vernice e un danno alla fascetta che regge il terminale della marmitta. Pochi secondi dopo il TMax tenta di impostare la curva ma perde il controllo. Ed è a questo punto che l’incrocio delle tracce luminose dei fari dei due mezzi e il repentino cambio di direzione verso un lato del fascio di luce dello scooter permette alla Polizia locale di indicare quell’istante come quello dell’urto. Le immagini mostrano lo scooter cadere sul lato sinistro dell’attraversamento pedonale di via Quaranta, nella seconda metà dell’attraversamento pedonale, tra la settima e l’ottava striscia, e finire contro il muretto di un distributore di carburanti, mentre la pattuglia frena per evitare l’impatto. L’auto termina la sua corsa contro un palo semaforico. Ramy muore poco dopo in ospedale per una dissezione dell’aorta. Non aveva lesioni significative alla testa, nonostante avesse perso il casco durante la fuga. Dai primi accertamenti eseguiti nell’istituto di Medicina legale, alla presenza delle parti, era già emerso che nulla legherebbe la morte a un urto con la gazzella dell’Arma. Dagli esami sarebbe emerso che Ramy è morto sul colpo e, secondo i primi esiti, per lesioni interne. Resta da chiarire se il decesso sia da ricondurre all’impatto con un muretto o con il palo abbattuto dall’auto dei carabinieri. Davanti al gip Marta Pollicino, Bouzidi ha confermato di aver sentito «una spinta forte». Ovvero quella che avrebbe causato la perdita di controllo dello scooter. E ha aggiunto di aver avuto l’intenzione di far scendere Ramy, tentando una frenata, ma senza successo. Dettagli che ora gli inquirenti dovranno incrociare con la relazione depositata dalla Polizia locale, che non lega direttamente il contatto tra la pattuglia e il TMax alla caduta fatale per Ramy. Emergono altre ipotesi: la velocità dello scooter, l’angolo stretto della curva, la scivolosità delle strisce pedonali umide. E potrebbe essersi trattato di una combinazione di fattori. Per stabilirlo scientificamente i magistrati hanno affidato all’ingegnere Domenico Romaniello l’incarico di analizzare i due mezzi coinvolti, sotto sequestro e custoditi in un deposito della Polizia locale. Entro 45 giorni l’esperto dovrebbe produrre la relazione definitiva. Il resto di questa vicenda lo hanno raccontato le immagini trasmesse su Rete 4. Non arrivano fino all’ultimo drammatico istante della corsa dello scooter, tuttavia, mostrano un frangente che, osservato con il senno di poi, assume un significato cruciale e tragico. Il video immortala la moto con a bordo i due giovani mentre attraversa via San Barnaba, una strada che, in un’amara ironia, si trova proprio dietro al Palazzo di giustizia. Lo scooter procede a gran velocità, affrontando due dossi consecutivi. È in quel momento che, a causa dei sobbalzi provocati dagli ostacoli, il casco di Ramy si sgancia e vola via. Un dettaglio che, purtroppo, si rivelerà fatale: pochi minuti più tardi, quando il TMax si schianta contro un palo in via Ripamonti, la mancanza del casco si rivelerà decisiva. Se lo avesse avuto ancora indosso, forse la tragedia potrebbe aver avuto un epilogo diverso. E c’è un ultimo snodo investigativo. Il tecnico informatico Marco Tinti sta cercando di analizzare il cellulare di un testimone che sostiene di aver avuto un video che riprendeva i momenti cruciali dell’incidente, ovvero gli ultimi attimi dell’inseguimento. A Tinti la Procura ha chiesto di verificare se il video sia stato davvero cancellato. La relazione dell’esperto informatico è attesa per i primi giorni di febbraio, in concomitanza con la perizia cinematica sulla ricostruzione dell’incidente che, se dovesse confermare l’ipotesi avanzata dalla Polizia locale, a conti fatti, le rivolte di Corvetto sarebbero state scatenate da un incidente.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.