2018-10-24
Lo squalo Lagarde affila i denti per mangiarsi l’Italia
Da sette anni è direttore del Fmi, il cerbero dei conti economici con sede a Washington, gemello della Commissione europea. Ha sbranato la Grecia, spogliandola di ogni bene pubblico con la scusa di salvarla da sé stessa. Ora tenta il bis con il nostro Paese.Quando Christine Lagarde lasciò Baker&McKenzie, il più grande studio legale del mondo (4.500 avvocati) di cui era numero uno, le fu regalata una Barbie, a sua immagine: capelli grigi corti, tailleur Chanel, collier di perle. Christine accettò l'omaggio con un bel sorriso e un inappuntabile discorso che confermarono la sua somiglianza con la bambola. Barbie, infatti, negli Usa dove si svolse la cerimonia e in Europa, di cui la parigina Lagarde è figlia, simboleggia la donna perfetta, l'eccellenza, il top, il non plus ultra. Lei. Christine è tutta rigore e carriera. In piccolo, anche noi vantiamo una Barbie: la professoressa Elsa Fornero. La Lagarde è una Fornero moltiplicata per 100 e senza lacrime. Combina pure gli stessi pasticci.Da sette anni, Christine è direttore del Fmi, massima carica del supremo ente economico con sede a Washington. È al secondo mandato, che scade nel 2021, ed è stata riconfermata all'unanimità. Ha, infatti, un savoir faire cui il Fondo, guidato in passato da maschi, non era abituato. Il predecessore, per intenderci, era il suo connazionale Dominique Strauss-Kahn, che saltò addosso a una cameriera di un hotel americano dove pernottava. Gesto da cowboy che gli costò la poltrona. Prima donna a dirigere l'ente, la Lagarde usa le arti femminili, rifuggendo dal femminismo erinnico di Laura Boldrini. Ha chiesto di essere chiamata «madame chairman», non direttora come avrebbe imposto l'altra. lusinghe e fregature Alta 1,83, più i tacchi, Christine le studia tutte per non mettere in soggezione i personaggi maschili con cui viene a contatto. Se deve incontrare ospiti di riguardo, ministri dell'Economia, banchieri, prima ne esamina i dossier. Memorizza i particolari più intimi - studi, hobby, figli - che poi utilizza nella trattativa. Fa piccoli accenni personali che lusingano l'interlocutore, abbassandone le difese e predisponendolo alla buggeratura che la Lagarde immancabilmente gli darà. Il Fondo, infatti, è un cerbero dei conti economici, gemello della Commissione Ue. Come gatto e volpe hanno già sbranato la Grecia con la scusa di salvarla da sé stessa. Ora, affilano gli spiedi per fare il bis con l'Italia. In questo, Christine è un pescecane come Jean-Claude Juncker, Pierre Moscovici & soci. Ho detto Grecia. Allora, lasciatemi fare come Apuleio che infilava una storia nella storia, che stavolta però è più giusto chiamare dramma. Giunta al Fmi nel 2011, Lagarde esaminò alla lente il Paese di Platone. «È in bancarotta», pontificò. Con l'Ue, decisero di togliergli la sovranità e governarlo loro. Il torchio è durato sette anni. Da due mesi, la Grecia è tornata padrona di sé stessa e ha scoperto che dall'orlo, dove stava prima, era finita nel baratro. il dramma ellenico Sentite che pozzi di scienza sono questi soloni e che razza di salvataggi mettono in piedi. Rispetto a quando stava male e Christine la prese in cura, la Grecia ha perduto il 25% del Pil, un quarto dei 5.000.000 di abitanti è in povertà assoluta, 500.000 sono emigrati, la disoccupazione è al 22% (43%, tra i giovani), il debito pubblico, che era al 140%, è oggi al 180 sul Pil. Per ottenere questa manna, la Grecia si è spogliata di tutto. I prestiti internazionali sono finiti nelle banche europee cui doveva soldi che ora invece deve al Fmi. Le ricchezze nazionali sono state fagocitate dai membri Ue. L'Italia ha incamerato le ferrovie e il gas. I tedeschi sono concessionari di tutti gli aeroporti, compreso l'hub di Atene; i francesi, con i tedeschi, si sono spartiti i porti del Pireo e di Salonicco. Restano le autostrade, ma saranno vendute a breve. Poi, verrà il turno delle isole. Dunque, neanche gli occhi per piangere. Né, per concludere, c'è l'ombra di speranza che la colonizzazione finisca entro il secolo. Vade retro, Christine, e sta alla larga da noi. Christine Lagarde nasce Lallouette - da Alouette, allodola -, il cognome di papà Robert, di stirpe studiosa. Venuta al mondo il primo gennaio 1956, si trasferì in Normandia dove il babbo aveva vinto una cattedra universitaria di letteratura inglese. Qui, compì gli studi secondari e diventò campionessa di nuoto. Si piazzò terza ai campionati di Francia nel sincronizzato. Premonizione, secondo i biografi, del futuro talento nel gioco di squadra.l'addio a marito e figliEbbe tre fratelli, tra cui Olivier, che onorando il cognome canterino, divenne noto baritono. Si laureò in legge e volle entrare all'Ena. Fu respinta due volte ed è il solo insuccesso che le si conosca. «All'epoca, ero innamoratissima e non avevo studiato un tubo», ha poi raccontato divertita. Bilingue franco inglese, entrò nel Baker&McKenzie e vi rimase 18 anni, diventando avvocato di fama mondiale. Per la carriera, mollò in Francia i due figli e il marito Wilfried Lagarde e si trasferì a Chicago. Quando nelle interviste le ricordano la freddezza familiare, Christine replica che tornava a casa ogni week end. Di fatto, divorziò da Lagarde, conservandone alla Daniela Santanché il cognome, si risposò con un inglese, Eachran Gilmour, divorziò anche da lui e oggi ha un compagno, Xavier Giocanti, marsigliese. I figli, che è molto se la riconoscono, si sono sistemati da sé. Uno è ristoratore, l'altro architetto.niente buonuscita Quando nel 2005 le mancavano due anni per incassare 2.000.000 di euro di liquidazione dallo studio, Christine rinunciò alla buonuscita per tornare in fretta in Francia e iniziare la sua seconda vita. Piuttosto di destra, si era politicamente invaghita del presidente, Nicolas Sarkozy, e si appollaiò su di lui, aspettandone i favori. Così, rinunciando agli 800.000 euro l'anno della Baker&McKenzie, si ingegnò a sopravvivere con i 13.000 euro al mese del suo primo incarico politico: ministro del Commercio estero. Dopo un passaggio all'Agricoltura, batté l'ennesimo record. Divenne ministro dell'Economia, prima donna a ricoprire l'incarico. Come era stata prima del suo sesso al vertice del grande studio chicaghense e sarà prima al comando del Fmi. scialle e ventaglio L'ammirazione con cui ne scrivo, non è condivisa dalle mie colleghe francesi che l'hanno invece in antipatia. «Dietro di lei, c'è sempre un uomo, Sarkozy», dicono con livore molte giornaliste. In effetti, è stata ovunque piazzata da lui, Fmi compreso. Poi, però, ha filato da sola. Christine ha un motto e un trucco per non sbagliare un colpo. Il motto è: «Quando brilla il sole, approfitta per riparare il tetto». Non sia mai che corra a godersi il mare o un po' di sci. L'espediente è invece bizzarro. La Lagarde ha scoperto che può fare freddo o caldo e che entrambi tolgono lucidità. Così, per essere sempre in forma, ha immancabilmente con sé, uno scialle e un ventaglio. «E della lettera non dici nulla?», mi irride la collega francese che mi ha aiutato nel ritratto e mi rimprovera un debole per la Lagarde. La lettera, sbucata da un atto giudiziario, è di pugno di Christine e diretta a Sarkozy. La sottomissione che rivela fece venire l'orticaria a tutto il femminismo francese: «Caro Nicolas, molto rispettosamente: 1) Sono al tuo fianco per servirti. 2) A volte ho fallito. Ti chiedo scusa. 3) Utilizzami per tutto il tempo che ti serve e serve alla tua azione e al tuo casting».Io avrei taciuto questo servilismo. Ma per compiacere la mia amica, che da donna nulla perdona a un'altra donna, ho chinato il capo.
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)
iStock
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
Continua a leggereRiduci