2019-03-15
La gaffe sull’Ue è della maestrina Gruber
La giornalista bacchetta Claudio Borghi a «Otto e mezzo»: «La Spagna non è fondatrice dell'Europa unita». Ma aveva ragione il leghista. I giornali, tuttavia, si schierano con lei e fanno passare per fesso l'interlocutore, perché quelli di sinistra non possono sbagliare.Lilli Gruber è una maestrina dalla penna rossa che non ama essere contraddetta. Siccome il suo cuore batte a sinistra, è convinta di essere sempre dalla parte della ragione e dunque, se qualcuno si permette di dubitarne, interrompendola o contestandola, dispensa bacchettate senza pensarci due volte. Lo ha fatto anche l'altra sera, nella trasmissione che conduce su La 7, riservando staffilate al leghista Claudio Borghi. L'onorevole, che è presidente della commissione Bilancio della Camera, stava parlando di fondi europei, per spiegare come l'Italia paghi di più di quanto riceva. Ma appena si è azzardato a varcare il confine di questo argomento, Lilli, che vanta un passato da europarlamentare del Pd ed evidentemente ritiene di avere il curriculum giusto per dare lezioni, lo ha fulminato: «Noi paghiamo perché siamo fondatori e come tutti i fondatori siamo contributori netti», ha sentenziato con un tono che non ammetteva repliche. Purtroppo, il parlamentare-economista non ha capito chi aveva di fronte e ha osato ribattere, obiettando che un Paese come la Spagna, pur essendo tra i fondatori dell'Unione Europea, non dà più di quanto riceva. Apriti o cielo. Alla rossa del piccolo schermo è saltata la mosca al naso e prima che Borghi potesse concludere il suo discorso, lo ha interrotto stabilendo che la Spagna non è tra i Paesi fondatori dell'Ue, ma si è aggiunta dopo. Poteva essere finita lì, anche se Lilli dava già segno di nervosismo, e invece no, perché l'onorevole padano ha voluto insistere e ribadire che l'Europa dei dodici, quella che poi ha preso la denominazione di Unione, fu fondata anche con il contributo di Madrid. Il cerone deve aver coperto il colorito purpureo di Lilli, ma se la carnagione è rimasta marmorea, chi guardava la tv da casa ha intuito che la conduttrice era furente. Così, prima ha fermato il leghista sostenendo che «l'Europa non è iniziata a dodici, come lei sa», poi, dato che quell'altro non dava segni di pentimento e non rinunciava all'idea che l'Ue fosse nata anche con il contributo spagnolo, lo ha invitato a studiare: «Se decide lei come va letta o non va letta la storia, quali pezzetti prendere e quali non prendere…».Borghi avrebbe dovuto capire che non era aria, ma l'uomo, al contrario, si è messo a spiegarle che un conto è la Ceca (la Commissione europea del carbone e dell'acciaio, ndr), un altro l'Unione Europea. Peggio di così ovviamente non poteva fare, perché a quel punto Lilli la rossa ha perso la pazienza. Prima ha rimproverato il leghista con un «Non bisogna raccontare bugie» poi, con fare stizzito, lo ha invitato per la prossima volta a portarsi le carte in trasmissione e a non consultare il telefonino: «Perché sennò non riesce ad ascoltare chi le fa le domande e poi non sa rispondere». Il tono era quello della professoressa che coglie lo studente impreparato e lo bacchetta per bene, rimandandolo a sedersi al suo posto.Peccato che, nonostante l'aria sostenuta da maestrina della penna rossa, Lilli avesse torto. Sì, proprio così: il leghista Borghi stava dicendo cose esatte e quella che «raccontava bugie» e «non sapeva rispondere» era lei, la conduttrice salita in cattedra. Per rendersene conto basta leggere il trattato sull'Unione Europea, che è cosa diversa dalla Ceca e dalla Cee, ossia dalla Comunità economica europea. L'Ue nasce il 7 febbraio del 1992, con la firma del trattato sull'Unione Europea, e a sottoscrivere quell'atto, che entrerà in vigore nel 1993, sono dodici Paesi, tra i quali Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Gran Bretagna. Ma ammettiamo anche che la maestrina abbia fatto confusione fra Ue, Ceca e Cee, senza sapere la differenza fra le tre, e abbia usato a sproposito un tono arrogante che non aveva motivo di tenere. Ciò però che è peggio, è la convinzione che i Paesi fondatori debbano pagare più degli altri, come la Gruber ha sentenziato con sufficienza. La cosa è semplicemente falsa, perché, oltre all'Italia, a essere contributori netti sono Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Svezia, Austria, Danimarca e Finlandia, cioè una serie di Paesi che non facevano parte del nucleo che fondò la Ceca, ma nemmeno erano tra quelli che all'inizio diedero vita all'Ue. Quindi, nonostante il tono assertivo, Lilli ha detto una doppia sciocchezza. Fin qui lo scivolone, che può capitare a tutti, anche a chi abbia grande considerazione di sé, e che dunque va compreso. Ciò che invece è assolutamente imperdonabile è il modo con cui ieri molti giornali, a partire dal Corriere della Sera (stessa parrocchia de La 7) hanno usato per raccontare lo scontro. Invece di dire che la Gruber aveva torto, alla fine hanno fatto passare il concetto che il fesso fosse il leghista. Perché è ovvio, uno di sinistra non può sbagliare, può solo pontificare. Proprio come fece tempo fa Gianni Riotta, che in tv spiegò al professor Antonio Maria Rinaldi che l'articolo 1 della Costituzione non attribuisce la sovranità al popolo. Già. La attribuisce a loro: a Gruber & Riotta. La sovranità di raccontare ciò che piace a loro.