2021-06-05
La Commissione chiede a Ong e Verdi di giudicare i Recovery plan nazionali
Ursula von der Leyen (Ansa)
Dossier degli ambientalisti stronca l'Italia sui progetti sostenibili sulla base di notizie inedite. Diversi europarlamentari ricevono una mail che denuncia: canale privilegiato fra loro e Ursula von der Leyen.Che la strada che conduce all'approvazione dei Recovery plan nazionali non fosse lastricata di rose e fiori era già un dato di fatto. Tuttavia, mai avremmo potuto immaginare il doppio macigno che, negli ultimi giorni, è piombato sulla scrivania di Ursula von der Leyen.Dapprima è arrivatoun ben circostanziato dossier redatto su carta intestata del gruppo dei Verdi all'Europarlamento, che esprime critiche durissime a molti piani nazionali (Italia in testa), accusandoli di aver «dipinto di verde» investimenti che invece sono ben lungi da averne le caratteristiche. Come conseguenza, la Commissione è stata invitata a respingere i piani non conformi. Ma questo, pur grave, è il meno, perché era già stato già reso noto da Bloomberg il 2 giugno.L'aspetto che lascia sconcertati è il seguito. Infatti il giorno dopo è stato inviato ad alcuni europarlamentari un documento, di cui siamo venuti in possesso, proveniente da una fonte di Bruxelles molto vicina ai dossier ambientali, in cui è formulata una precisa denuncia dell'operato della Commissione. In esso si sostiene che sia stata proprio la Commissione a chiedere ai Verdi e ad alcune Ong non identificate di fare il lavoro di valutazione dei progetti e della loro ecocompatibilità, per poi riferire alla Commissione. Un vero e proprio «canale privilegiato» che solleva enormi problemi di opportunità, trasparenza e responsabilità politica.Ma qui dobbiamo fare un passo indietro. Secondo il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf, regolamento 241 del 2021) almeno il 37% degli investimenti dei piani nazionali deve essere dedicato alla transizione ecologica, a pena di bocciatura. Quel livello è stato il punto di arrivo di un lungo negoziato tra Consiglio, Commissione ed Europarlamento che è durato circa tre mesi tra ottobre e dicembre 2020. Il testo finale ha pesantemente risentito della volontà degli europarlamentari di lasciare il segno e si è accentuata l'enfasi su tutti gli aspetti legati alla transizione ecologica.La volontà del Parlamento di controllare che quei requisiti non restassero lettera morta o, più facilmente, fossero aggirati con artifici formali, si è tradotta nella costituzione di un gruppo di lavoro - insediatosi il 21 aprile e riunitosi finora sette volte - con il compito di controllare direttamente i Recovery plan nazionali e relazionarsi con la Commissione.Tale gruppo di lavoro si compone di 27 membri tra cui gli italiani Irene Tinagli, Simona Bonafè e Antonio Maria Rinaldi. Ne fanno parte anche i tre europarlamentari dei Verdi che hanno firmato la lettera alla von der Leyen: Damian Boeselager, Ernest Urtasun e Alexandra Geese. A rimarcare la volontà del Parlamento di vederci chiaro nell'operato della Commissione, è giunta anche una risoluzione approvata il 20 maggio, in cui è stata chiesta alla Commissione massima trasparenza e rendiconto dell'attività di valutazione.Quindi, il clima era già rovente. Ma la gravità di quanto accaduto supera ogni immaginazione. Da un lato, i tre Verdi partecipanti al gruppo di lavoro si rendono protagonisti di una irrituale fuga in avanti rispetto all'organo di cui pure fanno parte; dall'altro, il loro documento rivela una conoscenza così minuziosa di ogni singolo dettaglio dei piani nazionali che solo un canale privilegiato con la Commissione - con la quale ammettono gli scambi di informazioni e documenti - avrebbe consentito di ottenere. Allora che senso ha quel gruppo di lavoro?«Mi meraviglio che un gruppo solo abbia potuto accedere a informazioni così dettagliate che noi non abbiamo visto; se l'accusa verso la Commissione dovesse rivelarsi vera, ci aspettiamo ampie spiegazioni», ha commentato Rinaldi.Nelle 14 pagine inviate alla von der Leyen, l'Italia è il principale imputato dell'accusa di aver conteggiato in quel 37% degli investimenti che non c'entrano nulla con la transizione ecologica o violano il principio del «non fare danni significativi».L'elenco è lungo: l'incentivo per le caldaie a gas a condensazione, gli acquisti dei trattori agricoli alimentati a gasolio, i sistemi di irrigazione per l'agricoltura, la produzione di idrogeno da fonti non rinnovabili. Problemi sorgono per la semplificazione della valutazione di impatto ambientale, che deroga alla direttiva Ue e che, per il rinnovo dell'Ilva, risulta assente. Oggetto di rilievi è anche il superbonus del 110%. Le osservazioni proseguono oltre l'ambito ecologico: si dice che gli investimenti nel digitale favoriscono le grandi imprese e si contesta il mancato rispetto del principio della coesione territoriale.Ed è proprio su questo che insiste la denuncia che noi abbiamo raccolto. Com'è possibile che il gruppo di lavoro abbia finora discusso di informazioni aggregate e un gruppo politico sia riuscito così rapidamente a valutare i piani in dettaglio e mettere alla gogna alcuni Paesi? È stata la Commissione a «foraggiarli», per fare il lavoro sporco che nessun commissario si sentiva di fare?
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputata della Lega Anna Maria Cisint, dopo la votazione alla commissione sulla pesca a Bruxelles, riguardo la vittoria sulla deroga delle dimensioni delle vongole, importante aspetto per l'impatto sul settore ittico.
L'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri Kaja Kallas (Ansa)
(Ansa)
Il Comando ha ringraziato i colleghi della Questura per il gesto e «la cortesia istituzionale dimostrata in questo tragico momento». A Gorizia invece un giovane di 20 anni ha reso omaggio ai caduti, deponendo un mazzo di fiori davanti all'ingresso della caserma. Il giovane ha spiegato di aver voluto compiere questo gesto per testimoniare gratitudine e rispetto. Negli ultimi giorni, rende noto il Comando isontino, sono giunti numerosi messaggi di cordoglio e attestazioni di affetto da parte di cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni.
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