2021-10-17
La cattura della CO2 salva clima e industrie
La Ccus intrappola e riutilizza il carbonio. A Ravenna Eni sta costruendo il più grande impianto al mondo.Dopo aver ascoltato la favola green delle famiglie in bicicletta, abbiamo dovuto fare i conti con una realtà fatta di caro bollette. Una cosa è certa: la transizione green per come ci è stata proposta finora non potrà avvenire in maniera rapida e indolore. E mentre noi ragioniamo su come impattare meno sull'ambiente, almeno 1 miliardo di persone non ha accesso all'energia e circa 3 miliardi di persone che consumano energia inquinante ambiscono a consumarne di più. E non c'è modo di impedirglielo. Le energie rinnovabili non sono affidabili e per questo vanno integrate. Le tecnologie in grado di mantenere gli attuali standard di produzione riducendo le emissioni o annullandole sono già applicate in molti Paesi del mondo. Meno sponsorizzate delle rinnovabili, ma sicuramente più concrete e realizzabili nell'immediato. La Ccus (Carbon capture utilization and storage) rappresenta l'opportunità ideale come soluzione ponte. Questa tecnologia sfrutta una tecnica di stoccaggio già utilizzata da decenni con il gas ed è per questo che risulterebbe affidabile e sicura. L'anidride carbonica prodotta dagli impianti industriali attraverso il processo di Ccus viene catturata, stoccata e riutilizzata. I fumi dei poli industriali verrebbero intrappolati e resi adatti al trasporto e quindi condotti tramite pipeline, o cargo, verso siti di stoccaggio sotto terra o nei mari, nei quali la CO2 verrebbe depositata o riutilizzata. Lo stoccaggio dell'anidride carbonica viene erroneamente percepito come pericoloso. In realtà i tecnici assicurano che si tratta di una tecnologia sicura, in quanto i depositi sono nella maggior parte dei casi spazi un tempo già riempiti da gas naturale e che in ogni caso non andrebbero mai a raggiungere i livelli di capienza massima. Questo consente di tenere sotto controllo la pressione con standard di sicurezza molto elevati. La Ccus risulterebbe molto efficace specialmente per le aziende ad alto impatto, come quelle che producono cemento, carta, acciaio o piastrelle e in generale le industrie carbon intensive che però sono fondamentali per lo sviluppo. Questa tecnologia si trova nel Blue Map Scenario 2050 realizzato dall'Agenzia internazionale per l'energia (Aie). Gli ultimi dati forniti dall'Agenzia vedono 21 impianti Ccs in funzione, tre in costruzione, 17 progetti in fase avanzata e 24 in fase iniziale, e se verranno tutti realizzati vedranno la capacità di stoccaggio triplicare rispetto alle dimensioni attuali. L'obiettivo è quello di creare degli hub industriali sostenibili. In Europa lo sta già facendo il Regno Unito nella baia di Liverpool con delle piattaforme offshore nel Mar d'Irlanda orientale. La licenza è stata ottenuta da Eni che intende replicare l'esperienza con il progetto Ravenna Ccs. Il Cane a sei zampe punta così a realizzare il più grande hub al mondo. Sarebbe il primo Ccs in Italia. In Norvegia invece con Northern lights si punta a decarbonizzare i fumi dei termovalorizzatori e dei cementifici attraverso un hub sottomarino operativo dal 2024. A Rotterdam è stato avviato Porthos. Eupec è una società francese che si occupa di rivestimenti per pipeline in tutto il mondo. «Noi partecipiamo a progetti già avviati nei Paesi Bassi e in Medio Oriente. Oggi in Italia siamo in gara per il progetto su Ravenna». Marco Bou Khalil, direttore commerciale, spiega come la richiesta sul mercato di questa tecnologia sia divenuta sempre più forte perché rappresenta la soluzione ideale nella riduzione delle emissioni: «Rendiamo realistico il perseguimento dell'obiettivo stabilito dagli Accordi di Parigi, senza che sia necessario rinunciare alla produzione di asset strategici».I detrattori di questa tecnologia la considerano un mezzo utile a chi vuole continuare a commerciare combustibili fossili. Eppure l'ultimo step della Ccus prevede il riutilizzo della CO2 che potrebbe essere trasformata in plastiche, calcestruzzo o biofuel. La Ccus non sarà la soluzione definitiva, ma quello che è certo è che potrà aiutare a migliorare sensibilmente la qualità dell'aria nell'immediato, senza costringerci a rinunciare alle nostre industrie di punta.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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