2022-04-30
La linea del Vaticano: «Limitarsi alle armi è la soluzione debole»
Il segretario di Stato Pietro Parolin chiede uno «schema di pace». Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky dicono sì al G20, forse l’incontro a novembre.Prosegue lo stallo negoziale nella crisi ucraina. A ribadirlo è stato ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Non ci sono ancora novità sulla via dei negoziati», ha dichiarato, commentando la proposta della Turchia di riprendere i colloqui di Istanbul. Che la situazione resti tesa è stato reso evidente anche dal capo negoziatore ucraino, Mykhailo Podolyak. «Il team di Putin ha lanciato 1.900 missili da crociera contro città ucraine. 1.900 deliberati attacchi barbarici a obiettivi civili con l’unico scopo di uccidere gli ucraini. L’uccisione di massa da parte di missili da crociera è l’essenza del mondo russo. Oggi l’Ucraina, domani l’Europa, dopodomani il mondo», ha twittato. Il processo negoziale è del resto entrato in una fase di ulteriore difficoltà, dopo che, due giorni fa, alcuni missili russi sono stati lanciati su Kiev, durante la visita in loco del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: un attacco che è stato rivendicato ieri dal ministero della Difesa di Mosca. Non si arrestano tuttavia i tentativi diplomatici. Lo stesso Guterres ha twittato ieri che l’«Onu raddoppierà i suoi sforzi per salvare vite umane e ridurre la sofferenza umana». «In questa guerra, come in tutte le guerre, i civili pagano sempre il prezzo più alto», ha aggiunto. Anche la Santa Sede è tornata ad intervenire. «Non lo so se ci sono le condizioni per rimettersi al tavolo. Sarei negativo e pessimista. Ci sono stati tentativi avviati e proposti senza seguito. Penso però che non ci sono alternative. Bisogna continuare a trattare senza precondizioni», ha dichiarato il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. «Non entro nel merito delle decisioni che i vari Paesi hanno preso per l’invio di armi all’Ucraina, che come nazione ha diritto a difendersi dall’invasione subita», ha proseguito, per poi aggiungere: «Dico soltanto che limitarsi alle armi rappresenta una risposta debole». «Sì», ha continuato, «le armi sono una risposta debole, non una risposta forte. Una risposta forte è una risposta che intraprende, cercando di coinvolgere tutti, iniziative secondo lo schema di pace, cioè iniziative per fare cessare i combattimenti, per arrivare a una soluzione negoziata, per pensare a quale sarà il possibile futuro di convivenza nel nostro Vecchio Continente». Il cardinale ha inoltre invocato una «nuova conferenza di Helsinki». Dal canto suo, il direttore della Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, ha esortato a non applicare le categorie spirituali a quelle politiche, criticando la logica secondo cui «il capo dei nemici è il diavolo personificato e il capo dei giusti è la personificazione del bene (o di Cristo stesso)» e attaccando tanto Putin che Biden. Agire in questo modo, ha aggiunto, è «una forma di putinismo». Nel frattempo, l’Indonesia ha invitato al G20 di Bali, in programma per il prossimo novembre, sia Volodymyr Zelensky sia Putin. Nonostante l’opposizione del Pentagono all’invito del leader russo, il presidente indonesiano, Joko Widodo, ha annunciato ieri che entrambi i presidenti hanno accettato di essere presenti al consesso. «Ho ribadito l’importanza di porre fine alla guerra immediatamente», ha detto Widodo. «Ho anche sottolineato che gli sforzi pacifici dovrebbero continuare e l’Indonesia è pronta a contribuire a questi sforzi pacifici. Comprendiamo che il G20 svolge il ruolo di catalizzatore nella ripresa dell’economia globale», ha proseguito. Insomma, il G20 di Bali potrebbe rappresentare la cornice di un incontro tra i leader di Ucraina e Russia: un’ipotesi che, almeno per ora, non è tuttavia detto che si concretizzi. Ricordiamo d’altronde che finora i tentativi turchi di organizzare un vertice tra i due leader sono naufragati. Anche il premier giapponese, Fumio Kishida, ha invocato una cessazione della violenza in Ucraina, pur non risparmiando critiche a Mosca. «Una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale attraverso l’uso della forza e dell’intimidazione, nonché un tentativo di modificare unilateralmente lo status quo con la forza, sono inaccettabili in qualsiasi regione», ha detto, probabilmente con un occhio rivolto alla Cina. L’ambasciata olandese a Kiev è frattanto in fase di riapertura. «Una piccola squadra dell’ambasciata a Kiev lavorerà a stretto contatto con le autorità ucraine e altri Paesi partner», ha detto il ministro degli Esteri olandese, Wopke Hoekstra. «È importante fornire supporto all’Ucraina sul campo», ha aggiunto. Anche il Regno Unito sta riaprendo la propria ambasciata nella capitale ucraina. In tutto questo, la Norvegia chiuderà i suoi confini e porti ai camion e alle navi russi (eccezion fatta per i pescherecci, che saranno esentati dalle sanzioni). Il presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha inoltre avuto un incontro con il primo ministro bulgaro, Kiril Petkov: i due hanno stabilito di rafforzare la cooperazione, assicurando sostegno alla Moldavia, che si trova sempre più sotto pressione per quanto sta accadendo in Transnistria. Tra l’altro, Varsavia e Praga hanno reso noto di voler riprendere i colloqui, in passato abbandonati, per la realizzazione del gasdotto Stork II.
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