La «permacrisi» sanitaria diventa occasione per rafforzare lo Stato di sorveglianza. Lo scrive la stessa Commissione nel suo primo rapporto su come prepararsi alle future calamità. Confondendo disinformazione e controinformazione si chiede aiuto anche alla Nato.
La «permacrisi» sanitaria diventa occasione per rafforzare lo Stato di sorveglianza. Lo scrive la stessa Commissione nel suo primo rapporto su come prepararsi alle future calamità. Confondendo disinformazione e controinformazione si chiede aiuto anche alla Nato.Ursula von der Leyen l’aveva detto: siamo nell’«era delle pandemie». E poiché la Cina ci indigna, ma poi la imitiamo, l’Europa si comporta come se la minaccia sanitaria perenne - la «permacrisi», da definizione Oms - rappresentasse un’occasione per rafforzare lo Stato di sorveglianza. La Commissione lo mette nero su bianco nel suo primo rapporto sulla «preparedness» alle future calamità, l’altra parola d’ordine che si aggiunge alle gettonatissime «resilienza» e «sostenibilità». Ecco cosa serve all’Ue, secondo il punto 10 del documento: «Un approccio più coordinato ed elaborato all’informazione inaccurata e deviata». Quest’anno è stata già creata un’agenzia per contrastare la diffusione delle bufale. E intanto, Bruxelles «lavora a stretto contatto con gli Stati membri», i «partner internazionali», inclusa la Nato, «la società civile e l’industria». In una fase in cui i rapporti con la Russia, maestra di disinformacja, sono tesi, è comprensibile che l’Occidente alzi delle barriere. Il problema sorgerebbe se, anziché limitarsi a neutralizzare la guerra ibrida di Mosca, gli eurocrati approfittassero delle emergenze, belliche o mediche, per metter su un ministero della verità. Preoccuparsi è legittimo, a leggere le rivelazioni del Financial Times. Secondo il quotidiano londinese, il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha lanciato un ultimatum al proprietario di Twitter, l’eccentrico magnate americano Elon Musk: rimàngiati il liberi tutti sui contenuti dei post e il reintegro degli account bannati, rei di aver pubblicato fake news o aver pronunciato «discorsi d’odio»; accetta un «audit indipendente approfondito»; oppure ti oscuriamo la piattaforma. Si badi: quella che garantisce la facoltà di scrivere qualsiasi cosa passi per la testa agli utenti è una politica discutibile. Tra il puro caos e la censura integrale ci sono delle sfumature. Ma diciamo che, in uno spettro che va dall’anarchia alla mordacchia, in Europa hanno quasi pronti i bavagli. Breton fa riferimento alle linee guida del Digital services act, approvato a ottobre, che impongono ai social network di rimuovere l’hate speech e di escludere annunci pubblicitari calibrati in base alle convinzioni politiche degli iscritti. Il punto è che i confini tra regole e paternalismo sono labili. Dopo l’invasione dell’Ucraina, ad esempio, l’Europa ha bloccato i canali vicini al Cremlino, tipo Russia today. Von der Leyen non ci considera abbastanza maturi per distinguere da soli i fatti dalla propaganda? E allora, con che faccia potremmo raccontare a Xi Jinping che noi siamo liberali, mentre lui, tiranno, ha blindato l’Internet nazionale? Ancora: c’è differenza tra chi sostiene che, insieme ai vaccini anti Covid, ci vengano iniettati dei microchip e chi, attingendo a ricerche accreditate, contesta i dogmi degli esperti governativi? Twittare che i vaccini hanno effetti collaterali deve portare a essere monitorati dall’intelligence Nato? Può sembrare parossistico. Però, alle condizioni attuali, i social, affidandosi a certi fact checker molto politicamente orientati, confondono disinformazione e controinformazione. E puniscono contenuti non allineati, benché documentati e veridici. Non rassicura il fatto che la lotta alle fake news sia stata infilata in un documento Ue che riguarda il grado di preparazione alle pandemie: insieme a scorpacciate di farmaci a mRna, ci dobbiamo «preparare» a tappare la bocca alla gente?Aggiungiamo che la disturbante deriva dirigista della Commissione potrebbe innescare schermaglie con gli Usa: contromisure drastiche nei confronti di Musk, probabilmente, non passerebbero inosservate alla Casa Bianca, sia pure quella abitata dal democratico Joe Biden. Il miliardario rassicura sulle sue intenzioni di aderire alle normative, ma Bruxelles gli contesta i licenziamenti di massa, che lo avrebbero privato dell’organico necessario per applicarle. Ci sarà un pizzico di pregiudizio ideologico, nel proposito di mettere becco persino sulle scelte riguardanti il personale di un’azienda privata? C’entreranno qualcosa il ripristino dell’account di Donald Trump e l’endorsement di Musk al repubblicano Ron DeSantis?D’altronde, che i social, con le loro miniere di dati, siano destinati ad attrarre un crescente interesse da parte di governi alle prese con società turbolente, scontente e alle quali vogliono somministrare «grandi reset» indigeribili, lo prova il caso di Meta. L’Inc., che controlla Facebook e Instagram, dedica una pagina alle richieste di accesso alle informazioni degli utenti da parte delle autorità pubbliche. La loro frequenza è aumentata con il volume di traffico sulle piattaforme. In Italia, ha raggiunto il picco nel primo semestre del 2021. Cioè, in concomitanza con i mesi più caldi della campagna vaccinale. Sia chiaro: principalmente, Meta trasmette i dati se di mezzo ci sono indagini per reati. Nulla prova che collabori a perseguitare i dissidenti. Tuttavia, un prurito ci viene: lo strumento che crei, un giorno, può essere usato per i motivi sbagliati. Come fa il regime di Xi. E se la Cina fosse più vicina di quanto crediamo?
Ansa
Dimenticata la «sensibilità istituzionale» che mise al riparo l’Expo dalle inchieste: ora non c’è Renzi ma Meloni e il gip vuole mettere sotto accusa Milano-Cortina. Mentre i colleghi danno l’assalto finale al progetto Albania.
Non siamo più nel 2015, quando Matteo Renzi poteva ringraziare la Procura di Milano per «aver gestito la vicenda dell’Expo con sensibilità istituzionale», ovvero per aver evitato che le indagini sull’esposizione lombarda creassero problemi o ritardi alla manifestazione. All’epoca, con una mossa a sorpresa dall’effetto immediato, in Procura fu creata l’Area omogenea Expo 2015, un’avocazione che tagliò fuori tutti i pm, riservando al titolare dell’ufficio ogni decisione in materia.
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Dopo il Ponte tocca ai Giochi. Per il gip sarebbe «incostituzionale» il decreto con cui il governo ha reso «ente di diritto privato» la Fondazione Milano-Cortina. Palla alla Consulta. Si rifà viva la Corte dei Conti: la legge sugli affitti brevi favorirà il sommerso.
Da luglio la decisione sembrava bloccata nei cassetti del tribunale. Poi, due giorni dopo l’articolo della Verità che segnalava la paralisi, qualcosa si è sbloccato. E così il giudice delle indagini preliminari Patrizia Nobile ha accolto la richiesta della Procura di Milano e ha deciso di rimettere alla Corte Costituzionale il decreto legge del governo Meloni che, nell’estate 2024, aveva qualificato la Fondazione Milano-Cortina 2026 come «ente di diritto privato». La norma era stata pensata per mettere la macchina olimpica al riparo da inchieste e blocchi amministrativi, ma ora finisce sotto la lente della Consulta per possibile incostituzionalità.
Il ministro della giustizia libico Halima Abdel Rahman (Getty Images)
Il ministro della giustizia libico, Halima Abdel Rahman, alla «Verità»: «L’arresto del generale dimostra che il tempo dei gruppi armati fuori controllo è finito e che anche la Rada deve sottostare al governo di Tripoli». Pd e M5s attaccano ancora l’esecutivo. Conte: «Italia umiliata».
Il caso di Osama Almasri Anjim, arrestato e rinviato a giudizio delle autorità libiche ha scatenato una dura polemica politica fra governo e opposizione. L’ex capo di una delle più potenti milizie di Tripoli a gennaio scorso era stato rimpatriato con un volo di Stato dopo essere stato arrestato in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Il governo aveva motivato il suo allontanamento con la pericolosità del soggetto, che era stato accolto a Tripoli da centinaia dei suoi fedelissimi con bandiere e scariche di kalashnikov.
Ansa
Raid Idf contro Hezbollah. Witkoff: «Il Kazakistan aderirà agli Accordi di Abramo».
Uno dei principali esponenti di Hamas, Moussa Abu Marzouk, ha rivelato che la sua organizzazione e l’Autorità nazionale palestinese (Anp) hanno raggiunto un’intesa preliminare per la creazione di un comitato provvisorio incaricato di gestire la Striscia di Gaza in nome dell’Anp. La notizia, riportata dal Times of Israel, segna un possibile punto di svolta nella complessa governance dell’enclave palestinese, sebbene permangano numerose incognite. Secondo quanto dichiarato da Abu Marzouk all’emittente amica Al Jazeera, il nuovo organismo avrebbe la responsabilità di sovrintendere ai valichi di frontiera e di coordinare le forze di sicurezza locali, sotto la presidenza di un ministro dell’Anp.






