2023-07-28
La Lagarde alza ancora i tassi e continua a spingerci nel baratro della recessione
Aumento di altri 25 punti: «Non sono previsti tagli». Ma l’economia soffoca. Azzerati gli interessi sulle riserve delle banche a Francoforte. Dal «Ft» minacce sul Mes.La Bce tira dritto all’unanimità verso il baratro con l’aumento (per la nona volta consecutiva) dei tassi di interesse di altri 25 punti. Di chiaro, nella strategia dell’Eurotower, resta quindi solo l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% nel medio termine. E di certo c’è solo che a luglio la corsa dei tassi continua con una serie di effetti sull’economia, sulle casse pubbliche degli Stati e sulla vita quotidiana degli europei per l’aumento dei mutui variabili. Su cosa succederà a settembre, invece, la bussola di Christine Lagarde è ancora rotta. «Potrà esserci un rialzo o una pausa, ma una pausa potrebbe non essere per un periodo esteso, perché dipende dai dati», ha detto ieri aggiungendo che «certamente non li tagliamo». E commentando in conferenza stampa con un «decisive maybe», un forse decisivo, la posizione della Bce tra rialzo e pausa. Intanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi dal 2 agosto saranno alzati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%, con effetto dal 2 agosto 2023. In particolare, il tasso sui depositi, che è un parametro di riferimento, è salito allo stesso livello del suo massimo storico raggiunto tra ottobre 2000 e maggio 2001. «L’inflazione continua a diminuire, ma si prevede che rimarrà ancora troppo alta per troppo tempo», evidenzia il consiglio direttivo. L’Eurotower «continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione» della politica monetaria. In particolare, si legge nel comunicato, «le decisioni sui tassi di interesse seguiteranno a essere basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria». L’unica - magra - consolazione, il leggero cambiamento nel linguaggio della Banca centrale che nel comunicato ha sostituito la dichiarazione «i tassi saranno portati a livelli sufficientemente restrittivi» con «i tassi saranno fissati a livelli sufficientemente restrittivi». Alcuni analisti sottolineano, inoltre, che i commenti fatti dalla Lagarde sull’indebolimento della domanda interna e sui segnali di contrazione del mercato del credito lasciano intendere come nelle discussioni del consiglio ci sia stato qualche pressione sul fare una pausa il prima possibile per evitare un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche. Gli ottimisti scommettono, dunque, che la Bce stia spostando le sue comunicazioni dal segnalare ulteriori rialzi dei tassi a concentrarsi sulla necessità del mantenimento della stretta monetaria, impedendo al mercato di scontare tagli prematuri. Piazza Affari ci spera: ieri il Ftsemib ha aggiornato i massimi dal 2008 e ha chiuso la seduta con un +2,13%. Di certo, però, non brinda il comparto del credito: il consiglio direttivo ieri ha infatti deciso di azzerare la remunerazione delle riserve obbligatorie delle banche allo 0% dall’attuale 3,5%. La mossa di non pagare più alcunché sui depositi che gli istituti dell’Eurozona sono obbligati a mantenere presso Francoforte costerà alle banche europee circa 5,4 miliardi di euro in mancati interessi. Allo scorso 20 giugno, riferisce Bloomberg, il sistema bancario europeo aveva depositato presso la Bce, come riserva minima, 165 miliardi, somma sulla quale la Banca centrale paga attualmente un interesse annuo del 3,25%, che equivale a un controvalore complessivo di 5,4 miliardi. Nel frattempo, mercoledì il Financial Times ha pubblicato un’analisi dell’economista tedesco Moritz Kraemer che è anche il direttore dell’agenzia di rating basata a Berlino Scope ratings. Per Kraemer l’Italia è ancora «ossessionata» dalla lettera della Bce del 2011 con cui si attaccava il governo Berlusconi. E poi: «Il rifiuto di ratificare il Mes è un atto irrazionale di autolesionismo», scrive sull’Ft accusando anche Giorgia Meloni di aver rifiutato «la perdita di sovranità implicita» e di «tenere in ostaggio il resto dell’Europa». L’economista aggiunge pure che «l’Italia si comporta come uno che si punta una pistola alla tempia, gridando che se non ottiene ciò che chiede, premerà il grilletto». Infine, come minaccia suggerisce un trattamento speciale per lo Stato italiano se non aderisce al Mes, perché «non è ragionevole che l’Italia possa beneficiare, forse più di ogni altro Paese, dello strumento di protezione» che «consente a Francoforte di acquistare in modo selettivo titoli di Stato di un Paese membro che sta subendo pressioni in vendita ingiustificate» sui titoli del debito sovrano. Insomma, il consiglio - in tedesco - è che se l’Italia non firma, va boicottata.
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