
Quindici centri profughi nella regione, in mano alla discussa Mc Multicons, stanno per cambiare gestione. La Verità era stata tra i primi a raccontare una realtà di violenze e degrado, ma anche di incassi milionari.La Mc Multicons se ne va, arrivano le coop bolognesi. Sembra davvero un addio al redditizio business profughi (o almeno ad una parte di esso), quello che Stefano Mugnaini, fino a ieri re della gestione profughi in Toscana, si appresta a dare. A quanto risulta, infatti, una quindicina di centri di accoglienza, gestiti dalla Servizi toscani (consorziata della Multicons, di proprietà di Mugnaini) sta per passare nelle mani del consorzio L'Arcolaio e della cooperativa Dolce, di Bologna. Due realtà a loro volta leader nel business accoglienza, fino ad ora attive soprattutto in Emilia Romagna.Cosa ci sia alla base del passaggio di competenze e della ritirata del consorzio fondato da Mugnaini ancora non è chiaro. Certo è che la Mc Multicons, negli ultimi tempi, anche grazie a quanto rivelato da La Verità, era finita nel mirino della giustizia e dei sindacati.Pochi giorni fa Mugnaini ha dovuto risarcire due immigrati che avevano presentato denuncia contro di lui e altri due ex dipendenti per averli picchiati con un manico di scopa. A carico dell'azienda risultano ancora aperte una decina di vertenze fatte da ex lavoratori che lamentavano cattive condizioni di lavoro, alla fine del 2017 le fiamme gialle si sono recate negli uffici dell'impresa acquisendo una serie di documenti, nei mesi scorsi la prefettura aveva attivato una serie di controlli a sorpresa all'interno delle strutture, mentre già nell'agosto del 2016 era stata avviata un'inchiesta sulle condizioni di accoglienza e sul trattamento degli ospiti. La storia di Mugnaini e della Mc Multicons, nella sua parabola, è emblematica di quanto il business accoglienza possa rivelarsi redditizio e veloce. Una strada, apparentemente facile, per fare tanti soldi, fregiandosi pure del titolo di generosi.Mugnaini ha iniziato l'attività dell'azienda dieci anni fa nel settore delle pulizie e manutenzioni. Poi, come tanti altri imprenditori, probabilmente fiutando il possibile volume d'affari, ha partecipato ai bandii indetti dalle prefetture del territorio, aggiudicandosi in pochissimo tempo la gestione di un numero enorme di richiedenti asilo, sistemati in svariati centri in Toscana. Fino a ieri, a quanto risulta, la Mc Multicons, attraverso la consorziata Servizi Toscani, gestiva ben 32 centri, per un totale di circa 650 profughi ospitati nelle province di Firenze, Arezzo, Massa Carrara, Prato e Pisa. Con un fatturato passato, a suon di decine di euro al giorno per profugo, dai 700.000 euro all'anno del 2006, ai quasi 5 milioni di euro dell'ultimo periodo.Risultati eclatanti dei quali, come già scritto su queste colonne da Mario Giordano, Mugnaini si sarebbe giovato anche personalmente, assegnando a se stesso e alla compagna, attiva anch'essa all'interno della struttura, due stipendi di tutto rispetto. Circa 8000 euro al mese per lui, più o meno la metà per lei. A queste entrate, poi, si sarebbero aggiunte quelle derivanti dall'affitto di appartamenti di proprietà della compagna di Mugnaini destinati all'ospitalità dei richiedenti asilo.La Multicons, insomma, in terra toscana, fino a poco tempo fa non temeva rivali, sia per i prezzi a ribasso offerti per le convenzioni, sia per gli ottimi rapporti con le amministrazioni locali, con il benestare delle quali Mugnaini realizzava spesso progetti per impiegare i suoi ospiti in piccoli lavori di utilità pubblica. Le prospettive sembravano così rosee che ampio spazio veniva dedicato anche alla promozione: dall'organizzazione di eventi a cene a scopo benefico. Poi, però, qualcosa è andato storto. Nell'agosto 2016, in uno dei centri gestiti dalla cooperativa scoppiò una protesta di un gruppo di profughi, che lamentavano cattive condizioni di vita: poca cura per i malati, cibo cattivo, personale scontroso. La procura di Firenze, sollecitata da esposti e segnalazioni, aprì un fascicolo per capire le reali condizioni in cui i richiedenti asilo erano tenuti.Poi fu la volta dei dipendenti. Ben 17, nel giro di pochi mesi si rivolsero ai sindacati puntando il dito contro le condizioni di lavoro e sotto la lente finirono l'applicazione del contratto, il pagamento degli stipendi e il clima teso che gli operatori sarebbero stati costretti a subire all'interno della struttura.Ultima, solo in ordine di tempo, tegola giudiziaria del processo per un presunto pestaggio di due ospiti, uno del Gambia, l'altro della Guinea Bissau, che il 12 febbraio 2016 vennero colpiti con un manico di scopa. Secondo gli inquirenti il fatto avvenne in uno dei centri e i due africani vennero colpiti da Mugnaini e da due addetti che all'epoca lavoravano nella struttura, durante una discussione. Il primo perché accusato di aver contravvenuto alle regole della struttura, l'altro perché stava riprendendo col telefonino. L'aggressione costò ad entrambi dieci giorni di prognosi e qualche giorno fa i due sono stati risarciti per il danno subito. Dalle inchieste al j'accuse della politica il passo fu breve. Mc Multicons finì sotto il fuoco incrociato di Lega e Rifondazione comunista, passando per i blitz a sorpresa di una delegazione M5s, che denunciò le condizioni di una delle strutture gestite dalla coop. Poi anche sindaci ed assessori del Pd, cominciarono a girare le spalle a Mugnaini. Ora Mc Multicons si appresta a lasciare. Il colosso toscano e le due cooperative bolognesi si sarebbero già incontrati, alla presenza dei sindacati, per garantire il passaggio indolore dei dipendenti (per ora 50 soci lavoratori) da una realtà all'altra. E proprio per oggi sarebbe previsto un ulteriore incontro per il via libera al trasferimento di competenze.
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Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.
L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.
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(IStock)
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