2019-10-18
La guerra al contante rischia di diventare un salasso per il fisco
Più persone useranno le carte e più soldi dovrà sborsare lo Stato con il «cashback». Un paradosso che cela nuove, possibili, tasse.Lotta al contante e più pagamenti digitali. Questo il mantra del governo giallorosso per sconfiggere l'evasione fiscale. Per mettere in pratica l'obiettivo nel documento programmatico di bilancio 2020 è stato previsto il cashback, ossia il rimborso di una parte di quello che si è speso. La percentuale entro cui dovrebbe oscillare è ancora tutta da stabilire ma si pensa che la somma che verrebbe restituita al mese (o ogni tre mesi) oscillerebbe tra il 2 e il 4% degli importi spesi con moneta elettronica. L'importo dovrà essere accreditato direttamente sul conto corrente del contribuente italiano. Significa dunque che più si spende, in modo tracciato, e più si verrà premiati dal governo. Ma anche che godrà di maggiori incentivi chi ha più potere di acquisto e non di certo le fasce più deboli della popolazione. In questo sistema premiale i commercianti dovranno però sobbarcarsi ulteriori spese, una fra tutte la dotazione di un Pos (nel caso in cui non l'avessero). E proprio su questo tema si è scagliata, Marcella Caradonna, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Milano: «Il controllo del contante non può avvenire con un incremento di costi per gli esercenti e gli acquirenti, perché verrebbe percepito come un'iniziativa a favore del sistema bancario. Per perseguire questi obiettivi di controllo, credo sarebbe importante un confronto con noi commercialisti, confronto che non vi è stato neppure per la bozza del dl fiscale». Oltre a queste implicazioni, che sono di immediato riscontro, c'è poi il fatto che il cashback rappresenta un potenziale onere per lo Stato, che dovrà restituire una percentuale tra il 2 e il 4% su ogni spesa che i cittadini italiani faranno. E il paradosso è che questa copertura dovrà essere tanto più alta, quanto più la misura avrà successo. Più infatti i cittadini inizieranno a usare i pagamenti digitali, più lo Stato dovrà rimborsare somme e quindi reperire altre risorse per non andare in perdita. Ma dunque, dove si andranno a prendere i soldi? Al momento la risposta non c'è. È circolata l'idea, poi stroncata dalle critiche, di una tassazione sui prelievi in contanti. Altrimenti si potrebbero aumentare le spese sul circuito digitale dei pagamenti (un ulteriore controsenso). In ultima istanza, la più probabile, è anche l'ipotesi di trovare le risorse attraverso nuove tasse. Ma le misure per combattere l'evasione non finisco qua, perché per incentivare ulteriormente l'uso dei pagamenti elettronici tracciati si è anche pensato di introdurre una lotteria nazionale degli scontrini. Dal 1° gennaio del 2020, quando si acquistano beni o servizi da un commerciante, si potrà chiedere di partecipare alla lotteria degli scontrini che prevede «premi speciali, per un ammontare complessivo annuo non superiore a 45 milioni di euro». E questo sarà possibile perché dal 2020 tutti i commercianti (anche i più piccoli) dovranno emettere lo scontrino elettronico, il fratello della fattura elettronica. Si tratta dunque di inviare telematicamente i dati giornalieri di quanto fatturato all'Agenzia delle entrate. Il cliente che si recherà in negozio riceverà dunque lo scontrino elettronico, e se in quel momento decide di voler partecipare alla lotteria degli scontrini il commerciante dovrà chiedere ulteriori dati, come il codice fiscale. Questi, insieme al pagamento fatto, verranno poi inoltrati all'Agenzia delle entrate. Si dovrà dunque rinunciare a parte della propria privacy per poter tentare di vincere il monte premio dello Stato. Altra novità presente nel dl fiscale, e che va a far parte del pacchetto di misure per sconfiggere l'evasione, sono le sanzioni per tutti quei commercianti che non accettano pagamenti digitali. È stata infatti prevista una sanzione di 30 euro «aumentata del 4% del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l'accettazione del pagamento con carte». La percentuale è stata inserita, spiegano nel dl fiscale «nel rispetto del principio di proporzionalità, a seconda della diversa entità delle transizioni rispetto alle quali viene rifiutato il pagamento con strumenti elettronici». Ma non finisce qua perché ad accompagnare queste misure c'è anche l'art 17 del dl fiscale che abbatte il tetto dei 3.000 euro per i contanti, previsto fino ad oggi. E dunque per i primi due anni (2020-2021) si potrà pagare in contanti fino a 2.000 euro, nel 2022 si scenderà a 1.000 euro. L'abbassare la soglia dei contanti è una mossa che era già stata fatta dal governo Monti (soglia massima 1.000 euro). Fu poi Renzi nel 2016 ad alzare la soglia a 3.000 euro.