2022-01-18
La Francia parte in quarta per rompere l’austerità. Ma la Germania non molla
Riecco le spaccature sul patto di stabilità. Roma in scia a Parigi sull’onda del trattato del Quirinale. E giovedì il Cdm valuterà un altro scostamento per ristori e caro bollette. Pronti e via. L’Eurogruppo consolida subito le spaccature. Viene prima la crescita dell’economia o viene prima la stabilità delle finanze pubbliche? A sentire le dichiarazioni dei ministri finanziari dell’area euro appare chiara la riacutizzazione dei vecchi contrasti che hanno segnato per anni le discussioni europee sul patto di stabilità. Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha sintetizzato la sua posizione indicando che «la crescita viene prima della stabilità», mentre il suo omologo tedesco Christian Wolfgang Lindner, alla prima apparizione pubblica a Bruxelles, ha sostenuto sostanzialmente il contrario. Il responsabile comunitario dell’Economia, Paolo Gentiloni, ha nuovamente invitato a evitare, appunto, i vecchi contrasti (ideologici) fra frugali e flessibilisti a oltranza per tenere conto invece della situazione reale dell’economia europea dopo il Covid e all’inizio di una corsa forzata alla transizione digitale e soprattutto ecologica nello spazio di una generazione e mezzo. L’invito di Gentiloni è ovviamente caduto subito nel vuoto.Le Maire è apparso sbrigativo e probabilmente alludeva alla necessità di rovesciare gli elementi del binomio patto di stabilità e di crescita anteponendo la seconda alla prima. Lindner dal canto suo ha semplicemente confermato l’approccio tedesco classico, aggiungendo solo che occorrerà trovare «un equilibrio intelligente fra debito e investimenti». In sostanza non c’è molto di nuovo rispetto al solito: le carte sui dettagli della riforma possibile restano ancora coperte. La cosa certa è che il vero negoziato sulle regole di bilancio decollerà solo a giugno (dopo il voto per le presidenziali francesi che si terrà ad aprile), quando sul tavolo ci sarà la proposta della Commissione europea. La quale, prima di presentarla, si accerterà che esista tra i governi una griglia di cambiamenti generalmente condivisa. Giusto per dovere di cronaca, al dibattito ieri si sono aggiunte anche Austria e Olanda. Il ministro di Vienna Magnus Brunner conferma di voler farsi alfiere dei frugali rubando il ruolo all’Olanda (che ha un nuovo governo sempre diretto dal liberale Rutte) ricordando che il debito è sempre debito per cui occorre tornare alle regole sospese per la pandemia. A partire da gennaio 2023. L’anno scorso, il suo predecessore aveva firmato con altri sette colleghi di Danimarca, Lettonia, Slovacchia, Olanda, Finlandia, Repubblica Ceca e Svezia, una lettera per annunciare la formazione di una «coalizione di responsabili» contro «una riforma affrettata del patto di stabilità». Gli otto sostenevano che è meglio occuparsi della qualità invece che della velocità nel riformare le regole: «L’attuazione a lungo termine dell’attuale politica del debito (in consistente aumento, ndr) invierebbe il segnale sbagliato sia ai mercati che la stabilità dell’Europa. Solo «le politiche di bilancio sostenibili hanno la capacità di creare margini di manovra per le generazioni future e costituiscono anche la migliore preparazione per affrontare le crisi future», spiegano da Vienna. Per questo motivo, «la riduzione dei disavanzi di bilancio eccessivi e degli elevati livelli di indebitamento deve restare un obiettivo comune». Al di là dell’esito e di quanto si diranno oggi i ministri convocati per l’Ecofin, a spaccare gli equilibri è ormai la Francia. Roma si colloca in scia. D’altronde qui subentra il trattato del Quirinale. Nessuna decisione verrà sottoposta nei consessi Ue senza che prima non abbia passato il vaglio delle commissioni congiunte e degli sherpa in contatto costante tra Roma e Parigi. D’altronde uno degli obiettivi dell’accordo firmato a novembre in grande segreto è proprio questo. Formare una camera di compensazione per limitare il potere di invasività di una Bruxelles con eccessivo accento tedesco. Capiremo come funzionerà il patto ancor prima di giugno. I temi caldi sono inflazione e rincaro energetico. Insistere sulla transizione secondo lo schema del Next generation Eu vorrà dire peggiorare la situazione. Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, ha capito che politicamente ha la convenienza ad alzare l’asticella delle richieste. Ieri ha avanzato l’idea di uno scostamento da 50 miliardi (mentre a oggi sul tavolo ne sono disponibili meno di 3) con l’obiettivo di anticipare le questioni pratiche rispetto alle decisioni che l’Eurogruppo porrà a giugno e al tempo stesso si porta avanti. Giovedì si terrà il Cdm sui ristori o su un nuovo intervento per calmierare le bollette. Il caro energetico sarà in ogni caso il tema che farà cadere il governo o ne farà nascere uno nuovo. Facendo dell’energia il collante che è stata la pandemia per altri motivi. Solo che in questo caso a menare le danze sarà Parigi. A noi finché i francesi fanno da ombrello rispetto ai tedeschi può anche andare bene. La domanda è sempre e solo una. Cosa vorranno in cambio.
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