2021-04-13
La maggioranza litiga sulle chiusure. Salvini preme per ripartire subito
Il leader della Lega: «Aperture anche domani se si può». Ma Enrico Letta e Roberto Speranza insistono sulla linea dura. Mariastella Gelmini parla di novità il 20 ed evoca maggio. Fra le ipotesi, via libera di sera a chi ha posti all'aperto. Ieri incontro fra Mario Draghi e Daniele Franco in vista del Cdm imminente. Ma il decreto rischia di rimanere impantanato. Fi: «Serve uno scostamento di bilancio mensile».Lo speciale contiene due articoli.«Si sta lavorando per le riaperture, un punto su questo tema verrà fatto la prossima settimana. Proviamo a fare qualcosa già per l'ultima settimana di aprile»: così una fonte di governo spiega alla Verità lo stato dell'arte sulla questione delle riaperture delle attività economiche, al di là di una polemica politica diventata incandescente. Il fronte «aperturista» guidato dalla Lega e da Forza Italia, ma che vede anche Italia viva tra i protagonisti, si contrappone a quello «rigorista» che ha come alfiere il ministro della Salute, Roberto Speranza, sostenuto dal Pd in un continuo botta e risposta mediatico. Del M5s si sono perse le tracce: troppi i problemi interni da risolvere per dedicarsi alle emergenze degli italiani.I due schieramenti interni alla maggioranza che sostiene il premier Mario Draghi continuano a scontrarsi a colpi di interviste e dichiarazioni, anche se riaprire le attività economiche è, naturalmente, un obiettivo di tutti i partiti. Il tema è il «quando» e il «come» si procederà a queste riaperture. «Ad aprile», dice a Repubblica il ministro Speranza, «conviene tenere ancora la massima prudenza. A maggio, a seconda dei parametri del contagio e della capacità di vaccinare i fragili ci possono essere le condizioni per misure meno restrittive come quelle della zona gialla». La zona gialla, lo ricordiamo, è stata abolita fino al 30 aprile. Speranza raccomanda «grande cautela e prudenza», e alle critiche del leader della Lega, Matteo Salvini, risponde così: «Dico solo», sottolinea Speranza, «che trovo incomprensibile l'atteggiamento di chi sta al governo e si comporta come se fosse all'opposizione». Non vuole sentir parlare di date il segretario del Pd, Enrico Letta: «L'intera politica italiana», dice Letta, «si è scatenata in questi giorni sul toto data, penso non faccia bene a nessuno questo scontro sulle date. Dire una data da parte di un politico vuol dire veramente dare i numeri al lotto. Il tema non è dire 15 maggio o 5 maggio», aggiunge il leader dem, «il tema è dire quando e a quali condizioni si riaprirà. Noi vogliamo che si riapra e dobbiamo dire che ci saranno due condizioni chiave per riaprire in sicurezza: la prima, aver vaccinato tutti gli over 60, la seconda è avere un tasso di contagi che sia attorno o sotto i 50 per 100.000 abitanti per sette giorni di fila. Quando saremo in grado di avere questi due elementi, entrambi sicuri», conclude Letta, «si riaprirà». Sul versante opposto il leader della Lega Matteo Salvini: «Io penso che già nei prossimi giorni», spiega Salvini, «sia un dovere riaprire. Siamo ad aprile, laddove la situazione è sotto controllo non puoi prevedere altre settimane o mesi di sacrifici. La scienza è sempre scienza, laddove la situazione sanitaria è sotto controllo per quello che mi riguarda bisognerebbe riaprire anche domani. Come dice lo stesso presidente Draghi già dai prossimi giorni», argomenta Salvini, «laddove la situazione sanitaria sia sotto controllo, non credo sia un diritto ma un dovere riaprire attività economiche, sociali, sportive, culturali. Non si possono chiedere altre settimane e mesi di chiusura, di sacrifici, quando altri Paesi europei sono già aperti da tempo». Più cauto il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, della Lega: «Le riaperture? Spero già giovedì di portare le prime proposte al governo in tal senso», annuncia Fedriga a Un giorno da pecora, su Rai Radio 1, «in un'ottica costruttiva e collaborativa, trovando soluzioni per avere la massima sicurezza possibile garantendo la ripresa dell'attività economica. Come Regioni presenteremo una proposta di linee guida per le riaperture, senza voler dare una data precisa. Penso però che ci siano alcune attività che possono esser fatte in sicurezza: ad esempio quelle che si possono svolgere all'aperto, come mangiare stando seduti. Il problema», conclude Fedriga, «non è quando riapri ma come riapri». Già: come riaprire? Il governo sta lavorando a un allentamento dei protocolli di sicurezza, ad esempio per i ristoranti e i bar: che sia alla fine di aprile o all'inizio di maggio, la riapertura dovrà essere accompagnata da prescrizioni tali da consentire un incasso decente. Si pensa a concedere l'apertura anche di sera, ma solo per i locali che hanno posti a sedere all'aperto e su prenotazione. Anche per cinema e teatri si lavora a soluzioni per le riaperture, che potrebbero consistere nella prenotazione o nella presentazione di un certificato di avvenuta vaccinazione o dell'esito negativo di un tampone effettuato al massimo due giorni prima.Le tappe di avvicinamento alle riaperture vengono illustrate nel dettaglio dal ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, di Forza Italia: «Dal 20 aprile», spiega la Gelmini, «ci sarà un punto in consiglio dei ministri per valutare la possibilità, sulla base dei contagi e dell'andamento del piano vaccinale, di qualche segnale di apertura già da aprile, ma maggio sarà il mese della ripartenza: tutti i ministeri sono al lavoro, stanno costruendo i protocolli per poter ripartire». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-maggioranza-litiga-sulle-chiusure-salvini-preme-per-ripartire-subito-2652506074.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-il-sostegno-bis-35-40-miliardi" data-post-id="2652506074" data-published-at="1618253224" data-use-pagination="False"> Per il Sostegno bis 35-40 miliardi Nuovo scostamento di bilancio tra i 30 e i 35 miliardi di euro, da destinarsi quasi interamente al mondo produttivo italiano. Soldi che serviranno da una parte a garantire maggiori ristori e dall'altra a rifinanziare i prestiti garantiti. Lo aveva promesso Mario Draghi, durante la sua prima conferenza stampa da premier, e in questa settimana hanno preso il via i lavori che porteranno alla somma finale del secondo scostamento di bilancio per far fronte alla pandemia. Il primo, da 32 miliardi, era stato approvato dal governo Conte bis prima dell'abbandono. E su questo è stato poi successivamente costruito il decreto Sostegno. Le norme, soprattutto quelle legate al mondo produttivo, hanno provocato insoddisfazione e malumori, perché le somme stanziate, secondo i diretti interessati, erano troppo poche. Da qui l'esigenza di approvare un nuovo scostamento di bilancio. Ieri mattina a Palazzo Chigi si è tenuta una riunione tra Draghi e il ministro dell'economia, Daniele Franco. Al centro del colloquio il varo del documento di economia e finanza (Def) e la nuova richiesta di scostamento di bilancio che l'esecutivo dovrà chiedere al Parlamento. Entrambi i temi saranno al centro del Consiglio dei ministri di domani, anche se non è escluso che slitti nel weekend o addirittura alla settimana prossima. «Il lavoro di Forza Italia in questa fase emendativa al dl Sostegno è stato incentrato principalmente su interventi tesi ad aiutare il governo ad attuare un'azione rapida ed efficace per rimettere in moto l'Italia. Il nostro Paese infatti non ripartirà solo riaprendo i negozi, ma potrà farlo se arriveranno sostegni immediati ed efficaci a tutte le categorie produttive messe in ginocchio dalla pandemia e dalle chiusure. In questi mesi abbiamo ascoltato le richieste d'aiuto di coloro che sono stati costretti a fermare le loro attività e che ancora oggi, dopo più di un anno, non sanno cosa gli riserverà il futuro. I nostri emendamenti sono stati elaborati proprio per rafforzare e sostenere le filiere che hanno sofferto più di altre: turismo, sport, ambulanti, servizi, scuole paritarie. A tutte queste categorie servono in tempi rapidi sostegni economici efficaci e che possano essere rimodulati anche in provvedimenti futuri. Per questo Forza Italia ha chiesto, fino al termine della pandemia, uno scostamento di bilancio mensile utile a garantire ossigeno a tutte le categorie che si trovano in situazioni economiche drammatiche. Un ulteriore contributo che potrà mettere in sicurezza tutte quelle attività che hanno resistito coraggiosamente fino a oggi e che rappresentano il cuore produttivo del nostro Paese. In tempo di guerra, se si vuole vincere, non bisogna risparmiare sulle munizioni », ha detto il senatore di Fi Massimo Ferro, componente della commissione Bilancio e responsabile nazionale del dipartimento economia del partito. Sulla stessa linea di pensiero per quanto riguarda lo scostamento di bilancio e il dare un maggiore aiuto al mondo produttivo si schierano positivamente anche le altre forze politiche. Bisogna però ricordare che la questione dei nuovi aiuti per le imprese è solo uno dei temi sul tavolo del governo. Draghi deve infatti lavorare da una parte sul Def (scadenza il 15 aprile) e dall'altra anche sul dl Semplificazioni che al momento è in discussione e sul codice degli appalti. Tema strettamente legato al Recovery fund e al futuro dell'economia italiana. Il Sostegno bis rischia quindi di ritardare e rimanere incastrato in un collo di bottiglia.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
Continua a leggereRiduci