2024-10-23
La giunta Sala tira dritto: «Servono più piste ciclabili»
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Nonostante le polemiche per l'indagine a carico dell'ex assessore alla Mobilità Marco Granelli, dopo la morte di una ciclista in via Francesco Sforza, l'attuale assessore Arianna Censi spiega alla Verità: «Il nostro obiettivo è quello di aumentarle». La giunta di Milano di Giuseppe Sala tira dritto sulle piste ciclabili in città. Nonostante le polemiche per l’indagine a carico dell’ex assessore Marco Granelli, indagato per la morte di una ciclista tra via Francesco Sforza e corso di Porta Vittoria nel 2023, e nonostante il nuovo codice della strada potrebbe rivedere la modalità di realizzazione delle piste, palazzo Marino non prevede di modificare o ridurre gli attuali 328 km di itinerari ciclabili. «Rispetto al nuovo codice della strada confido nel buon senso – spiega alla Verità Arianna Censi, assessore alla Mobilità del comune di Milano-. Non siamo l’unica città ad avere questo problema. Tutte le città in Italia lo hanno, confido quindi in una soluzione condivisa che non vada a stravolgere il lavoro fatto fino adesso. Non vogliamo cancellarle. Il nostro obiettivo resta quello di implementare e aumentare ancora di più il numero di ciclabili per rendere la città ancora più sostenibile». Il capoluogo lombardo, come detto, è dotato di una rete di 328 chilometri di itinerari ciclabili. Con itinerario, fanno sapere dall’assessorato, si intende un percorso continuo e diretto, costituito da diverse tipologie a seconda della caratteristica della strada in cui si interviene. Ce ne sono di diverse. Dalle piste ciclabili in struttura, che al momento sono il 36% del totale, alle corsie in segnaletica, il 24 %, fino ai percorsi promiscui con pedoni che costituiscono il 18% o con veicoli che in questo caso devono essere soggetti a limitazioni di velocità come le aree 30, che sono il 22%. In pratica, se il nuovo codice della strada dovesse intervenire sul tema si può calcolare che potrebbero essere cancellati circa 80 chilometri, anche se è un calcolo molto approssimativo. La riforma, infatti, potrebbe prevedere il bando per le cosiddette bike lane ossia i percorsi per le biciclette che vengono realizzati con una semplice segnaletica sull’asfalto. In questo modo la pista ciclabile è separata dal resto della carreggiata. Il costo è basso, ma restano i rischi per ciclisti e automobilisti. È dal 2020 che il sistema di realizzazione delle piste ciclabili è cambiato. Nel decreto rilancio del maggio di quattro anni fa, infatti, aveva previsto appunto la “corsia ciclabile”, «una parte longitudinale della carreggiata, posta a destra, delimitata mediante una striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, idonea a permettere la circolazione sulle strade urbane dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede». La norma aveva incrementato la realizzazione dei percorsi, ma anche i rischi per ciclisti. Non a caso nella chiusura delle indagini per la morte della donna in via Francesco Sforza, gli inquirenti avevano evidenziato come la pista dove era avvenuto l’incidente era stata realizzata come parte di un piano per incentivare la mobilità sostenibile. Per la procura la progettazione presentava gravi carenze, tra cui la disorganizzazione nella disposizione della segnaletica che avrebbe contribuito a rendere l’incrocio particolarmente pericoloso per ciclisti e pedoni, rendendo la corsia ciclabile non conforme alle norme di sicurezza. Nei mesi scorsi alcuni comitati avevano criticato palazzo Marino per i ritardi sulla realizzazione dei percorsi viabilistici. In particolare, quello che riguarda il Ponte della Ghisolfa, una strada molto pericolosa. A quanto pare i lavori dovranno incominciare nel 2025, mentre a settembre è stata dipinta una prima striscia bianca con una riduzione della carreggiata per le auto.
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