2024-07-24
La Natoli si oppone alle dimissioni, Il Colle va in pressing
La laica in quota Fdi ha incontrato il vicepresidente Pinelli e rispedito al mittente la richiesta di lasciare la sua carica.L’aspetto è delicato, ma l’avvocato Rosanna Natoli sta sfoderando un’inaspettata tempra da lottatrice. Anche se il suo avversario è un peso massimo: Sergio Mattarella. Il primo round si è combattuto lunedì quando l’uomo del Colle, «molto irritato», ha comunicato al comitato di presidenza del Csm (l’organo che tiene i rapporti con il Capo dello Stato) di pretendere le immediate dimissioni della consigliera laica, colpevole, nel suo ruolo di componente della sezione disciplinare, di aver confidato segreti e dato consigli a un magistrato incolpato. Il secondo round è arrivato alle 8,30 di ieri mattina. La Natoli è stata convocata per quell’ora dal comitato di presidenza, composto dal vicepresidente Fabio Pinelli e dai due magistrati con funzioni di legittimità che siedono di diritto nel parlamentino dei giudici: il primo presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, e il procuratore generale del Palazzaccio Luigi Salvato. I tre erano latori della severa ambasciata del presidente della Repubblica.Ma, a sorpresa, la Natoli, anziché rassegnare le dimissioni, si è difesa strenuamente. L’avvocato di Paternò ha ribadito di aver incontrato il giudice sottoposto a procedimento disciplinare (Maria Fascetto) a casa dell’avvocato Salvatore Milazzo su «pressante richiesta di un vecchio e da tutti stimato amico (non avvocato ed estraneo alla politica)», ovvero Angelo Lojacono, Il quale l’avrebbe pregata di accogliere la richiesta «per un atto di “pietà” stante il grave stato di salute della interessata». La Natoli, dunque, ha negato di essere stata lei a perorare l’incontro e ha ribadito di aver preso parte alla riunione solo per carità cristiana e non certo per minacciare la Fascetto.Poi, secondo alcune fonti, si sarebbe lamentata di essere vittima di un complotto, essendo stata estromessa con fortissime pressioni dalla votazione per la Procura di Catania, la stessa dove potrebbe essere indagata per rivelazione di segreto.Infine ha annunciato che oggi tornerà in Sicilia e che conta di farlo da consigliera in carica. Quando Mattarella e il suo fido consigliere giuridico, il magistrato Stefano Erbani, hanno preso atto della risposta, al Quirinale il nervosismo è salito alle stelle. Il presidente è apparso subito irremovibile nella sua richiesta e, nel pomeriggio, ha avuto un ulteriore colloquio con Pinelli, a cui ha fatto sapere di ritenere la «situazione insostenibile», lasciando il cerino acceso in mano all’avvocato padovano, entrato al Csm in quota Lega.Da quel momento le azioni diplomatiche si sono fatte ancora più febbrili e, al momento della chiusura del giornale, la quadra non era ancora stata trovata. I bookmaker, però, non hanno dubbi. Alla fine Mattarella la spunterà. Con il risultato, come denunciato su queste pagine ieri anche dal deputato Enrico Costa, di un indebolimento della componente laica del parlamentino (viste le difficoltà procedurali per la sostituzione) e il conseguente rafforzamento della parte togata. Senza contare che proprio i magistrati dentro al Csm stanno dimostrando di andare d’amore e d’accordo perpetrando la vecchia logica delle nomine a pacchetto che tanto andavano di moda ai tempi di Luca Palamara. Un sistema in cui l’atteso rinnovamento della magistratura rimane una chimera e le Procure restano ostaggio delle logiche correntizie. In barba a maggioranze politiche vecchie e nuove. Ma in questo meccanismo perfettamente oliato rischia di essersi insinuato un granello di sabbia non previsto: la Natoli stessa. La quale ha deciso di resistere e lo ha fatto dopo essersi lungamente consultata con il suo avvocato, un pezzo di storia della destra italiana, il legale calabrese Peppino Valentino, già candidato in pectore per il posto di vicepresidente del Csm, trombato al fotofinish dopo la diffusione di alcune veline che riguardavano un suo presunto coinvolgimento in un’inchiesta giudiziaria.In queste ore c’è chi pensa che dietro alle mosse della Natoli ci sia un altro suggeritore d’eccezione, il presidente del Senato Ignazio La Russa, considerato potente sponsor della consigliera. Ma ieri la seconda carica dello Stato è sembrato scaricare la pupilla: «Non ci siamo sentiti in questi giorni» ha detto. E ha, poi, aggiunto: «Non do consigli, così come lei non ne chiede a me io non ne chiedo a lei». Intanto un gruppo di cittadini, in gran parte avvocati della provincia di Catania, ha chiesto con una lettera aperta spiegazioni allo stesso La Russa sulla vicenda Natoli, giudicata «gravissima e fortemente lesiva dell’immagine» del Csm. Ma il presunto scandalo dei consigli all’incolpata ne sta coprendo un altro. Vale a dire il voto di mercoledì 17 luglio per il procuratore di Catania e di altri tre uffici semidirettivi, plenum a cui la Natoli non è stata ammessa, pena la gogna pubblica, come minacciato dai colleghi togati di Area, ovvero la comunicazione urbi et orbi all’inizio della seduta della storia dell’audio incriminato. Inoltre altri consiglieri avevano annunciato che avrebbero lasciato l’aula. Pressioni che hanno convinto la Natoli a non partecipare all’assemblea. Anche perché il tentativo di alcuni membri laici di far procrastinare il plenum con una qualsiasi scusa è andato a vuoto, dal momento che il vicepresidente Pinelli e la maggioranza dei togati hanno deciso di tirare dritto, escludendo la consigliera laica. Scelta stigmatizzata da un magistrato come Andrea Reale, il quale ha scritto in una mailing list: «Ci sono riferimenti anche ad asserite pressioni e condizionamenti della consigliera laica per disertare il voto sulla Procura di Catania (con nomi e cognomi). Sembrano fatti altrettanto gravi quanto quelli venuti fuori dalle registrazioni pubblicate. Ma l’Associazione nazionale magistrati sta ancora muta?».In realtà, ieri, l’Anm qualcosa ha detto e lo ha fatto per bocca del suo presidente Giuseppe Santalucia. Ed è stata una bordata contro la separazione delle carriere immaginata dal Guardasigilli Carlo Nordio, a partire dall’idea di due Csm che non garantirebbero la terzietà dei magistrati, ma solo «una fortissima burocratizzazione delle funzioni dei Csm».Anche la giudice Cassano, che il passaggio da una carriera all’altra lo ha fatto, è scesa in campo. A suo giudizio saremmo di fronte a una riforma «che distacca il pm dal resto della magistratura» e, per questo, «l'unico danneggiato sarà il cittadino». Ma ha anche citato alcuni dati secondo cui meno dell’1 per cento delle toghe si sposterebbe da una funzione all’altra (lo 0,83 da pm a giudice, lo 0,21 da giudice a pm). E allora viene da domandarsi dove sia il problema.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.