2018-10-27
La legge Pillon terrorizza i caschi blu. L’Onu al governo: «Cambiate il testo»
Le Nazioni unite esprimono «profonda preoccupazione» per la riforma dell'affido condiviso. La missiva inviata all'esecutivo chiede modifiche e una risposta entro 60 giorni. Ma il dibattito spetta al Parlamento.A questo punto c'è da pensare che il disegno di legge «Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità», primo firmatario il senatore leghista Simone Pillon, sarà argomento del prossimo G20 in programma a Buenos Aires il 30 novembre. Non vogliamo esagerare, ma se perfino l'Onu si è presa la briga di scrivere al governo italiano sulla faccenda, ci si chiede se questo ddl stia diventando un caso internazionale come la pace nel mondo e il problema della fame.Le signore relatrici speciali delle Nazioni unite, Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, hanno scritto sei pagine fitte all'esecutivo gialloblù per spiegare tutta la loro «profonda preoccupazione» dovuta a queste disposizioni che «potrebbero comportare una grave regressione, alimentando la disuguaglianza e la discriminazione basate sul genere». La proposta di legge per la riforma dell'affido condiviso in caso di divorzio, di cui sono appena iniziate le audizioni in Senato, allarma le Nazioni unite al punto da farle accodare ad altre istituzioni internazionali ultimamente assai impegnate a scrivere missive a Roma.Questa volta la corrispondenza inviata al governo italiano riguarda appunto un disegno di legge che si pone il problema di mettere un po' d'ordine dentro al dramma del divorzio. Certo, le soluzioni proposte da Pillon possono essere discusse, ci mancherebbe, ma che ci si metta perfino l'Onu è davvero singolare. Dobbiamo quindi prendere atto che l'organizzazione che si preoccupa di sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni, in nome anche dell'autodeterminazione dei popoli, interviene su come un Parlamento regolarmente eletto discute sugli assegni di mantenimento o l'assegnazione della casa tra separati. Le firmatarie sollecitano risposta entro 60 giorni, e già che ci sono chiedono delucidazioni anche sugli spazi riservati ad alcune associazioni del mondo femminista nella città di Roma, costrette, dicono le relatrici speciali, a un «giro di vite» dovuto agli sfratti del Comune (che ha cercato di riscuotere affitti non pagati).Il problema di discriminazione di genere che solleverebbe il ddl Pillon, secondo l'Onu, ha tutta l'aria di essere l'ennesima pretesa figlia di una certa ideologia, più che una questione di merito. Se c'è una cosa che il disegno di legge cerca di affrontare, pur con tutte le critiche che possono sollevarsi, è proprio l'introduzione di una certa pariteticità tra padre e madre, soprattutto pensando a interventi giuridici spesso pesanti nei confronti dei padri per quanto riguarda la libertà nei rapporti con i figli.Le preoccupazioni della missiva onusiana riguardano anche casi di violenza presenti nella coppia, in particolare di fronte alla mediazione obbligatoria introdotta dalla proposta Pillon. Ma il punto, per quanto serio, è comunque affrontato anche nel ddl dove all'articolo 11, che affronta la discussa collocazione condivisa, prevede tutele del minore proprio nei casi di: «violenza; abuso sessuale; trascuratezza; indisponibilità di un genitore; inadeguatezza evidente degli spazi predisposti per la vita del minore».Le motivazioni delle due relatrici delle Nazioni unite sono in sostanza le stesse che aveva espresso tanta parte del mondo progressista di casa nostra, per cui la proposta Pillon è da rigettare perché «punitiva e retrograda nei confronti delle donne». In altri termini, si tratta di femminismo e libertà di divorzio, cioè forme spesso ideologiche che il senatore Pillon ha provato a intaccare attraverso una proposta pragmatica, benché molto perfettibile. Eppure, basterebbe guardare in faccia la realtà per accorgersi che il dramma sociale nasce spesso dal fatto che l'istituto del divorzio, in particolare quello «senza colpa», fondato sulla libertà sentimentale come assoluto, mette al centro gli interessi dei minori solo in modo figurato. Perché in realtà oggi ciò che non deve assolutamente essere messo in discussione è il libero amore degli adulti. L'interesse preminente del minore, al di là di tutto, sarebbe quello per cui i suoi genitori non si separassero.