2023-08-05
La Commissione Ue è già ai saldi elettorali
Margrethe Vestager e Ursula von der Leyen (Getty images)
Dal marzo 2022 autorizzati sussidi per 733 miliardi: circa la metà è andata alla Germania per la riconversione di settori strategici dell’impresa. Al secondo posto c’è la Francia, mentre rimane staccatissima l’Italia.Mentre Bruxelles brucia, a Roma si discute. È questa la sintesi delle notizie che arrivano dalla Commissione sulla manica larga in materia di aiuti di Stato concessi da Germania e Francia alle proprie imprese, in contrapposizione al bolso chiacchiericcio ferragostano romano. Mentre Berlino e Parigi trasformano interi settori industriali grazie a massicci sussidi governativi, noi dobbiamo perdere tempo dietro provocatorie proposte di improbabili patrimoniali.Il fuoco che arde a Bruxelles sta riducendo in macerie uno dei simboli della Ue: il mercato unico ed i meccanismi messi a protezione della concorrenza, presidiati ormai da diversi anni dalla DG Concorrenza guidata dalla sempiterna Margrethe Vestager. Le ultime notizie lasciano sbigottiti. Mercoledì la Commissione ha autorizzato sussidi del governo francese per 1,5 miliardi a favore della ProLogium technologies, per un progetto di ricerca finalizzato a sviluppare innovative batterie allo stato solido per auto elettriche, in sostituzione delle attuali pericolose batterie a ioni di litio. L’autorizzazione è stata concessa utilizzando quello che fino al 2019 era un pertugio strettissimo. Cioè l’articolo 107 del trattato sul funzionamento della Ue (Tfeu), che ora è diventato un’autostrada a scorrimento veloce percorsa dalle imprese di Germania e Francia, mentre tutti gli altri avanzano a fatica sulla corsia degli autocarri lenti. La Vestager aveva un po’ il ruolo della «safety car» nelle corse automobilistiche. Si accertava che nessun concorrente, pur avendo auto potenti e molto carburante, acquisisse vantaggi tali da alterare la gara. Limitava quindi il potere di spesa degli Stati, dichiarando illegittimi alcuni sussidi, perché «falsavano o minacciavano di falsare la concorrenza». Le deroghe previste dall’articolo 107, nei casi previsti dai commi 2 e 3, erano un’eccezione. Dal 2020 con il quadro temporaneo per il Covid e dal 2022 con il quadro temporaneo per la guerra in Ucraina e l’European Green Deal stiamo assistendo al «tana libera tutti». Hanno perfino rispolverato una quadro per gli aiuti di Stato per ricerca e innovazione del 2014, pur di autorizzare l’aiuto reso noto mercoledì.Va notato che siamo ormai negli ultimi dieci mesi della legislatura europea e di operatività della Commissione ed ognuno pensa più al proprio futuro che all’occhiuto scrutinio dei sussidi progettati dagli Stati membri. Tutti «tengono famiglia», a partire dal Presidente Ursula von der Leyen e ci pensano due volte prima di mettersi di traverso a progetti strategici dell’industria francese o tedesca.Ed allora ecco che arriva in soccorso la lettera c) del terzo comma dell’articolo 107 secondo cui sono compatibili col mercato interno «gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse». Così, d’incanto, un’industria francese è sulla buona strada per guadagnare un importante vantaggio competitivo pagato dal bilancio statale. E, secondo la Vestager, ciò non costituisce distorsione della concorrenza. La stessa concorrenza che nel 2014 risultava invece irrimediabilmente compromessa quando il fondo interbancario fu bloccato nella sua iniziativa di ricapitalizzare una banchetta di provincia italiana, con le conseguenze sul settore bancario che tutti ricordiamo. Salvo poi apprendere, cinque anni dopo, davanti alla Corte di giustizia UE, che la Vestager aveva tragicamente sbagliato.Si badi bene che queste considerazioni non sono il risultato di generico complottismo ma - per ricevere un importante diritto di tribuna proprio qualche giorno fa sulle colonne del Financial Times - significa che la misura è davvero colma. Sono impressionanti le cifre snocciolate dal quotidiano londinese ed i mal di pancia raccolti da fonti diplomatiche di altri Stati membri.Dal marzo 2022 la Commissione ha approvato aiuti di Stato per ben 733 miliardi, di cui circa la metà chiesti dalla Germania per le proprie imprese. Segue la Francia con il 23% e l’Italia con l’8%. Nel 2015 gli aiuti autorizzati erano stati pari ad appena 98 miliardi, mentre nel 2021 la spesa consentita è decollata a 334 miliardi. Ma, mentre nel 2015 in ben 19 casi la scure della Vestager ne aveva decretato l’illegittimità, nel 2022 la danese ha bloccato gli aiuti in un solo caso.«Ogni scusa è buona per allentare le regole», ha dichiarato un diplomatico al Financial Times, aggiungendo che «questa scusa delle circostanze eccezionali è ormai utilizzata con frequenza eccessiva». Pure Enrico Letta - incaricato di lavorare alle revisione del mercato interno entro il marzo 2024 - si è dichiarato «preoccupato per l’aumento degli aiuti di Stato che costituiscono una frammentazione del mercato interno».Alte fonti diplomatiche di Paesi dell’Est hanno dichiarato che «il mercato interno è stato progettato da olandesi, tedeschi e francesi e non ci sono benefici per chi resta ai margini». Sul fronte dei semiconduttori, Bloomberg ha riferito di recente di ben 20 miliardi di sussidi a favore di imprese stabilite in Germania. «Pur se la flessibilità relativa ad ogni singolo aiuto è ragionevole, il cumulo di questi aiuti ci sta portando troppo lontano«, ha aggiunto un altro diplomatico.Germania che deve rapidamente e a qualsiasi costo riconvertire interi settori industriali e lo fa con i suoi mezzi, in spregio di qualsiasi regola mentre Letta è ancora fermo a trovare «una strategia a livello europeo». E il sogno del mercato unico brucia.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Giancarlo Giorgetti (Ansa)