2019-09-14
La Corte inglese prende tempo per decidere se Tafida deve morire
Ultima udienza di un processo durato cinque giorni, ma il giudice Alistair MacDonald ha chiesto ancora qualche settimana prima di spegnere la ventilazione artificiale. O consentire il trasferimento della piccola a Genova.L'attesa non è ancora finita per i genitori di Tafida Raqeeb, la bimba di cinque anni colpita a febbraio da un aneurisma e ai quali i medici del Royal London hospital vorrebbero spegnere la ventilazione artificiale. Ieri pomeriggio si è tenuta l'ultima udienza di un processo durato cinque giorni, ma il giudice Alistair MacDonald ha chiesto altro tempo. Forse anche qualche settimana, per rivedere a fondo la documentazione medica, esaminare le prove presentate, valutare tutti gli aspetti e decidere se consentire il trasferimento della piccola all'ospedale Gaslini di Genova, come chiede la famiglia, o lasciarla a Londra, a morire. Quello della bimba inglese è un caso complesso e delicato. Ieri pomeriggio l'avvocato Katie Gollop, che rappresenta il Barts health Nhs Trust, che gestisce l'ospedale, ha dichiarato che continuare a tenere accesa la macchina che aiuta la paziente a respirare significa portare avanti «un'operazione invasiva e indurre un degrado fisico». Secondo i medici della clinica londinese, infatti, Tafida si trova «in uno stato vegetativo, ha poca coscienza, nessuna consapevolezza di cosa accade a lei, nessuna prospettiva di recupero».Una diagnosi che li ha portati alla decisione di staccare la spina. Solo che secondo i genitori della piccola si tratta di una valutazione sbagliata. Tanto che giovedì in aula Shelina Begum, la mamma di Tafida, ha detto di non aver più fiducia nei dottori inglesi e di volere che sua figlia venga assistita in Italia. La stessa convinzione che ha espresso in teleconferenza anche di fronte alle persone che hanno partecipato giovedì sera alla veglia davanti alla Farnesina a Roma. «I dottori dicono che non ci sono speranze per Tafida e che l'unica strada è quella di toglierle il respiratore e lasciarla morire, ma nei piccoli segnali che abbiamo visto in Tafida mano a mano, ci siamo resi conto che risponde alla mia voce e ha coscienza», ha spiegato parlando con l'avvocato Filippo Martini, dell'associazione Giuristi per la vita. «Siamo sicuri che il tempo le darà la possibilità di migliorare. Siamo convinti che Tafida abbia solo bisogno di tempo». Per questo per i coniugi Raqeeb il trasferimento della bambina in Italia è fondamentale. All'ospedale Gaslini di Genova nessuno ha fretta e i medici sono disposti a lasciare alla piccola lo spazio necessario perché si riprenda. «Come genitori che l'hanno portata in questo mondo e la amano, dobbiamo fare di tutto per darle questa opportunità» ripete di continuo Shelina Begum. I giorni del processo sono stati molto dolorosi per lei e suo marito Mohammed, consulente nel settore edile. Hanno dovuto rivivere tutta la storia degli ultimi mesi, affrontando le emozioni e il dolore nell'arco di poche ore e si sono sentiti come se stesse capitando di nuovo la stessa tragedia. «L'incubo di ogni madre e padre», come lo ha definito la donna. Perché avere un figlio piccolo malato e sentirsi dire dai medici che non vale la pena di continuare a curarlo ma conviene lasciarlo morire è forse l'esperienza peggiore che possa accade a due genitori. Eppure, nella cultura inglese sta diventando prassi comune. Agli onori della cronaca - anche internazionale - sono balzati negli ultimi anni i casi tragici di Charlie Gard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup, ma molti altri sono rimasti sottotraccia. «Solo nell'ultimo mese stiamo contattati dall'Inghilterra per altri due casi analoghi», racconta l'avvocato Martini. «Uno si è arenato, l'altro si è risolto in modo positivo». Il che significa che non si è arrivati al conflitto legale, condotto peraltro anche con colpi bassi. Come sta accadendo oggi, nel caso di Tafida Raqeeb, per la quale sono state tentate strade inusitate. Come l'idea di provare a escludere dal processo la madre, che peraltro è avvocato, sostenendo che il suo credo islamico le impedirebbe di essere obiettiva, perché per i musulmani è inaccettabile che l'uomo possa «terminare» una vita. O come la questione della libertà di movimento nell'Unione europea, che quasi per ironia della sorte in questa delicata fase pre Brexit, vede il divieto per i genitori di curare la propria figlia in un altro Paese europeo prima che sia il divorzio da Bruxelles a rendere queste procedure più complicate. Tutte questioni che, a questo punto, sono sulla scrivania e nella mente del giudice MacDonald, che dovrà soppesare prove e ragionamenti legali ed esprimere un verdetto.La famiglia ha piena di fiducia in lui, nonostante il dilemma che gli è stato posto non sia semplice: trattenere Tafida al Royal London hospital dove le verrà staccato il respiratore e si dovrà attendere che la sua tenera vita si spenga oppure permettere alla famiglia di trasferirla in Italia, nel Paese che i genitori continuano a ringraziare, per l'aiuto che offre e perché apprezza così tanto la vita e i suoi valori? Fino al giorno del giudizio non rimane che attendere e pregare. Come Shelina Begum ha chiesto di fare anche alle famiglie riunite per la veglia a Roma: «Continuate a pregare con noi e a riporre la vostra fiducia nel Dio onnipotente che è creatore della vita».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.