2019-10-28
La furia manettara con gli evasori serve a mettere in fuga le imprese
La stretta grillina è inutile senza la riorganizzazione complessiva del sistema erariale.AvvocatoConclusosi a Stresa l'annuale forum della fondazione Iniziativa Europa, presieduta dal professor Michele Vietti, autorevole interprete e conoscitore dei fatti di questa amata povera Patria, sono degni di nota alcuni spunti, escludendo il confronto tra i partiti politici, che pure ha impegnato i tanti esponenti di spessore intervenuti.Sicuramente è consigliabile favorire e incentivare l'uso di metodi di pagamento diversi dal contante. Allo stesso modo è consigliabile fare il possibile per debellare l'evasione fiscale, stimata in Italia a livelli insostenibili, vergognosi. Ma riflettiamoci. L'entità imbarazzante, la diffusione e le stime del valore di imposta evasa da decenni in Italia attestano clamorosamente il fallimento del sistema utilizzato fino ad oggi, inclusa la minaccia del carcere, argomento attuale, ma noto già dal 1982. Una prima riflessione: siamo tra i pochi ordinamenti moderni che non hanno una magistratura tributaria specializzata, abbiamo i giudici tributari che fanno altro nella vita e che si dedicano nei ritagli di tempo a fare sentenze tributarie, pagate meno di 30 euro. La cosa ancora più aberrante è che questa «magistratura speciale» dipende funzionalmente dal Mef, ovvero da una delle due parti del processo tributario. A ciò si aggiunga una legislazione tributaria caotica, fluida, di non immediata comprensione e livelli di pressione fiscale inumana.Con queste premesse si vuole oggi non solo ampliare il ventaglio delle ipotesi del carcere per i reati tributari, ma addirittura aumentare le pene minime, e dulcis in fundo aggredire economicamente il patrimonio delle imprese utilizzando, sanzioni economiche, sequestri per equivalente e confische. Viviamo l'epoca dell'abdicazione definitiva ed irreversibile della classe politica. Queste riforme (vedi anche la spazza-corrotti e la «cancellazione della prescrizione») sono dettate dalla magistratura requirente, i cui importanti esponenti sono consulenti e tutori del ministro in carica, e si vede. Verrebbe da dire al ministro Alfonso Bonafede di rileggere la fine che fa la rana con lo scorpione nella favola di Esopo.Infine, non esiste in natura la premeditata violazione alla base del reato tributario nei confronti delle multinazionali; le contestazioni che nascono al mutare di una norma di riferimento o semplice interpretazione della Agenzia delle entrate non hanno nulla a che fare con il dolo del reato tributario o la volontaria aggressione alla norma penale. Una multinazionale pianifica tutto, in dettaglio, sulla base di una normativa vigente e di standard di riferimento validi in tutto il mondo, proprio perché opera in decine di diversi sistemi giuridici. Così pure pianifica al decimale il livello di imposta che si aspetta dal mercato italiano, ancora prima che si avvii lo stabilimento di produzione o la piattaforma Web. Dunque la volontà delinquenziale della multinazionale non esiste ma purtroppo oramai a causa di un tessuto normativo volutamente scadente e lacunoso, e di interlocutori scadenti o delegittimati, a nessuno importerà più della «prova» della colpevolezza nella contestazione del reato tributario, neanche paradossalmente alla multinazionale americana o tedesca, colpita dal processo penale sorto per una diversità di interpretazione della norma. Aspetteranno di pagare il conto, sopravvivere e trasferirsi definitivamente lontano dal Bel Paese. Ben presto saremo messi in quarantena, un luogo da evitare per non ricevere tossine ad alto rischio letale per le grandi produzioni.Caro avvocato Bonafede, occhio al veleno dello scorpione.