2018-10-02
La Luiss sceglie un renziano, prossimo alla pensione, come direttore di scienze politiche
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Sergio Fabbrini è il nuovo direttore del Dipartimento all'università di Confindustria. Mentre il presidente Vincenzo Boccia strizza l'occhio alla Lega di Matteo Salvini, a Roma l'ateneo è sempre più un feudo dell'ex presidente del Consiglio. Il professore dell'università di Berkeley è un europeista convinto. Tanto che insieme agli europarlamentari dem organizzò la convention di gennaio «Il Futuro si chiama Stati Uniti d'Europa». Paola Severino verso la presidenza nel 2019. Dopo le polemiche sulla possibilità che fosse assegnata una cattedra all'ex direttore del Sole 24 ore Roberto Napoletano, alla Luiss, l'Università di Confindustria, fa discutere la recente nomina di Sergio Fabbrini a direttore del Dipartimento di scienze politiche, la facoltà più importante. L'incarico è stato assegnato la settimana scorsa. Ma i malumori non sono tanto per il nome di un professore stimato e quotato come Fabbrini, quanto per la sua età come per la sua appartenenza politica. Il professore di scienze politiche e relazioni internazionali, infatti, compirà settant'anni il prossimo 21 febbraio, quindi dovrebbe andare in pensione. L'incarico ha una durata di 3 anni, quindi dovrebbe restare in proroga fino al 2021. Il fatto che sorprende è però un altro. Perché in una fase politica con un nuovo governo gialloblu questo incarico così delicato sarà assegnato a un renziano di ferro? Fabbrini è stato infatti, insieme con il professore Roberto D'Alimonte, anche lui professore alla Luiss, uno dei sostenitori dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. D'Alimonte è considerato il padre dell'Italicum, anche se lui stesso ha spiegato a La Verità che dopo un po' i rapporti con Renzi si sono raffreddati. Il docente di Berkeley, editorialista del Sole 24 ore è nel pantheon dei pensatori del pensiero renziano. Fu lui a teorizzare, l'idea - riportata in una biografia sul Foglio diretto da Claudio Cerasa, – che le ultime elezioni fossero comparabili «con quelle che si sono tenute nell'aprile del 1948… in queste ultime la posta in gioco fu la collocazione internazionale dell'Italia mentre, nelle prossime elezioni, sarà la sua collocazione europea. Il risultato elettorale del 1948 consentì all'Italia di rimanere nel mondo occidentale. Il risultato elettorale del 2018 deciderà se l'Italia continuerà a fare parte del gruppo di paesi europei impegnati ad avanzare nel processo di integrazione oppure diventerà la propaggine meridionale di quelli impegnati a contrastare quest'ultima». Fabbrini è uno dei massimi consiglieri di Renzi. E la sua nomina conferma quanto riportato proprio dalla Verità nei giorni scorsi. Mentre una parte di Confindustria inizia a strizzare un occhio alla Lega di Matteo Salvini, come dimostrato dalle parole del presidente Vincenzo Boccia all'assemblea di Vicenza, la parte romana di viale dell'Astronomia cerca di rifugiarsi nella Luiss. Il prossimo anno scade il mandato di Emma Marcegaglia, attuale presidente dell'Università. In teoria quel ruolo dovrebbe spettare al presidente uscente di Confindustria Boccia - scade nel 2020 - ma quanto pare si starebbe già lavorando per nominare l'avvocato Paola Severino, attuale vicepresidente. In sostanza l'Università di Confindustria continua a essere un feudo dell'ex presidente del Consiglio che se a parole sostiene di aver fatto un passo indietro, in realtà è sempre più in prima linea e continua a progettare un futuro da protagonista in politica.
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