2021-04-21
La donna velata a Macron: «Mio figlio mi ha chiesto se i francesi ci sono davvero»
Paradosso transalpino: ora sono gli immigrati a lamentarsi dei pochi autoctoni nei quartieri. Ma il presidente non sente ragioni: «Dobbiamo decostruire la nostra storia»I francesi che si lamentano per i troppi stranieri? Una fase già superata. Adesso, in Francia, sono addirittura le persone di origine straniera che vorrebbero un po’ più di francesi nel loro quartiere. Un ribaltamento dei ruoli che, se non nascondesse una realtà drammatica, sarebbe quasi degno di una commedia degli equivoci. Il fatto emblematico è accaduto a Montpellier, dove lunedì pomeriggio Emmanuel Macron ha compiuto una visita che ha già il sapore del tour elettorale (nell’aprile del 2022 si voterà per eleggere il nuovo presidente della Repubblica). Qui, nel quartiere difficile de La Mosson, a Nord-Ovest della città, dove il 58% dei 22.000 abitanti vive sotto la soglia di povertà e dove la presenza immigrata è ormai debordante, Macron si è fatto un giro - non previsto nel programma - in un parcheggio sotterraneo dove a febbraio si era installata una gang di spacciatori armata, fino alla recente operazione di polizia che ha smantellato la banda. Scambiando quattro parole con i residenti, il presidente francese si è trovato a interloquire con Naima Amadou, donna velata apparentemente di origine straniera e consigliera di quartiere, che gli ha detto: «Mio figlio, che ha 8 anni, mi ha chiesto se il nome Pierre esistesse veramente o se fosse una cosa che si trova solo sui libri. Questo mi ha choccata, è veramente grave. Ci vuole più mescolanza nel quartiere». La donna ha anche raccontato di aver messo sua figlia in una scuola privata, seppur più lontana da casa sua, per poter ritrovare l’atmosfera multiculturale «della scuola della Repubblica che ho conosciuto nella mia infanzia». La parola chiave, qui, è mixité, grazioso eufemismo che vorrebbe indicare una colorata varietà di etnie e culture ma che, nella realtà prosaica, coincide spesso con la pura e semplice espulsione della popolazione autoctona, tant’è che nella Francia del 2021 un bambino può chiedersi se esistano davvero suoi coetanei di nome Pierre. La candida ammissione della mamma di Montpellier, benché motivata da una preoccupazione genuinamente «repubblicana», costituisce in realtà una indiretta conferma, da fonte non sospetta, che quelle sulla sostituzione di popolo non sono chiacchiere in libertà di pochi cospirazionisti. Con la differenza che quando è una donna velata ad affermare che non si trovano più francesi nel suo quartiere, Macron la ascolta in religioso silenzio, quando invece è un intellettuale identitario ad affermare la stessa cosa finisce sotto processo per incitamento all’odio. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro delegato per la Cittadinanza, Marlène Schiappa, secondo cui «quella madre ha già detto tutto con quella frase» che esprimeva «il bisogno di mescolarsi e incontrarsi». Poi si è lanciata in un parallelo più che ardito: «A 6 o 7 anni abbiamo dei ragazzini che non hanno mai incontrato un Pierre nella loro vita e anche dei ragazzini che non hanno mai incontrato un Mohammed nella loro vita». Era difficile fraintendere maggiormente la morale della vicenda... Solo qualche giorno fa, la Schiappa si era trovata a dover condannare un altro episodio di mixité applicata: in un video che aveva fatto il giro dei social, una donna bianca veniva scaraventata con noncuranza giù dalle scale della metropolitana da un extracomunitario, peraltro in un contesto in cui l’unica francese de souche era la vittima, tutti i presenti essendo invece di origine africana. «Molestie di strada + aggressione fisica rivoltante», aveva twittato il ministro, chiedendo che l’autore venisse identificato ed esprimendo solidarietà alla donna. Anche se il ministro delegato ha usato un gergo che suggerisce di classificare il gesto come afferente all’odioso patriarcato, piuttosto che al caos migratorio, è evidente che è il tema della sicurezza, dell’immigrazione e dei vari separatismi etnoreligiosi che sarà al centro della prossima campagna presidenziale. Proprio a l’Hérault, cioè il dipartimento in cui si trova Montpellier, aveva fatto scandalo in questi giorni una circolare in cui si sarebbero invitate le forze dell’ordine a una maggiore tolleranza nei confronti dei fedeli musulmani che, per celebrare il ramadan, avessero infranto il coprifuoco. Quanto a Macron, in questi anni ha mostrato una certa ambiguità sul tema immigratorio, talvolta gareggiando con Marine Le Pen sul terreno identitario, con prese di posizione anche dure (il giornalista Marc Endeweld, nel suo saggio Le grand manipulateur, ha del resto parlato di un Macron che in privato si esprimerebbe come gli intellettuali anti immigrazione Éric Zemmour o Renaud Camus). In altre occasioni, il presidente ha invece mostrato orientamenti opposti, al limite dell’etnomasochismo. Quella presente deve essere una fase di quest’ultimo tipo, se è vero che Macron, intervistato qualche giorno fa dall’americana Cbs, ha affermato di volersi impegnare per «decostruire la nostra stessa storia». Un’espressione che richiama i programmi dell’estrema sinistra antirazzista, aprioristicamente ostile all’identità francese ed europea in quanto tale. Insomma, l’identità dei bambini di nome Pierre.