2019-11-05
La manovra è in Aula. E la maggioranza continua a scannarsi sulle proprie tasse
Roberto Gualtieri apre alle pretese di Matteo Renzi ma avverte: «I saldi restino invariati». Paradosso Paola De Micheli: «Leggerezze sul bilancio».I competenti che per mesi si sono scagliati brutalmente contro i leghisti sono un pochino in imbarazzo. Confusi tra il lodare le posizioni europeiste dei giallorossi e dover ingoiare tutte le porcate che sono inserite nella manovra. Il tutto condito da un deficit al 2,2% contro un 2,04% a cui era arrivata la manovra 2019. Ovviamente il collante di Pd, competenti (e solo per il momento parlamentari di Italia viva) e parte dei grillini è che nulla può essere messo in discussione altrimenti torna al potere Matteo Salvini. Forti di tale input di marketing, tutti gli esponenti del governo fanno a gara per addossare le colpe al governo precedente. Compreso Giuseppe Conte, che ieri ha dichiarato che «l'occupazione è il vero problema dell'Italia» e pure che «il reddito di cittadinanza va migliorato nella sua fase di introduzione al mondo del lavoro». Ha fatto meglio il titolare dell'Economia, Roberto Gualtieri, che durante un'intervista radiofonica ha accusato la Lega di aver armato tutto le clausole di salvaguardia fino ad arrivare alla stratosferica cifra di 23,7 miliardi. In realtà, la principale colpa è del governo Renzi che nella legge di stabilità 2015 ha inserito per il 2020 ben 21,9 miliardi salvo poi l'anno successivo disattivarne 2,3. Risultato, sono rimasti più di 19 miliardi attivati per l'anno prossimo. Il governo Gentiloni ne ha aggiunte per 3,68 miliardi, salvo poi disattivarne per circa 4. Risultato, al momento del passaggio di consegne tra Paolo Gentiloni e il primo governo Conte le clausole di salvaguardia sull'Iva per il 2020 erano già arrivare a 19,1 miliardi. Poi il governo gialloblù ne ha disattivate 12,4 per il 2019, ma ha infilato 3,91 miliardi nel computo del 2010. Il totale fa 23,7 miliardi, esattamente quanti i giallorossi hanno previsto di disinnescare nella legge di bilancio 2020. Dire che è tutta eredità di Salvini è poco corretto da parte di Gualtieri. Non solo perché omette le responsabilità del proprio premier, ma anche perché ignora le colpe di Matteo Renzi e quelle del candidato commissario Ue Gentiloni.Non bisogna meravigliarsi. Lo storytelling falsificato e lo scambio di accuse reciproche saranno il filo conduttore dei prossimi due mesi, quelli che accompagneranno l'iter della manovra sbarcata ieri al Senato. Veti incrociati e blitz notturni tutti in capo alla maggioranza. Uno scenario che dal Nazareno viene osservato con preoccupazione.a Riyad Il segretario, Nicola Zingaretti ha richiamato «tutti alla responsabilità necessaria per andare avanti» con l'azione del governo, rivolgendosi a Italia viva: Renzi nelle pause dalla sua attività di conferenziere a New York e Riyad, ha ribadito la volontà del suo partito di mettere mano in Parlamento alle «minitasse» contenute nella manovra. E, per dare più peso alle sue parole, ha sottolineato che - se per l'abolizione di quota 100 i numeri non ci sono - nel caso di plastic tax, sugar tax e auto aziendali il pallottoliere potrebbe cambiare. In Parlamento si possono fare modifiche come sempre (a saldi invariati), è il ragionamento che si fa tra i dirigenti Pd, ma se concordate nella maggioranza, non con blitz o maggioranze trasversali. Gualtieri è intervenuto anche in serata dicendosi possibilista su una rimodulazione di quei provvedimenti. A quel punto gli ha subito ribattuto Renzi : «Per 24 ore un fiume di polemiche contro di me. Ora retromarcia in corso sulle nuove tasse (plastica e auto aziendali) Bene! Apprezzo il buon senso del ministro Gualtieri». Già mercoledì si dovrebbe però passare dalle parole ai fatti e nel corso dell'assemblea del gruppo alla Camera si potrebbe toccare l'argomento. Sulla plastic tax si parla di una rimodulazione, togliendo dall'elenco le plastiche riciclabili o a basso impatto ambientale. Diverso il discorso sulle auto aziendali, per le quali non si prevede una «nuova tassa» ma la riduzione di un sussidio fiscale a favore di imprese e privati che usufruiscono dell'auto aziendale. Rispetto alla proposta iniziale che prevedeva il restringimento del fringe benefit del 100% per tutti, in manovra la «stretta» riguarda solo i veicoli inquinanti, mentre il fringe benefit è mantenuto per le auto elettriche o ibride al 30% e viene tagliato al 60% per quelle a bassa emissione ci CO2. Anche qui, tuttavia, il Pd potrebbe presentare delle proposte per rimodulare la tempistica, spalmando il restringimento del fringe benefit su più anni. Si tratta però di parole al vento, come quelle del ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli: «La cosa che più mi preoccupa è la leggerezza con cui alcuni membri di governo affrontano la legge di bilancio». Già peccato che il ministro partecipi ai cdm e come tutti gli altri non si sia opposta a tutte le tasse. Come il collega Gualtieri contribuisce a creare confusione. E fare il gioco delle tre carte. Il Pd ha già concordato la manovra con l'Ue e quando Gualtieri descrive la plastic tax come un mini balzello non dice che vale un miliardo nel 2020 e 5 nel 2021. penalizzazioneIdem la penalizzazione per le auto aziendali. Lasciare che i singoli partiti si scannino in Parlamento vuol dire aver fatto il danno (inserito tasse su tasse) per poi dare la colpa all'Aula di ogni cambiamento. Perché bisogna ricordarsi che ciascun intervento sarà a saldi invariati. Tolta una tassa ne sarà inserita un'altra. Con il rischio - se possibile - di far peggiorare la situazione. A quel punto potremo solo rimpiangere l'aumento Iva.
Jose Mourinho (Getty Images)