2023-03-01
«La nave appare in buone condizioni». Così Frontex ha rallentato i soccorsi
La tragedia di Cutro causata da un cortocircuito comunicativo: prima la segnalazione dell’agenzia europea che parlava di «navigazione regolare», poi il mancato Sos dal barcone. E il mare in tempesta non ha aiutato.Matteo Piantedosi riferisce in Aula: «Non ho motivo di ritenere che ci siano stati degli errori» Intanto anche il governo tedesco valuta una nuova stretta contro i natanti delle Ong.Lo speciale contiene due articoliIl cortocircuito nelle comunicazioni si è innescato alle 22.40 circa di sabato scorso. Il mittente è un velivolo dell’agenzia europea Frontex in pattugliamento sulle acque internazionali a 40 miglia dalla costa jonica. La comunicazione riguarda «un legno», un barcone nello slang delle trasmissioni radio, «in mare grosso», ovvero molto mosso, «a largo delle coste italiane». Segue l’indicazione della georeferenziazione. E anche una descrizione sommaria della barca: l’unità navale «risultava navigare regolarmente», conferma la Guardia costiera riferendosi alla segnalazione di Frontex, «a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave». E con a bordo un telefono cellulare turco. Per chi riceve, il punto di contatto italiano preposto per le attività di law enforcement (quindi delle forze dell’ordine), non si tratta di una richiesta di soccorso, ma di una segnalazione di avvistamento. Per conoscenza viene passata la comunicazione anche alla Centrale operativa della Guardia costiera di Roma, che allerta le Capitanerie di porto. Trattandosi di un intervento di polizia marittima, viene interessata la Guardia di finanza. Le condizioni del mare nel frattempo peggiorano. La Guardia di finanza comunica l’attivazione di un proprio dispositivo che già era in mare, la motovedetta V5006 della Sezione operativa navale di Crotone. Parte anche il pattugliatore veloce Barbarisi da Taranto. Di certo non due navi Search and rescue. Con le onde alte, probabilmente mare forza 7, però, i militari non riescono a individuare la barca sulle coordinate indicate da Frontex. Inoltre segnalano alla loro centrale operativa che nella fase di navigazione si verifica il cosiddetto «beccheggio», un movimento oscillatorio in senso longitudinale che rende difficile la gestione dello scafo. I due mezzi navali militari rientrano. Un paio di ore dopo il mare risulta forza 5-6 e i due mezzi provano a riprendere il largo. Le onde però le ricacciano verso la costa. A quel punto desistono. Ma segnalano alle forze di polizia terrestri che in quell’area potrebbe verificarsi uno sbarco e che, a quel punto, i potenziali passeggeri potrebbero essere intercettati dalla costa. Alle 4.10 arriva al 112 una telefonata da un numero internazionale, in inglese. La chiamata parte dall’imbarcazione che si trova a meno di centro metri dalla costa di Steccato di Cutro, luogo che poi si è trasformato nel teatro della tragedia. Alle 04.30 il centralino della Guardia costiera riceve comunicazioni da terra relative a un’imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa. Sono le ultime segnalazioni prima della sciagura. È a quel punto che viene attivato il dispositivo Sar, sotto il coordinamento della Guardia costiera di Reggio Calabria, con l’invio di mezzi navali e aerei, uomini e mezzi terrestri, nella zona indicata. Dal barcone, un malandato peschereccio turco ribattezzato Summer love, confermano alla Verità le autorità coinvolte, non è mai stato lanciato un formale Sos. Dalla Guardia costiera fanno sapere: «Si specifica che nessuna segnalazione telefonica è mai pervenuta ad alcuna articolazione della Guardia Costiera dai migranti presenti a bordo della citata imbarcazione o da altri soggetti, come avviene in simili situazioni». E anche il capo della Procura di Crotone Giuseppe Capoccia non ne fa mistero: «Dalla barca naufragata non hanno chiesto aiuto, come succede sempre non appena arrivano in prossimità della costa». I carabinieri, giunti in zona, informano la Guardia costiera dell’avvenuto naufragio. Gli investigatori del Nucleo operativo radiomobile di Crotone, coordinati dal tenente Andrea Stallone, dopo i soccorsi e il recupero dei cadaveri, ricostruiscono l’accaduto, a partire dalla chiamata ricevuta dal vicebrigadiere Lorenzo Nicoletta, in quel momento al centralino. E inviano un’informativa in Procura. Il procuratore apre un fascicolo per le ipotesi di omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Poche ore prima del naufragio, hanno ricostruito gli investigatori raccogliendo le informazioni fornite dai superstiti, alcuni dei migranti a bordo hanno litigato con gli scafisti a causa del ritardo nell’approdo. I tre scafisti, grazie alle indicazioni dei passeggeri, sono stati individuati e fermati. «Dobbiamo stabilire dove il barcone è stato individuato», ha spiegato il procuratore Capoccia, «e la tempistica degli interventi successivi. Ciò anche per capire il livello di responsabilità degli scafisti e accertare, per esempio, se potevano dirigersi verso un porto. I soccorsi, invece, non sono oggetto di indagine specifica». Di certo il Summer love non era diretto al porto di Crotone ma probabilmente sulla spiaggia di Steccato, dove poter far sbarcare indisturbati i migranti. Un focus su Frontex, però, c’è: «Dobbiamo verificare dove l’aereo di Frontex ha localizzato il barcone e la rotta che ha seguito», afferma Capoccia. Mentre un fonogramma inviato 16 ore prima dell’avvistamento di Frontex dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) di Roma a tutte le navi in transito nello Ionio con l’invito a segnalare l’eventuale presenza di imbarcazioni in difficoltà, «con elevata probabilità non c’entra nulla» con la tragedia, spiega una fonte della Guardia di finanza alla Verità: 16 ore prima il Summer love non poteva essere nelle vicinanze della costa jonica e, soprattutto, la segnalazione di Frontex non descrive il natante come in difficoltà. Ieri l’agenzia europea lo ha anche confermato: «L’imbarcazione, che trasportava circa 200 persone, stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo». E senza Sos non sono partite le operazioni di soccorso, ma solo quelle di polizia. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-nave-appare-in-buone-condizioni-cosi-frontex-ha-rallentato-i-soccorsi-2659481636.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="non-mi-sottraggo-allindagine" data-post-id="2659481636" data-published-at="1677618432" data-use-pagination="False"> «Non mi sottraggo all’indagine» Il Palasport di Crotone è diventato la camera ardente per le vittime del naufragio avvenuto domenica mattina davanti le coste crotonesi. Sono 64 le bare dei morti recuperati, di cui 14 minori, ma solo 23 sono le vittime identificate, 22 afgani e un siriano. Nel frattempo non si conosce ancora il numero dei dispersi. Ieri uno dei superstiti, ospitato insieme agli altri nel Cara di Capo Rizzuto, ha raccontato che a decine erano stipati nella stiva dell’imbarcazione partita dalla Turchia e che due dei tre scafisti «ci facevano salire per respirare per poi farci scendere sotto la barca». E mentre continuano le polemiche sul soccorso ai naufraghi, ieri Pd, M5s e Italia viva, hanno chiesto «cosa è accaduto e cosa ha fatto il governo tra le 22,30 di sabato e le 4,10 di domenica?» al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi intervenuto in audizione alla Commissione Affari costituzionali. «C’è un’indagine in corso», ha detto, «alla quale nessuno si sottrae e non mi sottrarrò per quelle cose che si riterranno di fare e su cosa andrà riferito, anche periodicamente. Per la presunzione di grande considerazione che ho dei soccorritori non ho motivi di ritenere che ci siano stati errori, omissioni o sottovalutazioni perché conosco come operano». Il ministro ha poi ribadito le linee programmatiche del dicastero sul tema dei migranti. Una delle priorità del Viminale è quella della lotta agli scafisti promuovendo flussi regolari e controllati e senza lasciare campo libero ai trafficanti. Per Piantedosi combattere gli scafisti e bloccare le partenze è «un imperativo che può arrivare alla realizzazione solo con un’azione decisa dell’Unione europea e una forte sinergia con i Paesi di origine e transito dei flussi». Il ministro ha poi letto un passaggio contenuto nella Relazione annuale 2022 dei servizi segreti italiani dedicato ai salvataggi in mare delle Ong, affrontato anche in conferenza stampa dal sottosegretario con delega all’intelligence Alfredo Mantovano. Le attività di soccorso in mare nell’area Sar libica, si legge nel documento, sono «in aumento». I nostri 007 certificano che la filiera dell’immigrazione illegale beneficia delle Ong per semplificare il proprio lavoro: il supporto logistico delle Ong agli scafisti, che gestiscono il traffico dei migranti, rappresenta un elemento funzionale ad aumentare il numero delle partenze e abbassare la qualità delle imbarcazioni usate per la traversata». Un’ennesima conferma del ruolo svolto, anche involontariamente, dalle Ong nel Mediterraneo, e della necessità del decreto che limita la loro attività e per il quale Piantedosi è stato accusato di disumanità anche se nel mar Ionio davanti Crotone le Ong non stazionano. Intanto ieri da Berlino è arrivata la notizia sul ministero tedesco dei Trasporti che sarebbe intenzionato a inasprire l’ordinanza sulla sicurezza delle navi private e questo potrebbe limitare gran parte dei salvataggi nel Mediterraneo da parte di Ong battenti bandiera tedesca. Secondo una bozza del ministero guidato dal liberale Volker Wissing, le navi con «attività politiche e umanitarie o scopi idealistici comparabili» non dovrebbero più appartenere al settore del diporto. Ne deriverebbero così requisiti nuovi, con conseguenti alti costi per tecnologie e assicurazioni diverse. E al responsabile del Viminale che parlava di «interventi di natura normativa per affrontare rimpatri, sistema di accoglienza, protezione internazionale e procedimenti per l’ingresso regolare degli stranieri», da Bruxelles rispondeva il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: «Più partenze corrispondono a più morti, quindi quello che va fermato sono le partenze per fermare i morti. Il governo quest’anno lavora per far entrare, usando meglio il piano flussi, quasi 500.000 immigrati legali in Italia. Dobbiamo dare sempre più l’idea che il metodo di immigrazione illegale non è quello corretto per entrare in Italia, anche lavorando meglio sui flussi».