
È in arrivo la serie televisiva dedicata alla lesbica Batwoman. Da Lanterna verde che fa coming out al «fluido» Deadpool, passando per i «padri adottivi» Apollo e Midnighter, cinema e fumetti presentano una legione di personaggi arcobaleno.È da qualche anno, ormai, che sono diventati di tendenza i kolossal hollywoodiani che hanno per protagonisti i personaggi della Marvel e della Dc Comics. I temi si esauriscono e un cinema già in crisi deve inventarsi qualcosa di nuovo, va bene. Ma il punto è che, film dopo film, notiamo una presenza sempre maggiore di politicamente corretto. Si tratta di un fenomeno che non ha riguardato soltanto i tizi in costume sullo schermo, ma anche (e soprattutto) i protagonisti degli albi a fumetti, utilizzati sempre più spesso come feticci di identità «minoritaria». Il caso più emblematico è senz'altro il film Black Panther, uscito pochi mesi fa e dedicato a Pantera nera, il primo supereroe africano dell'universo fumettistico Marvel, nato su carta nel 1966 proprio in occasione delle lotte per i diritti dei neri. Il lungometraggio ha superato il miliardo di dollari di incassi ed è stato celebrato praticamente da tutta la stampa mondiale liberal, diventando una sorta di simbolo della rivalsa afroamericana. In questo caso, almeno dal punto di vista commerciale, l'uso buonista dell'eroe di colore è riuscito. Sulla carta, invece, non è andata così bene nel corso degli anni: i lettori di comics non apprezzavano granché le scelte buoniste. Eppure gli editori hanno deciso di proseguire sulla stessa linea. Ogni gruppo sociale raccontato come minoranza ha ottenuto il suo supereroe. Abbiamo visto Thor impersonato da una donna. Spider Man in versione afro-americana, quel Miles Morales che Axel Alonso della Marvel volle creare per omaggiare l'elezione a presidente americano di Barack Obama e di cui disse: «È l'Uomo Ragno del XXI secolo e ne riflette la cultura e la diversità rispetto al suo predecessore». Abbiamo visto Capitan America nero, tale Isaiah Bradley, che esordì nei fumetti Marvel nel 2003. Abbiamo visto addirittura Superman raccontato come immigrato clandestino dall'account Twitter della DcComics in occasione della recente Giornata mondiale del rifugiato: «Superman lotta per ciò che è giusto. Sapevate che è anche un rifugiato? In questa Giornata mondiale del rifugiato, siate come Superman e lottate per ciò che è giusto. Lottate per i rifugiati». Superman sarebbe un rifugiato in quanto arrivò neonato sulla Terra, lanciato in un razzo dai genitori che volevano salvarlo dall'esplosione del pianeta Krypton: il parallelo è tra il barcone e il razzo, tra il fuggire da Krypton distrutto e il mantra dei migranti che scapperebbero dalle guerre... Già a questo punto della lista uno ha la nausea per overdose di politically correct. Ma non è finita qui. C'è stata la supereroina Kamala Khana, adolescente americana di origini pakistane e musulmana, nota come Ms. Marvel, sulla quale è stato annunciato anche il film (le riprese dovrebbero iniziare nel 2019). Poi, c'è la supereroina donna e sovrappeso Faith, che quando assume i superpoteri si chiama Zephyr, su cui Alonso della Marvel dichiarò: «Le nostre storie danno il meglio quando riflettono ciò che avviene nel mondo reale». Forse si riferiva alla diffusione dell'obesità, che dal punto di vista salutistico è, in effetti, allarmante. Ovviamente, un fumetto sul tema non risolve affatto l'emergenza, si limita a garantire all'editore progressista una nuova fetta di mercato con la scusa dell'inclusione sociale. Essendo questa la china, non poteva mancare il rispecchiamento di un'altra minoranza: quella omosessuale. Ecco, dunque, l'ultima frontiera: i supereroi Lgbt. Giusto un paio di giorni fa è uscita la notizia che Ruby Rose, attrice che abbiamo conosciuto nella serie tv Orange is the new black, interpreterà l'eroina lesbica Batwoman, in un'apposita serie tv. L'attrice australiana, lesbica anche nella realtà, ha dichiarato: «Sarei morta pur di vedere in tv uno show come questo quando ero un giovane membro della comunità Lgbt. Una ragazza che non si è mai sentita rappresentata dalla televisione, una ragazza che si è sentita sola e diversa...». Vi siete commossi? Se non lo avete fatto, state attenti: potrebbero accusarvi di essere dei neonazisti omofobi. L'universo Lgbt viene celebrato anche da Deadpool, il supereroe cui è stato dedicato il primo film nel 2016 e che già dalle pagine del fumetto emergeva chiaramente come «gender fluid», sessualmente ambiguo, flirtando con uomini e donne in tutta tranquillità. Nel sequel cinematografico delle vicende del sicario vestito di rosso, Deadpool 2, attualmente nelle sale italiane, la supereroina Testata Mutante Negasonica presenta ufficialmente al pubblico la sua fidanzata mutante Yukio, quindi al pansessuale Deadpool si somma la coppia omosessuale femminile: più che un film sembra un gay pride. L'elenco dei supereroi gayzzati, però, è ancora lungo: Lanterna verde apparì nel 1940 e nel 2012 è stato aggiornato come omosessuale dichiarato. Apollo, data di nascita su carta 1998, non solo è gay dichiarato, ma è anche genitore adottivo (insieme con suo marito, The Midnighter) di una bambina. Supponiamo che i loro fumetti siano tra le letture preferite di Monica Cirinnà. Renee Montoya è bisessuale e ha una relazione con Catwoman, dichiarata bisessuale nel 2015, così come Catman, rivelato bisessuale nel 2014. Poi c'è il bisessuale sincronico, una specie di Don Giovanni femmina e bisex, ovvero Psylocke, che ama uomini e donne contemporaneamente, e intrattiene una relazione con Fantomex e pure con la controparte femminile Cluster. Potremmo continuare, ma ci fermiamo per domandarci: che senso ha trasformare tutto in impero della minoranza, condannando al ghetto la normalità? Chissà, forse verrà il giorno in cui un supereroe gay si scontrerà con uno eterosessuale e lo accuserà di essere omofobico. O, magari vedremo un fumetto in cui il protagonista sarà un Superfiano che combatte a colpi di sopracciglia contro i «cattivi» del pianeta Salvini...
I guai del Paese accentuati da anni di Psoe al governo portano consensi ai conservatori.
A proposito di «ubriacatura socialista» dopo l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani e di «trionfo» della Generazione Z (il nuovo primo cittadino avrebbe parlato «a Millennial e giovani»), è singolare la smentita di tanto idillio a sinistra che arriva dalle pagine di un quotidiano filo governativo come El País.
Oggi alle 16 si terrà a Roma l’evento Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti, organizzato dalla Verità. Tra gli ospiti, Roberto Cingolani, ad di Leonardo, e Marco Troncone, ad di Aeroporti di Roma. Si parlerà di innovazione industriale, sicurezza contro rischi ibridi, tra cui cyber e climatici, con interventi di Pietro Caminiti di Terna e Nicola Lanzetta di Enel. Seguiranno il panel con Nunzia Ciardi (Agenzia cybersicurezza nazionale), e l’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa). Presenterà Manuela Moreno, giornalista Mediaset, mentre il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, condurrà le interviste. L’evento sarà disponibile sul sito e i canali social del quotidiano.
Cartelli antisionisti affissi fuori dallo stadio dell'Aston Villa prima del match contro il Maccabi Tel Aviv (Ansa)
Dai cartelli antisionisti di Birmingham ai bimbi in gita nelle moschee: i musulmani spadroneggiano in Europa. Chi ha favorito l’immigrazione selvaggia, oggi raccoglie i frutti elettorali. Distruggendo le nostre radici cristiane.
Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro dell’islamo-socialismo. Da New York a Birmingham, dalle periferie francesi alle piazze italiane, cresce ovunque la sinistra di Allah, l’asse fra gli imam dei salotti buoni e quelli delle moschee, avanti popolo del Corano, bandiera di Maometto la trionferà. Il segno più evidente di questa avanzata inarrestabile è la vittoria del socialista musulmano Zohran Mamdani nella città delle Torri Gemelle: qui, dove ventiquattro anni fa partì la lotta contro la minaccia islamica, ora si celebra il passo, forse definitivo, verso la resa dell’Occidente. E la sinistra mondiale, ovviamente, festeggia garrula.
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.





