2021-03-28
La bellezza di Cleopatra è solo mito. Ma con la seduzione soggiogò Roma
Non vi sono prove certe che fosse una donna stupenda, come Hollywood l’ha voluta raccontare. Però era una grande ammaliatrice: ben due imperatori cedettero al suo fascino, grazie al quale salvò l’Egitto In queste pagine domenicali mi occuperò delle donne più belle della storia e di alcune leggendarie, incantevoli o no, seduttrici. È un compito piacevole e fin dalle prime righe vorrei chiedere le opinioni dei lettori interessati a questo argomento. I nomi sono tanti, ci saranno l’imbarazzo e le difficoltà delle scelte. Nell’antichità si va da Agrippina, assassinata dal figlio Nerone, a Teodora, attrice e prostituta, una grande scalatrice, che arrivò a sposare Giustiniano, imperatore d’Oriente. Da Caterina la Grande, sposa sedicenne dell’erede all’impero russo Pietro III, che detronizzò il marito con un colpo di stato, e si liberava dei numerosi amanti riempiendoli di regali, a Madame de Pompadour, celebre favorita del re Luigi XV. E molte altre. In tempi più recenti, Jacqueline Kennedy, Mata Hari, Eva Peron, Wallis Simpson, Anais Nin, Diana Spencer e la lunga sfilata delle attrici: Greta Garbo, Marylin Monroe, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Ava Gardner, Vivien Leigh, Grace Kelly, Liz Taylor, Anita Ekberg. Tuttavia, per inaugurare la nostra serie, non ho dubbi: Cleopatra, simbolo di particolare bellezza e arte seduttiva. Per la verità, la bellezza di Cleopatra (70-30 a. C.) è tuttora in discussione, i pareri di testimoni e ricercatori sono discordi. A livello popolare la sua faccia è associata a quella di Elizabeth Taylor, che la portò sullo schermo con Richard Burton (suo amante, marito e compagno per tutta la vita) nel kolossal in cui interpretavano Cleopatra e Marco Antonio. Burton durante la lavorazione le disse: «Sei grassa, ma bellissima, imperfetta ma irresistibile». Sulle sue doti di seduzione i pareri invece sono unanimi: fece perdere la testa a Giulio Cesare e a Marco Antonio, che erano suoi avversari e nemici! La sua vita è romanzesca, al centro di libri, film, opere teatrali e di innumerevoli ricostruzioni da parte di studiosi, storici e giornalisti. Ma soffermiamoci sulla discussa bellezza di questa dama. Era una donna con un naso aquilino, un mento marcato e la capigliatura riccia. Plutarco sostiene che la vera attrazione per Cleopatra nascesse dal suo fascino, Cassio Dione la presenta invece come una bellezza ineguagliabile. Si tramanda che ogni giorno una nave si dirigesse dall’Egitto in Grecia (e ritorno) per portare a Cleopatra spezie, unguenti, aromi e balsami: capricciosamente le urgevano, prima di presentarsi in pubblico. Bisogna aggiungere che la regina egiziana spendeva somme enormi senza curarsene.. Anche Alberto Angela, nel suo libro Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità, è scettico sull’aspetto fisico: Cleopatra con ogni probabilità non era una bellezza eccezionale, ma una donna di prepotente fascino, in grado di incantare anche gli uomini più esperti.Come Giulio Cesare e Antonio. Con Cesare, Angela definisce «l’incontro con Cleopatra forse il più spettacolare che sia mai accaduto nella storia». Lui ha 50 anni, lei 20. Lo storico Cassio Dione sostiene: «Poteva soggiogare qualunque uomo, anche chi fosse stato restio all’amore e avanti negli anni». Come Cesare. Dalla loro relazione nacque un bambino, Cesarione (piccolo Cesare). Il miglior contributo possibile per l’alleanza tra l’Egitto e Roma. Cesare è sposato, ma porta Cleopatra con sé a Roma. Nelle Idi di Marzo del 44, quando lui muore sotto le pugnalate di Bruto e degli attentatori, Cleopatra si imbarca sulla prima nave disponibile e torna ad Alessandria d’Egitto, salvando se stessa e anche Cesarione, l’unico erede maschio del grande Giulio Cesare. Marco Antonio è il secondo uomo del destino nella vita romantica di Cleopatra. Dopo la morte di Cesare, e la fine di Bruto e Cassio, Antonio e Ottaviano sono i dominatori romani. Se vuole salvare il suo regno, Cleopatra deve cercare una nuova e forte alleanza: così seduce Antonio a Tarso, «arrivando a bordo di una nave da favola, abbigliata» cioè seminuda «come Venere e circondata da ancelle (s)vestite da Nereidi, con un premeditato impatto erotico, di profumi, musiche e colori, stordendo i romani con il lusso, le delizie, le promesse di piacere». E Antonio ci casca all’istante con tutte le scarpe. Oggi sarebbe definito bello, vanitoso, gaudente, playboy. «Cassio Dione scrive, lapidario: “Antonio conobbe Cleopatra: se ne innamorò e ne divenne schiavo”. Insomma, si sarebbe lasciato sedurre da Cleopatra “come un ragazzo, anche se aveva 40 anni”». È una storia già vista, dopo quella con Cesare. Tutti e due, Cesare e Antonio, sono arrivati da Roma per soggiogare Cleopatra e l’Egitto intero e tutti e due al primo sguardo sono rimasti avvinti (schiavi?) dalla sensuale regina. Lei conserva il trono d’Egitto e ha due gemelli con Antonio. Una domanda è d’obbligo: si amavano? «Lui era un gran bell’uomo, un bon vivant col fascino del potere. Per lei dimentica Roma e commette molte, troppe sciocchezze». E il giovane Ottaviano, il futuro Augusto che Cesare aveva designato per testamento a succedergli, non glielo perdona, soprattutto perché Antonio abbandona l’ultima moglie Ottavia, sua sorella, e per amore di Cleopatra si spinge perfino a sostenere Cesarione come il legittimo erede di Cesare. Per Cleopatra si fanno le guerre. E di nuovo si profila un conflitto decisivo. Nella battaglia di Azio, nel 31 a.C., si assiste al trionfo di Ottaviano e alla sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra. Lei capisce che la sua epopea è finita, rovinosamente. Ma il romanzo della sua vita, no. Ottaviano le propone di abbandonare Antonio. Lei non accetta e anzi si dice che sia stata proprio la regina a mettere in giro le «fake news» (anche allora circolavano!) secondo cui si era uccisa. Avrebbe così previsto la tragica reazione dell’amante, che si trafisse con la sua stessa daga. Dilemma: perché lo ha fatto? Per indurlo a morire dignitosamente, da romano? O voleva sbarazzarsi di lui e giocarsi anche con Ottaviano (per la terza volta) la carta della seduzione? Non si sa. Ottaviano non cede alle lusinghe, ammesso che ci siano state. E il finale è drammatico. Ottaviano vorrebbe portarla a Roma come sua prigioniera, un prestigioso trofeo di guerra che riscatterebbe le debolezze amorose di Cesare e Antonio. Ma l’orgoglio non consente a Cleopatra di sottomettersi. E, a soli 40 anni, si suicida. Decide di morire con la teatralità che ha sempre accompagnato la sua vita, splendida e tormentata. È diffusa la leggenda secondo cui si fece mordere da un aspide. Niente di vero. Sia perché quel serpente non esiste in Egitto, sia perché quel veleno uccide lentamente, mentre la morte di Cleopatra fu istantanea.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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