2025-11-03
Kiev esulta: nuovi Patriot da Berlino
Volodymyr Zelensky in piedi davanti a un sistema missilistico antiaereo Patriot durante la sua visita a un'area di addestramento militare in Germania dello scorso giugno (Ansa)
Altri raid russi nella notte: sei morti, tra cui due bambini. Gli ucraini resistono ancora a Pokrovsk. Il Cremlino: «Possibile l’incontro Trump-Putin, ma ora non necessario».La presenza di droni misteriosi nei cieli europei continua a essere una fonte di preoccupazione. E «con cautela» si intravede il colpevole sempre nella Russia. L’ultimo caso riguarda il Belgio: sabato sera sono stati avvistati dei velivoli senza pilota sulla base militare di Kleine Brogel nelle Fiandre e all’aeroporto di Deurne, non lontano da Anversa. A intervenire in merito è stato il ministro della Difesa belga, Theo Francken, che ha spiegato: «Questi droni cercano cose o mappano l’area. Pertanto, sembra probabile che si tratti di qualcosa di serio. Si pensi, ad esempio, alla Russia, ma devo essere cauto, poiché non ci sono prove formali».Mosca non ha ancora risposto, ma nel frattempo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha chiarito che le attenzioni russe sono rivolte a «un lavoro molto scrupoloso sulle questioni dell’accordo ucraino», piuttosto che su un vertice tra il presidente americano Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin, che non viene visto come «necessario ora». Il portavoce non è sceso in ulteriori dettagli, ma di certo, sul fronte militare, le attenzioni sia della Russia che dell’Ucraina sono concentrate su Pokrovsk, con le truppe di Kiev che cercano di evitarne la capitolazione. Il ministero della Difesa russo ha infatti reso noto che l’esercito di Mosca ha sventato uno sfondamento da parte delle forze armate ucraine nell’area, aggiungendo che «tutti i militanti sono stati uccisi». Lo stesso, sempre a detta della Russia, è accaduto «nell’area del villaggio di Kupyansk», nella regione di Kharkiv. In questo caso le unità ucraine hanno tentato, senza riuscirci, di sfondare verso il fiume Oskol. Mosca ha proseguito i suoi attacchi anche nelle regioni di Dnipropetrovsk e Odessa, uccidendo almeno sei persone, tra cui due bambini. E con la Russia che continua a colpire le infrastrutture energetiche, l’intera regione del Donetsk è piombata nel buio visto che «la rete elettrica nazionale ha iniziato a imporre interruzioni di emergenza», ha affermato il capo dell’amministrazione militare regionale ucraina, Vadym Filashkin. Anche a Zaporizhzhia 58.000 famiglie ucraine sono rimaste senza elettricità. Dall’altra parte, Mosca ha subito danni nel terminal petrolifero russo di Tuapse. Le forze armate ucraine hanno infatti preso di mira uno dei maggiori impianti di carico di petrolio del Mar Nero che fornisce soprattutto Cina, Turchia, Malesia e Singapore. A essere danneggiate sono state alcune infrastrutture del terminal, una petroliera ormeggiata e «due imbarcazioni civili straniere». L’attacco avrebbe causato anche tre incendi nel porto, ma non sono stati registrati feriti. Le unità di Kiev hanno anche sferrato un raid contro un complesso energetico situato nella regione di Lugansk, causando interruzioni di corrente nell’area. In tutto, nella notte, sono stati «intercettati e distrutti» 164 droni ucraini, ha dichiarato il ministero della Difesa russo. E mentre l’avanzata di Mosca potrebbe rivelarsi decisiva per il Donbass, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha intanto accolto i Patriot dalla Germania. «Abbiamo rafforzato la componente Patriot della nostra difesa aerea. Ringrazio la Germania e personalmente il cancelliere Friedrich Merz per questa iniziativa congiunta volta a proteggere vite umane dal terrorismo russo» ha scritto il leader di Kiev su X. E ha puntualizzato che l’Ucraina sta collaborando con altri partner internazionali e produttori per espandere la capacità di difesa aerea, al fine di «garantire sicurezza non solo all’Ucraina, ma anche ai nostri partner quando necessario».
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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