2019-07-02
La Capitana guadagna tempo. Intanto il governo tedesco fa pressione sui nostri giudici
Slitta a oggi la decisione sui domiciliari. Il Viminale: «Pronti a espellerla». Il ministro degli Esteri di Berlino: «Chi salva non va punito». I pm: «Non ha agito per necessità». I sodali di Open Arms e Sea Eye già a caccia. La nave dell'Ong spagnola ha fatto sbarcare 55 persone. Mentre i colleghi tedeschi puntano verso la Libia. Lo speciale comprende due articoli. Si è svolta ieri ad Agrigento l'udienza di convalida dell'arresto della comandante della Sea Watch, Carola Rackete, davanti al gip Alessandra Vella. L'udienza è durata tre ore: al termine, il gip Vella si è riservata la decisione, che arriverà entro oggi. I reati contestati sono rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate, mentre per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina si procede separatamente. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, il suo vice Salvatore Vella e il pubblico ministero Gloria Andreoli hanno chiesto la convalida dell'arresto della comandante e il divieto di dimora in provincia di Agrigento. Carola Rackete ha trascorso la scorsa notte ai domiciliari, ma stavolta in una abitazione di Agrigento e non di Lampedusa. La Rackete è partita dall'isola di Lampedusa alle 8.30 di ieri mattina, a bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza, ed è arrivata in procura ad Agrigento alle 15. La comandante della Sea Watch 3, assistita dall'avvocato Leonardo Marino, ha risposto alle domande dei pm e del gip: «Non volevo colpire la motovedetta della Guardia di finanza», ha detto Carola Rackete, «credevo che si spostasse e me la sono trovata davanti». «La comandante», ha ribadito il suo legale, «ha agito in uno stato di necessità e non aveva alcuna intenzione di usare violenza nei confronti degli uomini della Guardia di finanza». Il procuratore Patronaggio, al termine dell'udienza ha spiegato le ragioni delle richieste della pubblica accusa. «Abbiamo chiesto per Carola Rackete il divieto di dimora nella provincia di Agrigento, che comprende i porti di Porto Empedocle, Agrigento e Lampedusa perché è sufficiente per non danneggiare le indagini». La manovra della comandante della Sea Watch, che ha rischiato di travolgere una motovedetta delle Fiamme gialle, è stata valutata, ha spiegato ancora Patronaggio, «come un atto fatto con coscienza e volontà, con i motori laterali, che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta verso la banchina. La Sea Watch non era obbligata ad entrare in porto, è stata un'azione non necessitata perché la nave alla fonda aveva ricevuto assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità marittime per avere assistenza». «Il procuratore aggiunto Vella», ha proseguito Patronaggio, «ha effettuato una perquisizione a bordo della nave per acquisire materiale probatorio per eventuali contatti tra i trafficanti libici e i componenti della Sea Watch. Questo materiale è coperto da segreto investigativo. I magistrati del pool anti immigrazione, nei prossimi giorni», ha annunciato Patronaggio, «sentiranno la comandante Rackete in ordine proprio a quest'altra contestazione: il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per il quale si procede separatamente. Andremo a verificare se vi sono stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch, se il contatto è avvenuto in modo fortuito o ricercato, se si è trattato di un atto di salvataggio in mare oppure di un'azione concertata». Il procuratore aggiunto Salvatore Vella ha convocato Carola Rackete per il prossimo 9 luglio, quando sarà interrogata come indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. «Dalla giustizia mi aspetto pene severe», ha commentato il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, «per chi ha attentato alla vita di militari italiani e ha ignorato ripetutamente le nostre leggi. Dagli altri Paesi europei, Germania e Francia in primis, mi aspetto silenzio e rispetto. In ogni caso», ha aggiunto Salvini, «siamo comunque pronti ad espellere la ricca fuorilegge tedesca». Ieri la Germania ha provato a fare la voce grossa con l'Italia, chiedendo la liberazione di Carola Rackete. «Dal nostro punto di vista», ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, «una procedura nell'ambito dello stato di diritto può portare soltanto al rilascio di Carola Rackete, non si criminalizza chi salva vite». Da Vienna è arrivata la replica del capo dello Stato: «L'Italia», ha detto Sergio Mattarella, «ha una Costituzione che prevede una assoluta separazione dei poteri, l'assoluta indipendenza della nostra magistratura, e la questione è nelle mani della magistratura». «Ho parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel», ha spiegato il premier Giuseppe Conte, «che, tra l'altro, mi ha chiesto della comandante tedesca. Le ho detto che in Italia, come immagino anche in Germania, il potere esecutivo è distinto dal potere giudiziario». Intanto domani, per un curioso paradosso, i rappresentanti di Sea Watch e Open Arms saranno auditi in commissione congiunta Giustizia e Affari costituzionali della Camera sul decreto Sicurezza bis, per l'iter di conversione in legge. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-capitana-guadagna-tempo-intanto-il-governo-tedesco-fa-pressione-sui-nostri-giudici-2639046157.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="i-sodali-di-open-arms-e-sea-eye-gia-a-caccia" data-post-id="2639046157" data-published-at="1757737687" data-use-pagination="False"> I sodali di Open Arms e Sea Eye già a caccia Mentre Sea Watch 3 è sotto sequestro nel porto di Lampedusa, continua il traghettamento di immigrati recuperati nel Mediterraneo da parte di altre navi delle organizzazioni non governative. L'imbarcazione della tedesca Sea Eye, la Alan Kurdi, ha ripreso il mare da quattro giorni, in direzione delle coste libiche e sul pennone fa sventolare una bandiera con la scritta «Free Carola». Una sfida al governo e alla magistratura italiana, dopo l'arresto della capitana Carola Rackete che ha forzato il blocco nel porto di Lampedusa rischiando di travolgere una motovedetta della Guardia di Finanza. L'equipaggio della Alan Kurdi, stando ai dati di MarineTrafic, in queste ore è a caccia di migranti in difficoltà da recuperare prima che vengano avvistati dalla guardia costiera libica. Tutto ciò nonostante i divieti imposti dal decreto Sicurezza Bis e le conseguenti pene: maximulta, sequestro dell'imbarcazione, porti chiusi e in caso di disobbedienza arresto. Ma a sfidare le leggi italiane non c'è solo l'ong tedesca, anche la nave spagnola di Open Arms, ha ripreso il largo da venerdì, a 6 mesi dal divieto della capitaneria di porto di Barcellona di fare attività di search and rescue. Il fondatore Oscar Camps ha giustificato con queste parole i nuovi pattugliamenti: «Dal carcere si esce, dal fondo del mare no». Come dire che dei divieti non gli importa nulla. E infatti la nave spagnola, guidata dal comandante italiano Riccardo Gatti, ha traghettato verso le nostre coste 56 migranti che si trovavano a bordo del peschereccio avvistato domenica in Sar maltese. Malta, come da copione, non ha risposto alle richieste di soccorso per cui Open Arms lo ha scortato verso Lampedusa, dove è stato intercettato dalla motovedetta italiana CP 302 e da un'altra della Guardia di Finanza. Pare ci sia stata un po' di tensione al momento dell'incontro tra i finanzieri e la nave di Open Arms, ma alla fine 11 tra le persone nelle condizioni psicofisiche peggiori sono state portate a Lampedusa per essere assistite, mentre le altre sono sbarcate a Pozzallo. Ognuna di loro avrebbe pagato il «viaggio» agli scafisti 1.000 euro. Alla Open Arms e alla Alan Kurdi, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha già mandato un avvertimento chiaro su cosa rischiano. Ma al Viminale c'è chi ritiene non sia ancora sufficiente: si sta infatti valutando l'idea di intervenire direttamente sul decreto Sicurezza bis durante la conversione in legge con una serie di emendamenti che mettano fuori gioco una volta per tutte le Ong. Si tratterebbe d'inasprire ulteriormente le sanzioni e di prevedere multe più salate, almeno doppie rispetto alle attuali. Infatti alla Sea Watch è bastata una raccolta di fondi online di poche ore per coprire i 16.000 euro della multa alla capitana Carola Rackete. L'accusa che il governo italiano muove alle organizzazioni non governative più radicali è di fare da effetto-leva per le partenze dalle coste nordafricane, offrendo agli scafisti un «appiglio» per avventurarsi nel Mediterraneo e scaricare i migranti nelle loro mani. Ma il sospetto è ancora peggiore: alcune Ong potrebbero essere direttamente colluse con i trafficanti di esseri umani, guadagnando denaro da accordi illeciti. Non esistono però prove inoppugnabili, certa è invece la guerra dichiarata dalle organizzazioni non governative all'Italia attraverso un piano ben preciso che punta a farsi beffe del sistema legislativo vigente. I dati del Viminale dimostrano che in soli dieci giorni, fra il 18 e 28 giugno, sono sbarcate 407 persone sulle nostre coste. Un aumento dovuto alle condizioni meteo che favoriscono le partenze, ma anche al superlavoro delle cosiddette navi umanitarie. Senza considerare i barconi che arrivano per conto loro a Lampedusa, ai quali non sono chiusi i porti per legge: nella notte tra domenica e lunedì un'imbarcazione con 17 migranti a bordo è approdata a Lampedusa, senza che nessuno l'avesse soccorsa o segnalata.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
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