
Giancarlo Giorgetti primo italiano per Industria e Concorrenza, per l'Agricoltura c'è Gian Marco Centinaio. Giuseppe Conte velenoso sul no del Carroccio alla presidente: «Può compromettere le trattative».All'indomani del voto grillino a favore della neo presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, sono subito iniziati a volare gli stracci. La Lega che ha preso una posizione opposta non ha potuto fare a meno di notare l'allineamento tra M5s, Forza Italia e il Pd. Con una serie di parallelismi che, agli occhi del Carroccio, si possono riflettere pericolosamente sull'emiciclo romano. Il gruppo dei grillini ha postato un messaggio su Facebook accusando a sua volta la Lega di aver cambiato idea all'ultimo. Nel post intitolato «La verità sulla Von der Leyen, votata anche dai sovranisti» scrivono: «Dovete sapere che c'era un accordo. Ma questo la Lega non ve lo dirà mai. L'accordo era che anche i cosiddetti sovranisti, lontani dai partiti tradizionali, la votassero, sapendo che la sua maggioranza non esisteva e in questo modo avremmo potuto condizionare ogni decisione futura in Europa. Tanto che gli stessi Paesi di Visegrad alleati della Lega hanno votato la Von der Leyen. Tutti erano d'accordo, con tanto di dichiarazioni pubbliche. Poi la Lega, all'ultimo secondo, ha deciso di sfilarsi. Perché…? Forse solo per attaccare pubblicamente il M5s». Gli accordi a Bruxelles sono per eccellenza scritti sulla sabbia e variano di giorno in giorno. Senza il voto del Movimento 5 stelle la commissaria tedesca non sarebbe passata. E se fosse vero quanto dichiarato nel post di ieri dovremmo aspettarci che i grillini in futuro, dopo aver contribuito alla vittoria risicata, si mettano di traverso ai due progetti principali targati Von der Leyen. Vedremo, ma è difficile che tutto ciò accada. Basti pensare che sul tema del clima e la volontà di far di questo continente un'area neutra dall'inquinamento le parole dell'ex ministro tedesco incontrano i desiderata grillini. L'hanno dimostrato sostenendo la norma che tassa le auto con motore a scoppio e soprattutto, sempre in Parlamento, lo dimostrano ogni giorno portando avanti il piano Energia clima 2030. Un insieme di interventi talebani, che sinceramente speriamo vengano rivisti. Ma queste sono quisquilie rispetto alla domanda di fondo. Sosterranno il candidato leghista al ruolo di commissario economico? Con la conferma della numero uno, già dalla prossima settimana si parte a valutare i nomi di tutti i candidati che ciascun Paese deve avanzare. Poi ci saranno le audizioni dei candidati da parte delle commissioni competenti e infine il timbro di approvazione e l'assegnazione dei portafogli di lavoro. All'Italia - in base agli accordi presi dal premier Giuseppe Conte - spetta una poltrona, dovrebbe essere quella all'Industria, o al Commercio o alla Concorrenza. Ieri il premier però ha dichiarato: «La Lega ha fatto legittimamente le sue valutazioni sul voto per la presidenza e ha deciso di formulare quella valutazione di voto contrario. Se questo dovesse compromettere le trattative in corso non lo so dire ma lo vedremo». Una frase pericolosa che potrebbe riservare sorprese, anche se al momento il nome condiviso dalla Lega e da Palazzo Chigi resta quello di Giancarlo Giorgetti. Il diretto interessato non brama il trasloco, fondamentalmente perché sostiene di non volersi trovare ogni giorno a fare da solo battaglie contro gli altri commissari. Chi invece dentro la Lega non ama Giorgetti lo vede ben in quel ruolo, proprio perché assai complicato, e gli imporrebbe di disinteressarsi alla politica romana. Chi è più laico e dentro al partito guarda a Giorgetti come una risorsa preziosa, e non come a un tecnico, si chiede cosa succederà al governo in sua assenza. Innanzitutto bisognerà nominare subito un nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio. I papabili non sono tanti. Al primo posto c'è Giulia Bongiorno, abile avvocato non troppo diplomatica. Al secondo Claudio Durigon, attuale sottosegretario al Lavoro, al contrario grande conoscitore della macchina dei palazzi. La scelta non si porrà però se i pentastellati si metteranno in mezzo. Giorgetti non ha certo voglia di farsi bruciare da nessuno. Stando a quanto risulta alla Verità, i grillini potrebbero proporre un accordo al ribasso. Cioè ricoprire l'incarico di commissario all'Agricoltura, e in quel caso il nome potrebbe essere quello dell'attuale ministro Gian Marco Centinaio. L'accordo al ribasso non è certo per il nome ma per il grado di potere del settore agricolo. A questa opzione bisogna guardare con lungimiranza. Potrebbe aiutare Lega e M5s a mantenere lo stus quo, ma sul lungo termine - inutile dirlo - sacrificherebbe una poltrona a maggiore incisività. Sull'ipotesi che la Lega possa accogliere autocandidature, tipo quella di Giulio Tremonti, i bene informati si limitano ad alzare le spalle. Mentre chi continua a essere attivo nel suo progetto europeista è Enzo Moavero Milanesi . Il Colle potrebbe benedire il passaggio del ministro degli Esteri al ruolo di commissario alla Concorrenza. Magari convincendo Conte a «tradire» Giorgetti. Per fare il blitz ci vorrebbe tutto l'appoggio del Pd e del M5s, e Luigi Di Maio difficilmente ci vorrebbe mettere la faccia. Tenendo presente che al leader grillino un Giorgetti a Bruxelles potrebbe garbare, eccome.
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