2020-07-31
La maggioranza si fa le imboscate e apre la strada a «Forza Italia viva»
Battaglia delle commissioni, emerge il metodo Letta-Brunetta. Il Cav però sembra frenare: la settimana prossima voti decisivi.La notte in questo caso non ha portato consiglio. Prima il mercoledì pomeriggio di fuoco al Senato, dove la Lega è riuscita a mantenere ben due presidenze di commissione, e poi la baruffa alla Camera terminata verso le 3 dell'altra notte. Qui la maggioranza nonostante il palese dissenso di molti deputati grillini che, come i colleghi senatori, hanno accusato il direttivo di aver calato le brache al Pd è riuscita a portare a casa le commissioni concordate. Per farlo ha però dovuto spostare in massa ben dieci deputatati dalla commissione Finanze ad altre commissioni per far eleggere il renziano Luigi Marattin. Se il candidato non va bene basta cambiare gli elettori. Esattamente quanto aveva fatto nel 2015 il partito di Matteo Renzi , occasione in cui fu resettata la commissione Affari costituzionali per far votare l'Italicum.Sempre alla Camera se ha retto il nome di Piero Fassino, l'imprevisto è giunto in commissione Giustizia dove con i voti del centrodestra Catello Vitiello di Iv ha superato il candidato ufficiale Mario Perantoni, grazie anche a tre schede bianche. La capogruppo di Iv, Maria Elena Boschi, a quel punto ha annunciato la rinuncia alla presidenza da parte di Vitiello, condizione posta dal M5s per votare Marattin alla Finanze. Così le altre votazioni si sono bloccate in attesa delle determinazioni di Vitiello, con un via vai tra l'Aula della commissione Giustizia, e quella della Finanze, e grandi conciliaboli tra i capigruppo. Le toppe però non sono bastate e le scelte della notte hanno portato alle dimissioni grilline dentro il direttivo e a un vertice di maggioranza indetto d'urgenza nella mattinata di ieri. I capigruppo in Senato avrebbero cercato di porre rimedio al caos e ai malumori. L'incontro, che si è svolto alla presenza del ministro Federico D'Incà, è servito a prendere atto del problema generato dal «ko» parlamentare e darsi del tempo per trovare delle soluzioni. Si starebbero valutando in particolare, a quanto riferiscono le agenzie, possibili compensazioni per Leu, che ha visto bocciata l'elezione di Pietro Grasso alla Giustizia, e per i 5 stelle, che hanno perso la commissione Agricoltura. Una possibile soluzione sarebbe quella di assegnare a Leu e M5s la guida di due commissioni speciali. Una dovrebbe essere istituita sulla sanità e potrebbe andare a Leu, anche se alla sua guida aspirava Italia viva. Tra i dem c'è chi teme che a questo punto torni in discussione anche la commissione sugli Enti gestori, che nell'accordo complessivo di maggioranza doveva passare dai 5 stelle al Pd, con Tommaso Nannicini, ma a questo punto potrebbe restare ai 5 stelle. C'è poi anche un problema interno al Pd, dove si è verificata la più spinta concorrenza tra correnti. In particolare Base riformista, che numericamente è la più forte anche se nel partito è in minoranza, ha lamentato un suo sottodimensionamento.Al di là dei fatti di mera cronaca l'analisi dei voti e degli schieramenti disegna però un equilibrio parlamentare fino a 48 ore fa molto diverso. Tra un agguato e l'altro a farsi avanti è il nuovo partito Forza Italia viva. Al Senato il nuovo presidente della commissione Finanze è il piddino Luciano D'Alfonso e ha conseguito il risultato grazie al supporto di Italia viva e dei voti azzurri.Alla Camera i leghisti Andrea Giaccone e Alessandro Benvenuto alle commissioni Lavoro e Ambiente hanno preso 14 voti. Non sono arrivati a 18 perché è mancato il supporto di Forza Italia. Uno schema che si è verificato almeno in altre tre votazioni. Non si è trattato di coincidenze, ma dell'applicazione pratica di uno schema che il centrodestra ha già soprannominato Letta-Brunetta. Una sorta di interconnessioni che va rodandosi soprattutto quando si tratta di portare a casa nomine incrociate. Lo stesso schema che ha funzionato con Agcom e Privacy e che invece nonostante gli auspici sia di Renato Brunetta sia di Gianni Letta, è saltato in occasione del voto sullo scostamento di bilancio. Lì Forza Italia, Lega e Fdi si sono allineati con una astensione contemporanea. A mettere il timbro finale ci ha pensato però ieri sera Silvio Berlusconi. «Non è affatto solida, questo credo sia evidente per tutti. Definirla solida da parte dei suoi componenti è solo un modo per darsi coraggio. Non c'è materia sulla quale siano uniti, tranne una: conservare il potere il più a lungo possibile», ha detto Berlusconi in un'intervista a Studio Aperto rigirando il dito nella piaga che i suoi stessi parlamentari hanno contribuito a infettare. «Questo vale in particolare per i 5 stelle, che nelle commissioni hanno subito autentiche umiliazioni senza poter reagire. Sanno che se si andasse a votare molti di loro non tornerebbero mai più in Parlamento e tanto meno al governo del Paese». Ieri le capigruppo hanno deciso l'agenda dei lavori. Mercoledì e giovedì prossimo si affronteranno in Aula la discussione ddl Sicurezza e la relazione sull'emergenza epidemiologica Covid-19; a quel punto si capirà se l'intervista del capo di Fi non è solo una provocazione.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci