2024-01-16
Kat Lindley: «Presto l’Oms potrà imporre chiusure e green pass. L’Italia ci aiuti a impedirlo»
Kat Lindley (Imagoeconomica)
L’esperta avvisa dei pericoli di Trattato pandemico e nuovo Regolamento sanitario. «Proveranno a creare un ministero della verità globale. Meloni legga le carte e agisca».Dal primo gennaio è partito il conto alla rovescia dei cinque mesi che ci separano da un possibile spossessamento della sovranità nazionale a beneficio dell’Organizzazione mondiale della sanità.Con il pretesto della preparazione dei sistemi sanitari alle sfide future, l’organismo dell’Onu sta mettendo a punto due accordi che, insieme, amplieranno i suoi poteri e gli consentiranno di assumere il controllo nelle risposte alle prossime pandemie: si tratta del nuovo Trattato pandemico e della proposta di modifiche all’attuale Regolamento sanitario internazionale (Rsi). Entrambi i documenti arriveranno sul tavolo della prossima Assemblea mondiale della sanità, prevista a fine maggio in Svizzera e, se approvati, apriranno la strada alla nascita di uno Stato sanitario totalitario su scala mondiale. Per avere un’idea di che cosa bolla in pentola basti pensare che nel Regolamento (per cui è richiesto il consenso della metà dei Paesi membri, mentre sul Trattato serve il voto a favore dei due terzi dell’Assemblea) si elimina, quale criterio di applicazione, «il pieno rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone».In prima linea per cercare di ostacolare i piani delle élite globaliste c’è Global health project, una coalizione internazionale di associazioni ed esperti che si batte per una sanità efficace e trasparente.«I giochi sono ancora aperti», avverte la presidente Kat Lindley, «e su entrambi i documenti si sta ancora negoziando. Il problema è che la versione più aggiornata degli emendamenti non viene fatta circolare, così rischiamo di non poterne conoscere il contenuto fino al momento della votazione».Quali sono i punti che destano più preoccupazione e perché?«Il combinato dei due documenti accresce a dismisura il potere dell’Oms: finora poteva fornire delle “raccomandazioni” ma se passano queste modifiche potrà imporre obblighi, cui i nostri Stati dovranno attenersi. L’articolo 18 degli emendamenti, ad esempio, prevede che in caso di emergenza sanitaria in una data area, il direttore generale dell’Oms possa dichiararla di rilevanza internazionale e assumere il controllo della gestione anche contro il parere del Paese direttamente coinvolto, con la possibilità di disporre restrizioni nei viaggi, di decidere la chiusura delle frontiere e di imporre trattamenti sanitari (dai test da fare ai farmaci da usare). Se a questo aggiungiamo il passaporto vaccinale digitale che l’Oms ha adottato dall’Ue nel giugno scorso, diventa ancora più facile venire sottoposti anche a nuovi lockdown».Quanto pesa su questa deriva autoritaria la perdita di indipendenza dell’Oms?«Molto. Quando, nel 1948, l’Oms fu fondata come agenzia delle Nazioni Unite per migliorare la salute delle popolazioni in tutto il mondo, era sostenuta finanziariamente dagli Stati membri, tra i quali l’Italia. Oggi il grosso del denaro arriva da “partenariati pubblico-privati” come la Fondazione Bill e Melinda Gates, Gavi e Wellcome Trust, e viene donato per ottenere una contropartita, a cominciare dall’adozione di massicci programmi vaccinali in tutto il mondo. Noi pensiamo che, visto il livello di corruzione raggiunto, un organismo di questo tipo non serva più e che si debba uscirne. Tanto più che, se dovesse arrivare una pandemia, gli Stati potrebbero unire le forze e affrontarla senza bisogno dell’Oms».In nome dell’approccio «One health», che ispira le politiche Oms, questo meccanismo potrà scattare per ragioni non strettamente sanitarie?«“One health” è una filosofia molto pericolosa poiché mette sullo stesso piano la salute di animali, vegetali e persone, che vengono considerate tutti ugualmente in pericolo a causa di vari fattori, come ad esempio il cambiamento climatico. È in quest’ottica che si è cominciato a vaccinare i bovini o il pollame e a introdurre vaccini a mRna nell’industria agricola. Ma va da sé che, se nessuna specie è più importante dell’altra perché tutte contano allo stesso modo, la vita degli esseri umani vale meno ed è quindi più a rischio».All’orizzonte si profila anche una nuova forma di censura, con gli Stati chiamati a reprimere ciò che l’Oms riterrà «disinformazione».«I due testi, spalleggiati da Onu e Unesco, creano un vero e proprio “ministero della verità”: ad esempio io, che sono medico, su un vaccino, un farmaco o una cura potrò dire solo quello che avrà approvato l’Oms, che potrà chiedere agli Stati membri di punire i cittadini che non si uniformano alle sue direttive».In questa fase cosa fare, posto che per ogni membro Ue negozia la Commissione europea?«Se gli italiani sapessero che cosa sta pianificando l’Oms, si opporrebbero: dovete chiedere ai vostri politici di analizzare attentamente questi documenti e valutare come impattino sulla Costituzione nazionale, verificando se siano realmente nel migliore interesse del Paese».Ci sono finora Paesi che si sono opposti?«Sia il presidente della Romania che la delegazione della Nuova Zelanda hanno annunciato che non firmeranno i documenti; molti parlamentari estoni si sono detti contrari al fatto di essere rappresentati dall’Ue in questa negoziazione; altri Paesi dell’Est stanno esaminando la questione. Aspettiamo di vedere cosa farà l’Italia».Crede che si cercherà di far cambiare idea, con le buone o con le cattive, ai Paesi che si opporranno?«Anche se il Trattato verrà approvato dovrà poi essere ratificato dai singoli Stati; vero che gli emendamenti al Rsi non richiedono questo passaggio, però c’è tempo fino a maggio per agire attraverso ciascuna delegazione nazionale presso l’Oms: è ora che i politici italiani leggano le carte, smettano di fidarsi di quello che gli raccontano e diano istruzioni conseguenti ai propri delegati. Se il vostro premier, Giorgia Meloni, vuole il bene degli Italiani, agisca così. Le pressioni sui non allineati sono probabili, ma talvolta basta l’atto di coraggio di un singolo perché altri seguano e il corso delle cose cambi».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?