2021-10-09
La nuova battaglia sul fisco si gioca su taglio Irpef, detrazioni e cartelle
Matteo Salvini (Antonio Masiello/Getty Images)
La riforma del catasto ha messo in ombra tutti gli altri fronti aperti. Il centrodestra deve ricompattarsi e cercare sponde per pretendere una vera riduzione delle tasse e la rottamazione dei debiti con l'erario.Nelle prime pagine, che dettano la linea politica, Corriere e Repubblica scrivono che non ci saranno rincari. Ma nelle pagine interne di economia confessano gli aumenti.Lo speciale contiene due articoli.Inutile far finta che non sia così: la partita della riforma del catasto ha già preso una piega pessima. Resta, oltre alla battaglia civile e culturale di questo giornale, la testimonianza forte e argomentata di Confedilizia e del suo presidente Giorgio Spaziani Testa: ma per il resto (chi per zelo pro governo, chi per antica fedeltà al motto «ce lo chiede l'Europa», chi per tenace avversione alla proprietà o per antica propensione tassatoria), quasi ovunque si intravvedono segni di cedimento.Dapprima c'è stato l'inspiegabile arretramento di Forza Italia, che, dopo le meritorie e nettissime prese di posizioni anti riforma da parte di Silvio Berlusconi, si è improvvisamente e inopinatamente accontentata, con i suoi ministri, di un freno a mano tirato fino al 2026: ma consegnare una pistola carica a un futuro governo non può mai essere un'idea rassicurante dal punto di vista dei contribuenti. E poi è arrivato l'incontro dell'altro giorno tra Mario Draghi e Matteo Salvini: per molti versi, un fatto politico promettente e positivo, nell'ottica di non consegnare alla sinistra una impropria golden share sul governo. Ma non si può non percepire il retrogusto amaro di una sorta di fatto compiuto ormai determinatosi sul catasto. Certo, resterebbe lo spazio, se ci fossero volontà politica e determinazione, per uno scatto di orgoglio in Parlamento. Gli stessi numeri che, all'inizio della scorsa estate, hanno prevalso nel far espungere il catasto dal documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla riforma fiscale dovrebbero e potrebbero rimanifestarsi ora chiedendo e ottenendo - alla Camera e al Senato - lo stralcio della parte della delega che riguarda il catasto. L'operazione è difficile ma non impossibile: Lega e Fratelli d'Italia devono provare a coinvolgere i grillini, aprire un varco in Forza Italia e far tesoro anche delle perplessità che esistono in Italia viva. C'è davvero da augurarsi che questo tentativo venga condotto con forza nel percorso di discussione parlamentare della delega. Ciò detto, esiste tutto il resto dell'immensa questione fiscale, dentro e fuori i confini della delega. E sarebbe davvero paradossale se, data per persa (e speriamo di no) la partita sul catasto, si decidesse di non scendere proprio in campo rispetto a tutti gli altri dossier. Elenchiamoli a uno a uno, a volo d'uccello. Sull'Irpef, che si fa? Ci si accontenta di un ritocco simbolico? Sull'Irap, ci si limita - per molte imprese - a una specie di partita di giro, eliminando quella tassa ma correggendo l'Ires al rialzo? E sulle tax expenditures? Sappiamo bene quanti interventi impropri (e quanti sprechi) si nascondano in quel mare magnum: ma guai a subire interventi tagliati con l'accetta, che si trasformerebbero nell'equivalente di altrettanti aumenti fiscali per moltissimi contribuenti. Per non dire della terrificante vicenda della riscossione, in tutte le sue sfaccettature. Dal 1° settembre scorso, con una decisione killer, è ripreso l'invio delle cartelle esattoriali. Con apparente «magnanimità», il governo ha fatto informalmente sapere che partiranno, da qui a fine anno, solo 4 degli oltre 25 milioni di cartelle teoricamente pronte. Ma si tratterà comunque di una ferita profonda e sanguinosa per chi le riceverà. Ancora: il 30 settembre scorso scadeva il termine per rimettersi in regola con le 17-18 rate delle rateizzazioni pre Covid. E non finisce qui: non si sa quale mente perversa abbia potuto immaginare altre quattro rate con cui centinaia di migliaia di contribuenti stanno facendo i conti (15 settembre, 16 settembre, 16 ottobre, 16 novembre). Gran finale: l'acconto del 30 novembre prossimo. Preceduto dall'Iva trimestrale per le partite Iva. Se non avete avuto un mancamento soltanto nel leggere queste scadenze, vi sarete resi conto del bivio davanti a cui ci troviamo. Delle due l'una: o ci sono dei contribuenti eroi che riusciranno a onorare tutte le scadenze, ma vedendo così prosciugata ogni possibile liquidità per sé stessi e le proprie famiglie; o ci sono dei contribuenti inevitabilmente destinati a essere schiacciati da questa raffica, e a essere accompagnati (neanche tanto dolcemente) alla chiusura delle loro attività o direttamente al fallimento. Che iniziativa prenderà il Parlamento (e, politicamente parlando, il centrodestra)? Occorre nell'immediato pensare a una rottamazione, poi a una revisione totale del sistema (e della sequenza temporale) della riscossione. Ma soprattutto serve una battaglia politica e culturale senza quartiere da parte delle forze alternative alla sinistra. Dall'altro lato, a sinistra, come si è visto con il catasto, i tassatori sono costantemente all'assalto: occorre che da questa parte ci sia uno sforzo uguale e contrario, visto e sentito da elettori e contribuenti. Altrimenti non ci si sorprenda dello smarrimento e dell'astensione tra gli elettori di centrodestra.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-nuova-battaglia-sul-fisco-si-gioca-su-taglio-irpef-detrazioni-e-cartelle-2655257653.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="casa-l-autosmentita-dei-giornaloni" data-post-id="2655257653" data-published-at="1633725559" data-use-pagination="False"> Casa, l'autosmentita dei giornaloni Il meccanismo, ormai perfino banale e scontato nella sua ripetitività, lo conosciamo bene: nelle pagine nazionali dei mainstream media si inneggia a certe misure, in omaggio a esigenze di allineamento politico nazionale (o per bastonare la destra, il che è spesso la stessa cosa); mentre poi, all'interno (dove si presume che il lettore arriverà tardi, o non arriverà affatto, o arriverà non collegando necessariamente le questioni), spuntano i problemi veri. Era già successo con il green pass, nelle settimane passate: pagine su pagine nazionali per spiegare quanto brillante e lungimirante fosse l'idea del green pass, e quanto rozza e impresentabile la destra a opporsi. Poi, invece, nei supplementi o nelle pagine locali, relegando la questione a mera cronaca, si dava conto del caos nelle scuole, della situazione paradossale nelle aziende o nelle mense, e così via. Creando una specie di schizofrenia, di doppio binario: da un lato, nella parte di testa del giornale, la battaglia «ideologica» a difesa del governo o all'assalto della destra; dall'altro, in coda, ben separata da una quarantina di pagine, la vera realtà dei cittadini, presentata come una specie di disgrazia fatale caduta dal cielo, anziché come una precisa e quasi matematica conseguenza delle scelte celebrate in prima pagina da quella stessa testata. Ora il giochino si replica, come nella più classica delle coazioni a ripetere, con l'intervento governativo sul catasto. Nelle pagine politiche, si danno bastonate contro Matteo Salvini (se si oppone e finché si oppone), si elogiano le promesse del governo (niente tasse in più, ci si fa sapere), e si ripetono a mo' di giaculatoria le richieste europee, con l'inevitabile corredo di interviste rassicuranti all'«esperto» di turno sempre pronto a giustificare l'ingiustificabile. Dopo di che (ma occorre arrivare vivi, svegli e pazienti alle pagine di economia dei quotidiani principali), la realtà si prende una sua vendetta. Ieri ad esempio, nelle pagine economiche di Repubblica, un pregevole e accurato servizio si faceva carico di fornire simulazioni realistiche e terrificanti, con aumenti selvaggi in prospettiva per i proprietari di immobili nei principali centri urbani. Come si vede, la schizofrenia a cui si accennava prima è servita: le prime pagine per narcotizzare il lettore o per galvanizzarlo contro il nemico politico; e invece i servizi più inquietanti (e più veritieri) sepolti all'interno e presentati come una specie di eventualità fatale dovuta a qualche divinità lontana e nemica. No, non è così: si tratta del prodotto dei processi politici e delle decisioni governative sponsorizzate e sostenute - per ragioni propagandistiche - nelle pagine principali dei giornaloni. Ma è illusorio pensare che i lettori, prima o poi, non facciano due più due. Il tempo, magari lentamente, si rivela sempre galantuomo: e non sarà un bel giorno quello in cui tanti proprietari (nel 2026), pagando l'Imu, dovranno eventualmente rimpiangere la fiducia accordata al loro giornale di riferimento.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».