2020-06-16
La Catalfo sogna di usare i soldi dell’Europa per la Cig. Ma riceveremo le briciole
Nunzia Catalfo (Stefano Montesi - Corbis/Corbis via Getty Images)
Promessi 30 miliardi del Sure: peccato che, conti alla mano, ne arriveranno massimo 3. Per i pentastellati è un ottimo diversivo per spostare l'attenzione dal Salvastati.In questo momento vorremmo avere tutti l'ottimismo del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, che crede di poter ricevere dal fondo Sure della Commissione Ue forse 30 miliardi, ma comunque non meno di 20. Tutto questo ottimismo di facciata è forse comprensibile alla luce dello scenario che si va prefigurando, con la richiesta di accesso al Mes che si fa sempre più probabile e la conseguente necessità di indorare la pillola amara che il M5s dovrà ingoiare, ma temiamo che la delusione potrebbe essere cocente.Il Sure prevede che la Commissione presti la somma complessiva di 100 miliardi agli Stati membri che hanno subito, a partire da febbraio, un incremento delle spese per le integrazioni salariali in conseguenza dell'esplodere del Covid-19. Per quanto riguarda l'Italia il problema è di enorme rilevanza. Infatti, gli ultimi dati comunicati dal presidente dell'Inps Pasquale Tridico sono impressionanti: sommando cassa Integrazione ordinaria, cassa in deroga e fondi di solidarietà, le ore autorizzate dall'Inps sono aumentate dai circa 200 milioni dell'intero 2019 a circa 1.300 milioni da gennaio al 14 maggio 2020. In pochi mesi abbiamo più di sei volte le ore registrate in un intero anno. E questo dato, relativo a pochi mesi del 2020, è anche superiore alle ore autorizzate nell'intero 2010, l'anno peggiore della crisi del 2009-2014, quando le ore autorizzate si attestarono a circa 1.200 milioni. Un fenomeno di proporzioni mai viste. La platea dei potenziali beneficiari è di circa 8,4 milioni di lavoratori, un terzo degli occupati.Per farvi fronte, il governo ha dapprima finanziato nove settimane di cassa integrazione con il decreto legge Cura Italia e successivamente ha finanziato altre nove settimane con il decreto legge Rilancio. Quattro di queste ultime nove settimane però erano fruibili solo dopo il 1° settembre, lasciando così scoperte tra luglio e agosto le aziende che avevano già utilizzato le prime nove: un vuoto che il governo ha colmato ieri sera approvando un nuovo decreto. Il problema principale è però quello delle risorse. Con il primo decreto furono stanziati circa 5 miliardi, con il secondo circa 11 per rimediare all'insufficiente primo stanziamento, rivelatosi esiguo rispetto alla valanga di richieste e causa non secondaria della lentezza dei pagamenti. È quindi forte l'esigenza da parte del governo di trovare fonti di finanziamento a costo ancora più basso rispetto ai titoli di Stato. E qui arriva il Sure, annunciato pomposamente a fine marzo, ma il cui regolamento (672) è stato adottato dal Consiglio Ue solo il 19 maggio scorso. E, come spesso accade quando l'Ue annuncia qualcosa, appena si passa dai titoli a studiare le carte, cominciano i problemi.Nel nostro caso, basta leggersi gli articoli del regolamento (9 e 12 soprattutto) e l'ottimismo svanisce. I 100 miliardi sono un importo massimo a disposizione di tutti gli Stati membri e non è detto che la Commissione riesca a emettere obbligazioni fino a quel limite. Il prestito avverrà a rate e le condizioni non sono tuttora note.La disponibilità del fondo ci sarà soltanto quando saranno prestate tutte le garanzie da parte degli Stati membri fino a non meno di 25 miliardi. L'Italia sta facendo la sua parte garantendo 3,2 miliardi, come disposto dal decreto legge Rilancio. Qualora alcuni Paesi non contribuiscano, gli altri saranno chiamati a coprire in proporzione al loro Pil. In ogni caso, considerato quanto sia remota la possibilità di default di uno Stato ricevente quei prestiti, l'Italia ha messo in bilancio un fondo da 1 miliardo sia per la garanzia al fondo Sure sia per la garanzia al fondo paneuropeo della Bei (altri 4,7 miliardi).L'emissione delle obbligazioni da parte della Commissione non potrà ragionevolmente partire prima di settembre. E sarà la Commissione stessa a informare il Consiglio della disponibilità dello strumento. Quindi a oggi ci si può soltanto prenotare.La Commissione non potrà erogare in un anno più del 10% del totale, cioè al massimo 10 miliardi. Inoltre i primi tre Stati membri beneficiari non potranno superare il 60% del totale erogato.Il Commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, ha già esortato i Paesi a presentare le domande e il suo collega Paolo Gentiloni ha confermato venerdì scorso che hanno già ricevuto richieste «per quasi 100 miliardi e ne riceveremo altre». Insomma il plafond è esaurito e si rischia qualcosa di simile a un «click day».Il Sure riproduce già, in piccolo, quanto accadrà, in grande, per il Recovery fund: una lotta tutti contro tutti per strapparsi di bocca il tozzo di pane lanciato da Bruxelles. Infatti, il Consiglio applicherà «i principi di parità di trattamento, solidarietà, proporzionalità e trasparenza». Ma se il massimo erogabile è di 10 miliardi l'anno, quanto pensiamo di poter ricevere? Due/tre miliardi l'anno nella migliore delle ipotesi. Cioè il finanziamento di meno di tre settimane di cassa integrazione, su 18 già autorizzate.Poiché nell'ultima asta di Bot a 12 mesi abbiamo raccolto 7 miliardi a un tasso da prefisso telefonico (0,014%), qual è il senso di tutto questo? L'esiguità del risparmio di interessi, ammesso e non concesso che ci sia, giustifica tutta questa baraonda?È abbastanza fondato il sospetto che, nella corsa a trovare un trofeo da issare per far credere di aver ottenuto qualcosa in Europa, il M5s abbia puntato sul cavallo sbagliato e il fiele del Mes rischia di essere sempre più amaro, soprattutto se bevuto da solo.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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