2024-03-18
La passione degli «spioni» per la Juve
Andrea Agnelli e Luis Suarez
Procura di Perugia, Antimafia e la passione per i bianconeri. Gli atti delle inchieste sull’esame del bomber uruguaiano. Pasquale Striano fece controlli su Ronaldo, Allegri e l’ex presidente il giorno in cui questi ruppe con l’Uefa.C’è un filo bianconero che collega le vicende di dossieraggi, veri e presunti, che passano attraverso la Procura di Perugia. Un filo che rivela una passione degli «spioni» per una squadra tra tutte nel calcio italiano, la Juventus. È proprio la Procura del capoluogo umbro, infatti, a indagare sull’esame di italiano del calciatore Luis Suarez, che ha avuto luogo all’Università di Perugia nel settembre del 2020, il trattamento di favore che il bomber uruguaiano, che all’epoca del test era in predicato di essere acquistato dai bianconeri, avrebbe ricevuto dalla commissione è il caso mediatico del momento. E il battesimo del fuoco di Raffaele Cantone, nominato da pochi mesi ai vertici della Procura di Perugia, dopo 5 anni trascorsi nel ruolo di presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. L’inchiesta, però, inizia nel peggiore dei modi, con una serie di fughe di notizie, che spingono Cantone ad annunciare il 25 settembre di aver deciso di «bloccare da oggi a tempo indeterminato tutte le attività investigative […] per le ripetute violazioni del segreto istruttorio», e di voler aprire presto un fascicolo «per accertare eventuali responsabilità». Salvo poi precisare, dopo un’ora e mezza, che le indagini in corso «saranno tutte riprogrammate in modo da garantire la doverosa riservatezza». Quel giorno La Verità aveva pubblicato un articolo intitolato «Chi ha pagato il jet dalla Spagna a Perugia? La Gdf vuole i bonifici», che svelava l’ipotesi investigativa che il viaggio di Suarez dalla Spagna all’Italia a bordo di un bimotore noleggiato appositamente per venire a sostenere l’esame fosse stato pagato dalla Juventus (in realtà a saldare il conto era stato il calciatore). Negli stessi giorni su tutti i quotidiani fiorivano virgolettati della prima informativa della Guardia di finanza sul caso. Ma le anticipazioni di atti riservati sui giornali non si fermano e Il Fatto quotidiano il 27 settembre titola: «Suarez, le fughe di notizie sono una sfida a Cantone». A oggi la talpa che in quel momento riforniva le redazioni di notizie non è stata identificata, anche se gli investigatori hanno accertato che nei mesi successivi Raffaele Guadagno, l’ex cancelliere della Procura di Perugia che il 19 dicembre scorso ha patteggiato una pena di un anno e due mesi per le fughe di notizie, il 9 dicembre 2020 ha scaricato dalla banca dati dei procedimenti penali aperti dai pm del capoluogo umbro il pdf di un’informativa della Guardia di finanza del 3 novembre dello stesso anno relativa al caso Suarez. La polizia Postale annota come «l’unico riscontro che lo stesso file venga condiviso con un giornalista reca la data del 1 dicembre 2021, quando viene inviato dall’indagato ad Antonio Massari, utilizzando il servizio Wetransfer». Il cancelliere invia a Massari, cronista del Fatto quotidiano, tramite Whatsapp, anche il video dell’esame di Suarez. In quei giorni sta deflagrando sui giornali l’inchiesta Prisma della Procura di Torino, una sorta di seguito, a livello giornalistico, dell’inchiesta di Perugia, che vede coinvolti i vertici della Juventus, compreso l’allora presidente Andrea Agnelli, per i presunti falsi in bilancio legati alle plusvalenze sulle compravendite di giocatori e alla cosiddetta «manovra stipendi». Quel giorno la Procura del capoluogo piemontese ha effettuato le prime perquisizioni ai dirigenti juventini, e tutti i cronisti sono a caccia delle carte. Il 3 dicembre Guadagno invia a Massari il file del decreto di perquisizione emesso dai magistrati di Torino. Uno degli episodi che porta gli uomini della polizia Postale a mettere nero su bianco nella loro informativa la descrizione di una sorta di supermarket degli atti delle indagini. Gli investigatori scrivono infatti che dai loro accertamenti emerge «con assoluta certezza che il Guadagno riusciva ad entrare in possesso, tramite i propri contatti, di una moltitudine di documenti processuali provenienti anche da altre Procure, come Firenze, Roma, Palermo e Torino che in caso di necessità era in grado di ridistribuire ai propri “amici” giornalisti». Guadagno, oltre ad essere di origini campane, è probabilmente un tifoso del Napoli. Dalle sue chat infatti emergono degli scambi con il giornalista Guido Ruotolo (che gli investigatori inseriscono nella lista dei nominativi che hanno ricevuto atti da Guadagno), il quale inviava al cancelliere i suoi articoli sul caso Suarez, pubblicati sulla testata Il napolista.Va detto che, pochi mesi prima, Agnelli era già stato oggetto delle attenzioni dell’altra presunta talpa, il finanziere Pasquale Striano (anche lui di origini campane, ma non conosciamo la sua fede calcistica), all’epoca di stanza presso la Direzione nazionale antimafia, attualmente indagato, proprio da Cantone, per una serie di accessi abusivi alle banche dati fatti nel corso degli anni, anche a beneficio di alcuni cronisti. Il 19 aprile del 2021, pochi mesi prima dell’esplosione dell’inchiesta Prisma, Striano verifica l’eventuale esistenza di segnalazioni di operazione sospetta a carico di Agnelli. Lo stesso giorno, su tutti i giornali era uscita la notizia del progetto della Superlega, portato avanti dalla Juventus insieme ad altri prestigiosi club europei. Invece, il 7 giugno Striano controlla due tesserati della Vecchia Signora, il bomber Cristiano Ronaldo e l’allenatore Massimiliano Allegri. Nei giorni immediatamente precedenti il nostro quotidiano aveva raccontato la passione per il gioco del mister e per l’uso dei contanti del campione portoghese. Tutte ricerche considerate abusive dalla Procura di Perugia, anche se in questi casi gli inquirenti non hanno ancora individuato possibili «mandanti» o destinatari delle notizie raccolte da Striano.Dall’invito a comparire inviato da Cantone al finanziere, emerge una contestazione nei confronti del finanziere che porta al mondo del pallone. Secondo l’ipotesi investigativa, su richiesta del sostituto procuratore Antonio Laudati (che sarà interrogato oggi a Perugia), Striano avrebbe effettuato degli accessi sul presidente della Figc Gabriele Gravina, confluiti poi in un atto d’impulso, successivamente inviato al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e ai pm di piazzale Clodio. In questo filone è stato sentito come persona informata sui fatti il presidente della Lazio Claudio Lotito. Il quale ha negato di essersi interessato alla faccenda. È stato sempre Laudati a chiedere lumi prima su Agnelli, su Ronaldo e Allegri, dopo gli articoli di stampa? Oppure a interessarsi era stato qualcuno riconducibile ad altre società nemiche della Juventus e della Superlega? Per ora queste domande restano senza risposta.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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