2020-06-20
La cassa integrazione è un miraggio
Pasquale Tridico (Alessandra Benedetti, Corbis via Getty Images)
Pasquale Tridico contesta i dati, ma 2,4 milioni di lavoratori sopravvivono senza aiuti pubblici. Alcuni non hanno visto un euro, altri vanno avanti grazie all'anticipo delle aziende.Giovedì sera, come ogni giovedì, ho condotto la trasmissione Dritto e Rovescio, su Rete 4. Mentre eravamo in onda, affrontando il tema della cassa integrazione, il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha fatto arrivare dei messaggi alla redazione, che io ho letto in diretta un attimo dopo, nei quali affermava che venivano dette cose inesatte nel corso della trasmissione stessa. Naturalmente non posso assumermi le responsabilità di ciò che è stato detto da altri, ma rivendico ciò che abbiamo fatto vedere ed è stato elaborato dalla redazione e da me medesimo.Nella convinzione profonda, e confermata dall'azione di questo governo, che la perfezione non è di questo mondo, può anche darsi che, in qualche occasione, qualche dato non sia esatto nel senso matematico del termine, e si discosti di poco o pochissimo da quelli forniti. Può succedere. Quello che di sicuro non è successo è che dietro i dati che forniamo in ogni trasmissione ci sia la malafede. Anche perché è nostra abitudine citare le fonti.Nel caso specifico, sulla cassa integrazione i dati ci erano stati forniti dal senatore Maurizio Gasparri che, a sua volta, li aveva ricevuti da una fonte interna all'Inps stessa e che li ha illustrati e difesi nel corso della trasmissione chiedendo anche un confronto diretto con il presidente Tridico che io sarei ben disposto a ospitare.I numeri del contendere sono i seguenti. Un primo dato è molto importante: sarebbero ben 1 milione e 213.433 gli imprenditori che hanno anticipato di tasca loro la cassa integrazione medesima. Mica pochi, no? Sapete cosa vuol dire? Semplice: che negli stessi mesi nei quali l'hanno anticipata direttamente ai lavoratori, per la chiusura dovuta alla pandemia, non hanno incassato. A fronte di un'uscita importante non c'è stata un'entrata corrispondente. E allora da dove hanno preso i soldi? Dai loro risparmi. Ma certo, si dirà, se sono imprenditori avranno soldi da parte, che problema c'è? Molti problemi, non uno solo. Molti di loro, infatti, lavorano già con i soldi che prendono in prestito dalle banche e questi soldi costano, spesso molto. Poi non è che si tratta di grandi e grandissime imprese, ma di piccole e piccolissime, che spesso, da parte, hanno poco o nulla, salvo erodere quei soldi risparmiati che vanno a costituire il loro legittimo e sudato, piccolo o grande, patrimonio familiare. Altri dati riguardano coloro che sono ancora in attesa della cassa integrazione, cioè che non l'hanno vista proprio. Si tratta di famiglie che campano di stipendio, spesso unico reddito e spesso con figli a carico. Ebbene, mancano all'appello 335.000 e 528 lavoratori per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria, 615.180 lavoratori per quel che concerne la cassa integrazione in deroga, cioè per quelle categorie che il governo - giustamente - ha deciso di includere nei beneficiari che, a cose normali, non ne possono godere. Mancano infine 271.000 lavoratori che rientrano nella categoria dei fondi di integrazione salariale, appartenenti anch'essi a categorie non normalmente coperte dalle forme tradizionali della cassa integrazione. In tutto 1 milione e 221.708 lavoratori.Si possono sommare i lavoratori che hanno ricevuto la cassa integrazione dalle imprese e non dallo Stato e quelli che la cassa integrazione non hanno ancora vista? Sì, perché nell'un caso e nell'altro si tratta di lavoratori ai quali lo Stato non ha pagato direttamente un soldo. Tutto qua. Si tratta di 2 milioni e 435.141 lavoratori. Ecco, tutto qua. Trattasi di tema che meriterebbe degli Stati generali immediati e così organizzati: chiudere i vari responsabili della materia - non solo l'Inps, ma, ad esempio i vari ministeri interessati - in una stanza ben aerata, per il ricambio di ossigeno utile anche alla materia grigia, chiudere la stanza e riaprirla - fornendo vitto e alloggio - quando i partecipanti avranno partorito - con impegno diuturno - una ricetta di rapida applicazione per la soluzione del problema. Sarebbe possibile pensare a una riapertura della stanza anche nel caso in cui si fosse certi che, sia pure non immediatamente, ma in un tempo comunque ragionevole, fossero fornite delle date certe di erogazione. Ma certe.