2020-05-29
La confessione dei magistrati in chat: «Sapevamo di fare campagna per i dem»
Nicola Clivio chiese conferme sulla candidatura di Giovanni Legnini in Abruzzo dopo che questi aveva ordinato un comunicato anti Matteo Salvini.Avrebbe potuto attendere almeno un giorno prima di affidare alle agenzie di stampa una scialba difesa d'ufficio, l'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Lo scoop della Verità, che ha raccontato le sue manovre con i magistrati di sinistra per attaccare il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sulla questione della nave Diciotti, deve però essergli risultato assai urticante se, in tutta fretta, ha deciso di imbastire una linea Maginot pronta però a sbriciolarsi davanti a quel che il fascicolo di Perugia ancora gelosamente conserva. Ecco che cosa ha detto l'ex sottosegretario dei governi Letta e Renzi: «Si trattò di un intervento doveroso, che rientra nelle competenze del Csm, svolto esclusivamente a tutela dell'indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, e che rifarei esattamente negli stessi termini poiché mi sono sempre battuto per affermare le reciproche sfere di autonomia tra magistratura e politica. I messaggi oggi (ieri, ndr) pubblicati non hanno nulla a che vedere, dunque, con la vicenda Palamara». Legnini ha concluso la nota auspicando la chiusura di «una polemica generata dallo stillicidio di pubblicazioni di messaggi decontestualizzati e perciò parziali e fuorvianti». Per sua sfortuna, però, la lettura politica di quell'intervento, finalizzato a mettere in difficoltà il leader del Carroccio, che di lì a qualche giorno sarebbe stato indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, non è solo la nostra. Anche il consigliere del Csm Nicola Clivio (Area) guarda con perplessità alla strategia del vicepresidente di Palazzo dei Marescialli. «Ma Gio' (Giovanni Legnini, ndr) si candida per Abruzzo», chiede il giudice milanese a Palamara in un messaggio del 24 agosto 2018. «Sarebbe importante saperlo visto l'aria che tira», prosegue. Il boss di Unicost non si sbilancia: «Ancora incertezza». Clivio esterna i suoi dubbi: «Ok. Perché lui ci chiede di dire qualcosa sulla storia della nave e noi lo facciamo volentieri ma poi non si deve direi che lui comincia così la sua campagna elettorale. Chiaro lo schema?».Palamara in quel momento sembra titubante: «Esatto lo chiede a tutti anche a noi… Gli ho detto che ci devo riflettere… Deve essere una riflessione di tutti». In un messaggio successivo, il pm di Roma si spiega meglio: «Per farlo occorre: 1. Richiesta di tutti noi, 2. Coperta anche dai nuovi... Altrimenti la nostra diventa una cacchetta...». Passano ancora pochi minuti, e Clivio invia a Palamara un file jpg che cancella subito dopo. L'altro commenta: «Sì io seguo assolutamente… Ma fidati serve azione più forte». Il giorno dopo, 25 agosto, quattro capigruppo (Valerio Fracassi, Claudio Galoppi, Aldo Morgigni e Palamara, appunto) firmano la nota ispirata da Legnini che, a sua volta, diffonde una sua dichiarazione di appoggio come se non fosse già tutto orchestrato: «Il nostro obiettivo è esclusivamente quello di garantire l'indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle indagini e di ogni attività giudiziaria, senza invadere il campo di valutazioni e decisioni che spettano al potere esecutivo e a quello giudiziario». Che cosa è successo con la Diciotti è noto, ed è noto pure che, come previsto da Clivio, dopo qualche mese, Legnini scenderà senza successo in campo per le regionali in Abruzzo alla guida di una coalizione di centrosinistra. Sempre grazie alle chat acquisite dai pm di Perugia veniamo a sapere inoltre che, proprio in quelle stesse ore, sia Legnini che Palamara entrano in contatto con il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, titolare del fascicolo su Salvini. «Carissimo Luigi ti chiamerà anche Legnini siamo tutti con te un abbraccio», lo avvisa il pm di Roma. La toga siciliana gli risponde: «Grazie. Mi ha già chiamato e mi ha fatto molto piacere». È curioso notare come un messaggio dello stesso tenore Palamara lo avesse inviato, quasi un anno prima (15 settembre 2017) a un altro magistrato impegnato a gestire un procedimento penale sulla Lega, il procuratore di Genova, Franco Cozzi, dopo che questi gli aveva girato a sua volta un articolo del Fatto Quotidiano sulla durissima conferenza stampa di Salvini, che aveva definito il sequestro dei conti della Lega, nell'indagine sui falsi rimborsi, un «attacco politico» portato avanti da «toghe rosse». «Siamo tutti con te... Lunedì ne parlo con Legnini su tua tutela formale», aveva annunciato Palamara. Che del Carroccio voleva evidentemente sapere proprio tutto se, in uno scambio di messaggi con il consigliere di Cassazione Giovanni Ariolli (7 luglio 2018) si fece inviare, tramite Whatsapp, le sentenze in formato pdf del processo a Umberto Bossi e Francesco Belsito.In quei giorni, contro Salvini non si scatena solo il Csm, ma anche l'Associazione nazionale magistrati. Dopo aver letto la nota dei consiglieri di Palazzo dei Marescialli, inviatagli da Palamara, il presidente, Francesco Minisci, firma a sua volta infatti un duro documento in cui afferma che «il ministro dell'Interno ha rilasciato dichiarazioni tendenti a orientare lo sviluppo degli accertamenti con riguardo ai soggetti potenzialmente responsabili» e che «nessun altro soggetto può sostituirsi ai magistrati, né suggerire o dettare le strade giudiziarie da percorrere, neanche un membro del governo, che ha il dovere istituzionale di rispettare le prerogative costituzionali della magistratura». Ma per Legnini tutto questo è «decontestualizzato» e «fuorviante».