2019-11-19
La Cirinnà reclamizza uteri in affitto. Premiata come paladina delle donne
La senatrice arcobaleno del Pd ritira a Genova il riconoscimento «Ipazia all'eccellenza al femminile». Motivo? Si è battuta per il corpo delle femmine. Peccato che voglia legalizzare la maternità surrogata.Oggi pomeriggio Monica Cirinnà riceverà a Genova il premio «Ipazia all'eccellenza al femminile». Un riconoscimento dedicato alla filosofa e matematica di Alessandria d'Egitto, che agli inizi del V secolo d.C. venne uccisa «per mano di fanatici cristiani in modo cruento e simbolico», si legge nell'opuscolo. Tre anni fa venne premiata Emma Bonino «per essere stata una pioniera nella difesa di tutte le libertà, anche quella di culto. Per avere favorito i processi di pace nel mondo». Il premio viene assegnato all'interno del Festival dell'eccellenza al femminile, iniziato domenica e in programma fino a lunedì prossimo. Quest'anno è dedicato al tema «Il corpo delle donne» nella sua evoluzione. La senatrice dem, madrina delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, riceve il guiderdone con queste motivazioni: «Donna eccellente che si è spesa per la libertà, le relazioni sociali, le unioni e le famiglie, la disciplina delle convivenze e per il diritto all'autodeterminazione dei corpi in caso di malattia. Monica Cirinnà è sostenitrice risoluta della battaglia per i diritti del corpo, ma soprattutto del corpo delle donne a cui si è appassionatamente e coraggiosamente dedicata sfidando senza esitazione pregiudizi e discriminazioni». È mostruoso, sì, ma con queste parole si è scelto di incoronare la senatrice «donna dell'anno», una sorta di modello femminile da seguire. Cirinnà che è a favore di suicidio assistito, di adozioni per le coppie gay, di utero in affitto: sarebbe questa l'eccellenza per la quale viene premiata? Pochi giorni fa a Ferrara, dove si era recata per fare il punto sui tre anni della «sua» legge, non ha perso l'occasione per parlare di maternità surrogata, della vergognosa pratica di pagare una donna perché faccia crescere nel suo grembo il bimbo di altri, spesso coppie di gay o lesbiche. Persone che non si limitano a praticare la loro sessualità, ma vogliono diritti, riconoscimenti sociali e figli che non sono in grado di fare. «Se l'utero è mio per interrompere la gravidanza, perché l'utero è meno mio per fare il figlio per qualcun altro?», ha dichiarato con la sua consueta veemenza. Alla dem, che fa propaganda all'utero in affitto vietato per legge (ma nessuno la zittisce), non interessa che si tratti di violazione della dignità e dei diritti fondamentali della donna, ridotta a semplice incubatrice, e del bambino che perde la sua vera mamma e viene ceduto come merce di scambio. Contratto «lesivo della dignità della donna e del figlio», l'ha definito il Consiglio nazionale di bioetica. Perfino dal mondo Lgbt era arrivato un «no» alla mercificazione di donne e bambini, con la presa di posizione di lesbiche e femministe contrarie a regolarizzare la gestazione per altri, invocata specialmente dalla sinistra. A Ferrara la Cirinnà le ha liquidate come «femministe con la clava», mentre tutte le altre sarebbero «più avanzate e moderne». Oggi le viene consegnato un premio per l'eccellenza al femminile, anche se la senatrice dimostra di non amare noi donne. Il festival, giunto alla quindicesima edizione, afferma di voler «contribuire a dare nuova forza e coraggio alle donne che credono nella possibilità di un innovamento della società». Però sembra concentrato a proporre spettacoli, dibattiti, mostre che dovrebbero dimostrare come sul corpo delle donne la società sia tornata «all'indietro nelle zone oscure della storia», ha dichiarato l'organizzatrice, la regista Consuelo Barilari. Le donne oggi subiscono «l'azzeramento dei diritti, il ritorno dei valori repressivi della famiglia patriarcale», afferma sempre la Barilari. Lo scorso marzo, il Congresso internazionale delle famiglie di Verona era stato stroncato da considerazioni di questo tipo. A Genova invece è più attuale, più democratico parlare di corpo delle donne «nel naufragio», riproponendo durante il festival l'allestimento teatrale «Lampedusa beach», monologo sull'emigrazione clandestina che ha per protagonista una giovane africana naufragata al largo di Lampedusa. Venerdì verrà presentato «Narcissus», un'opera collettiva ispirata al film a tematica queer Pink Narcissus (1971), con protagonista un giovane di nome Bobby Kendall che vaga per le strade dei sobborghi cittadini alla ricerca di avventure erotiche con uomini. L'opera è nella playlist dei film Lgbt. Lo spettacolo viene proposto nella sezione «Il corpo nell'arte», ma che cosa c'entra con la tematica femminile? Naturalmente ci sarà anche spazio per presentare il libro Cara Premier ti scrivo di Daria Colombo, moglie del cantautore Roberto Vecchioni e delegata alle pari opportunità di genere del Comune di Milano. Testo che ha fatto il giro dei Festival dell'Unità. All'appuntamento finale, dopo tavole rotonde come «Soprusi, imposizioni, femminicidio e gravidanza per altri» (non era politicamente corretto chiamarlo utero in affitto), con giornalisti solo dell'Espresso e di Repubblica, si dibatterà di «Donne, politica e istituzioni contro la violenza sulle donne». I politici che interverranno sono Raffaella Paita, ex deputata Pd ora passata con Italia Viva, la sindaca dem di Sestri Levante, Valentina Ghio, la consigliera dem del Comune di Genova, Cristina Lodi. Perché nessuna attivista di destra? Ancora una volta si vuole far passare il messaggio che solo da sinistra c'è condanna alla violenza sulle donne.