2021-02-06
La cena top secret Palamara-Ermini per frenare Di Matteo
All'incontro parteciparono anche Cosimo Ferri e l'allora pg Riccardo Fuzio. Il magistrato sarà poi espulso dal pool sulle stragi della Dna.Il suo libro, Il Sistema, sta andando a ruba, ma Luca Palamara agli amici più stretti va dicendo che molte storie importanti sulla magistratura e sui suoi attuali vertici non sono entrate nel best seller e devono ancora essere raccontate. Magari in un secondo tomo. Ma non solo. Tra i capitoli inediti c'è una cena riservata a casa di Palamara in cui si trattarono le sorti di un pm scomodo, Nino Di Matteo. Si discusse di come gestirlo, quattro mesi prima del suo allontanamento dal pool sulle stragi della Direzione nazionale antimafia in cui l'ex pm palermitano era entrato nella primavera del 2017. All'incontro prese parte anche l'allora vicepresidente del Csm David Ermini, che era stato eletto al vertice del parlamentino dei giudici dopo un sanguinoso scontro con il candidato grillino Alberto Maria Benedetti.La candidatura vincente era stata messa a punto in un'altra cena, il 25 settembre 2018, a casa del consigliere uscente del Csm Giuseppe Fanfani. Quest'ultimo, chef provetto, servì un'ottima pappa al pomodoro a una cerchia ristretta di buongustai, che la primavera successiva, in gran parte, si sarebbero ritrovati nel salotto un po' polveroso dell'hotel Champagne. Al banchetto presero parte, oltre a Palamara, anche Ermini, Cosimo Ferri e Luca Lotti, in quel momento tutti e tre parlamentari del Pd. Nella sua ultima fatica letteraria Palamara ha ricordato: «Facciamo e rifacciamo i conti e avviso Ermini: per essere sicuri di arrivare a tredici voti dovrà votarsi anche lui. So che non è bello – gli dico – ma così è. E lui lo farà. Siamo consci della sua debolezza di curriculum, ma ci organizziamo per portarlo al traguardo della vicepresidenza. Io e Ferri chiediamo all'ultimo al padrone di casa se può venire anche Lotti (in quel momento indagato nell'inchiesta Consip, ndr), lui non obietta, né tantomeno obietta il vicepresidente in pectore Ermini».Il 22 gennaio 2019 Ermini e Ferri si ritroveranno a casa di Palamara, nell'elegante quartiere romano dei Parioli.Quella sera anche gli altri commensali sono tutti fedelissimi dell'ex leader di Unicost: il capo della Direzione nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, nominato a fine 2017 con il sostegno decisivo di Palamara, il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, sponsorizzato pure lui dall'ex presidente dell'Anm, e l'allora sostituto procuratore della Dna Cesare Sirignano, mandato in esilio nel 2020 nella Procura di Napoli Nord a causa delle sue chat con la toga radiata.Gli argomenti del convivio? Ce li svela lo stesso Palamara: «Parlammo in generale dei problemi della magistratura e in particolare della necessità di un raccordo tra la Dna e il Csm, anche con riferimento all'organizzazione interna della Direzione». Si parlò di ruoli? «Si parlò pure degli assetti interni» ammette l'organizzatore del simposio. Nel menù della serata c'era Di Matteo? «In quella cena si trattarono molti argomenti, nessuno era escluso». Glielo richiedo: si discusse di Di Matteo? «Si parlò, come ho detto, della riorganizzazione della Dna e anche di come dovesse essere gestita la presenza di Di Matteo all'interno dell'ufficio». Lo consideravate una risorsa o un problema? «Lo consideravamo una presenza diversa dalle altre».Il giorno dopo Sirignano l'ha ringraziata per il suo «impegno», perché? «Era contento di aver partecipato a questa cena nella quale si erano affrontati tutti gli aspetti organizzativi del nuovo assetto dell'ufficio che avrebbe dato Cafiero De Raho».Quest'ultimo, nel maggio del 2019, con un provvedimento «immediatamente esecutivo», rimosse Di Matteo dal pool che indagava sulle «entità esterne nei delitti eccellenti di mafia», per un'intervista televisiva rilasciata dall'ex pm della Trattativa. L'accusa era di aver infranto «il rapporto di fiducia all'interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia». Dopo l'allontanamento, il commento di Palamara con Sirignano, via chat, fu un laconico: «Grande Federico».Il giorno della cena, è bene ricordarlo, Palamara era già iscritto sul registro degli indagati della Procura di Perugia con la grave accusa di corruzione. La notizia dell'apertura del fascicolo era stata diffusa dal Fatto quotidiano il giorno della nomina di Ermini. E la reazione di Palamara in chat era stata veemente: «Me la pagheranno e vinceremo su Ermini […] non perderò mai… sarà guerra totale nella magistratura contro Area e contro tutti i pezzi di merda». Il Luca furioso era certo che l'articolo non avrebbe fatto arretrare le sue truppe: «Tutti voteranno Ermini, nessuno escluso». Il 22 gennaio 2019 sembra essere passata molta acqua sotto i ponti e Palamara può permettersi di avere a cena, davanti a pasta al pomodoro, roast beef e qualche bottiglia di Amarone (il vino preferito dal padrone di casa), il gotha della magistratura. Quella mattina Sirignano scrive all'anfitrione: «Luca mi puoi dire che cosa dobbiamo fare stasera?». Nessuna risposta. E allora Sirignano insiste: «Lucaaaa». Passano venti minuti e Palamara risponde: «Ore 21 da me. Max riservatezza. Non fare domande». Neanche si trattasse di una riunione di una società segreta. Sirignano è perplesso: «Mannaggia se non mi fai capire… ho appuntamento con Michele stasera… io se è una cosa importante e ti fa piacere…». Dopo mezz'ora ritenta: «Puoi parlare un attimo?». Alle 20 Sirignano informa l'amico: «Preso dolce che volevi… (il Mont Blanc, che si aggiunse a un profiterole, ndr) a li mortacci tua… aspettatemi… arrivo prima possibile». Alle 22 annuncia che sta per unirsi alla combriccola.La serata era stata programmata almeno otto giorni prima.Il 14 gennaio Palamara aveva scritto a Ermini: «Va bene per te cena lunedì 21 o martedì 22 con Cafiero e Riccardo?». Risposta di Ermini: «Il 21 non ci sono. Il 22 va bene». Il 21 Palamara ricorda al vicepresidente del Csm l'appuntamento: «Confermato domani sera ore 21 a casa mia […] ci saranno Cafiero, Riccardo e Cosimo». Ermini risponde: «Ok».Il padrone di casa elenca gli ospiti pure a Fuzio: «C'è anche Cosimo». Il Pg replica: «Mah […] di lui diciamo che mi fido, è l'altro…». Di chi non si fida l'alto magistrato? Mistero.Il 21 pomeriggio Ferri domanda se possa portare Lotti. Palamara non risponde e dice che richiamerà. Alla fine l'ex braccio destro di Matteo Renzi resta a casa propria. Dopo la cena i commensali si scambiano in chat elogi e apprezzamenti. Il 23 gennaio Ferri, con Palamara, si spertica in complimenti per le performance del vicepresidente del Csm, con cui ha condiviso la serata precedente: «Ermini mitico, ha votato per i magistrati segretari. Devo dire che tra intervista, discorso e voto di oggi ha fatto una cosa meglio dell'altra». L'ex presidente dell'Anm scrive direttamente a Ermini: «Hai fatto un grande intervento… ottimo anche passaggio su Csm e giudice Anm». L'avvocato di Figline Valdarno apprezza: «Grazie Luca!». I due sembrano molto affiatati. A separarli, pochi mesi dopo, ci penserà un trojan malandrino.