2018-11-08
        La Cina esporta due miliardi in droni armati. Gli arabi sono i primi a farne incetta
    
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Il governo presieduto da Xi Jinping negli ultimi quattro anni ha approvato grandi investimenti per portare l'industria aerospaziale nelle zone ancora prive di sviluppo. Così l'aerospazio cinese fa affari armando l'Africa e il Medioriente con i droni. Li costruisce attraendo cervelli europei per fare anche caccia, missili a aeroplani.In dieci anni il salone dell’aviazione e dell’aerospazio di Zhuhai, nella provincia dello Guangdong, in Cina, è passato da 80 a 771 espositori. E se si considera che lo spazio aereo cinese è ancora gestito dai militari - con soltanto alcune zone aperte ai voli civili privati e a quelli commerciali - è chiaro che il settore e il salone rimangono dominati dal comparto degli armamenti, in uno stile tutto orientale di grandeur nazional-patriottica. Ma quando anche l’aviazione generale cinese troverà il suo spazio, aereo e commerciale che sia, ovvero stante agli investimenti attuali entro un quinquennio, Zhuhai diverrà l’airshow più importante del mondo facendo concorrenza a quelli europei come Le Bourget e Farnborough e a quello asiatico di Singapore.Il governo presieduto da Xi Jinping negli ultimi quattro anni ha approvato grandi investimenti per portare l’industria aerospaziale cinese nelle zone ancora prive di sviluppo, come sta accadendo per esempio nella provincia dello Sichuan e in un corridoio industriale che unisce le città Chengdu e Chongqing. E per farlo la Cina da un decennio abbondante sta attraendo competenze dall’Europa, offrendo a ingegneri e tecnici specializzati opportunità e stipendi che nessuna azienda europea propone loro. Meno sul fronte della qualità della vita, e questo rende il turnover molto rapido, al massimo due o tre anni e poi o ci si innamora (della cultura o di un partner cinese), oppure si torna. Così l'Europa vive una vera emorragia di cervelli mentre la Cina impara alla svelta.La premessa è necessaria per spiegare il clima di dinamismo ed entusiasmo che pervade i corridoi dei padiglioni del salone di Zhuhai, dove da martedì 6 novembre fino a domenica 11 ogni nazione aeronauticamente evoluta cercherà di fare affari. Ci è riuscita Leonardo che ieri ha annunciato accordi per le divisioni degli elicotteri e per quella delle strutture grazie al progetto CR-929, l’aeroplano costruito da consorzio sino-russo Craic concorrente dell’A-350 e del B-787, aereo che romperà il duopolio di Airbus e Boeing per gli aeroplani a fusoliera larga entro un decennio. Si prevede che le consegne del CR-929 varranno 110 miliardi di dollari che arriveranno per l'80% dalla Russia.Ma è nel settore Unmanned ovvero quello dei velivoli senza pilota di ogni dimensione, e configurazione (ala fissa, ala rotante, piccoli convertiplani, persino razzi), che il salone propone la maggioranza delle sue novità, quasi tutte realizzate per scopi militari e vendute a prezzi inferiori rispetto a qualsiasi produzione occidentale, quindi attraenti anche per nazioni con budget limitati.Non a caso alla vigilia del salone le delegazioni di Algeria ed Egitto hanno rivelato ufficialmente che dall’ottobre scorso stanno già operando con Uav cinesi CH-3, CH-4 della China aerospace science and technology corporation (Casc, costruiti proprio a Chengdu), e con il più grande drone Wing Loong II qui a Zhuhai presentato nella versione I-D (migliorata) prodotta dalla Aviation industry corporation of China (Avic). Si tratta di droni armabili con missili e bombe guidate che in Algeria sono già schierati presso la base di Ain Ouessara ai comandi diretti del generale Ahmed Gaid Salah, noto per la linea dura contro i terroristi che popolano i confini sud del Paese, dove li usa con continuità.A Zhuhai anche l’Egitto mostra i suoi Wing Loong II, presenti con le insegne del Cairo da almeno otto mesi, ma nessuno fino al mese scorso li aveva mai visti se non i satelliti della Nato, quando in occasione di una cerimonia militare gli Uav erano stati presentati già armati. L’influenza cinese in Africa è così sempre più marcata, gli stessi droni sono stati venduti alla Nigeria e furono usati nel 2017 in Zambia. Inoltre, una delegazione birmana presente a Zhuhai farebbe pensare alla conferma dell’acquisto anche da parte del Myanmar. Nel 2011 tra i primi clienti della Casc c’erano stati anche l’Iraq, che ha usato gli Uav CH-4B armati con missili e bombe leggere (50kg) contro l’Isis, e l’Arabia Saudita, che al salone cinese ha portato la sua pattuglia acrobatica nazionale e che qui viene per fare shopping da tempo, in quanto gli stessi droni CH-4 li usa contro lo Yemen. A Zhuhai ci sono anche gli Emirati, soprattutto per ampliare gli ordini del Wing Loong II che già usano ad Assab, in Eritrea, e che sono stati visti anche sull’aeroporto libico di al-Khadim, in Cirenaica, almeno stando alle immagini diffuse da Jane’s Defense Weekly e catturate nell’agosto scorso dai satelliti Digital Globe.Stando alle previsioni di Pechino, sul fronte droni la Cina dovrebbe esportarne per due miliardi di dollari entro il 2023, ampliando i siti produttivi di Ghengdu, Zigong e Chongquin.Sul fronte dei velivoli tradizionali, mentre fino a qualche anno fa Zhuhai era una vetrina estemporanea di prodotti che venivano presentati e poi sparivano (la mortalità dei progetti abbandonati per problemi tecnici irrisolti era alta), ora la musica è cambiata: la Avic ha mostrato il suo aereo multiruolo FTC-2000G apparso come mock-up nel 2016; si tratta di biposto per attacco al suolo che nella versione più moderna, appunto la “G” può trasportare undici tonnellate di armamento. E nel cielo dell’aeroporto sede del salone sono stati dimostrati in volo i caccia di ultima generazione J-20, finora mai visti esibirsi in un programma dimostrativo complesso e in coppia. Questi, seppur appaiano ancora un po' lenti nelle manovre, sono equipaggiati con un sistema di puntamento elettro-ottico e con sensori Das (Distributed aperture system) visibili nonostante i camuffamenti. Tuttavia, seppure le informazioni ufficiali sul tipo di radar che il J-20 utilizza non siano state rese pubbliche, la modificata forma del muso e la tecnologia cinese suggeriscono si tratti di un radar attivo simile ai nostri AESA. La sua arma principale sono i missili aria-aria a breve e lunga distanza (AAM) PL-9 e PL-12C, mentre due piccole baie laterali posteriori ospitano missili AAM a corto raggio (PL-10). Dunque un caccia che sulla carta sarebbe capace di vedersela ad armi pari con l’F-22 americano.Qualitativamente parlando le armi cinesi fanno dunque decisi passi avanti, e molto interesse ha suscitato il nuovo missile antinave supersonico CM-40, in grado di essere estremamente manovrabile anche quando vola ad alta velocità. Un oggetto lungo sei metri e largo 85 centimetri in grado di accelerare fino a sei volte la velocità del suono verso l’obiettivo nella parte finale della traiettoria, per complicare le contromisure attuabili. Può essere equipaggiato con testate differenti, ha forte capacità di penetrazione, sistemi di evasione e un raggio operativo che arriva a 290 km. Viene lanciato dal carro CM-401 che può attivare più missili contemporaneamente impostando differenti traiettorie balistiche per ingannare le contromisure delle navi.E l’Italia? A parte l'ex Finmeccanica, che gioca un ruolo a sé, non abbiamo certo l'organizzazione mostrata dai padiglioni tedesco e inglese, eppure a Zhuhai è presente il consorzio Italian aerospace network (Ian), che raggruppa una quarantina di realtà nostrane operanti in campo civile e specializzate in fornitura di servizi all’industria aeronautica, dal software alla realtà virtuale, fino alla progettazione e alle attività di consulenza. Tuttavia nonostante il lavoro di Ian e della Camera di Commercio Italiana in Cina (Cicc), che operano tramite l'Aviation & aerospace working group (Aawg), gli “azzurri” spesso non investono nella creazione di opportunità e non fanno sistema tra loro.Quelle presenti invece sono tutte realtà del segmento Pmi che desiderano ampliare le loro aree di business, che nell’indotto nazionale non trovano più il terreno fertile d'un tempo, ma che con i soldi di Pechino possono esprimersi e fare anche quell'innovazione che in patria diventa difficilmente sostenibile quando non addirittura impossibile.
        Leonardo Apache La Russa (Ansa)
    
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
        Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)