Dal 14 aprile su Disney+ parte un nuovo show, The Kardashians, con protagoniste le sorelle più famose d’America che lo scorso anno avevano annunciato fra le lacrime la fine di Al passo con i Kardashian. Un'ottima trovata pubblicitaria che si è rivelata utile per il lancio di questo nuovo spettacolo.
Dal 14 aprile su Disney+ parte un nuovo show, The Kardashians, con protagoniste le sorelle più famose d’America che lo scorso anno avevano annunciato fra le lacrime la fine di Al passo con i Kardashian. Un'ottima trovata pubblicitaria che si è rivelata utile per il lancio di questo nuovo spettacolo.Una nota, diffusa sul finire della prima estate post-pandemia, ha messo fine al sogno di una vita condivisa. «È con i cuori pesanti che, da famiglia, abbiamo preso la difficile decisione di salutare Al passo con i Kardashian», ha scritto online la più famosa fra le sorelle d’America, annunciando – con il viso contratto in una smorfia di dolore – la chiusura del reality che ne ha fatto una star. Kim Kardashian ha detto basta. Lo ha detto online, senza la mediazione di un ufficio stampa. Senza prendersi del tempo per spiegare chi o cosa l’abbia portata a una tale decisione. «Senza Al passo con i Kardashian non sarei dove sono oggi. Sono incredibilmente grata a chiunque abbia guardato e supportato la mia famiglia in questi ultimi quanto straordinari quattordici anni. Questo show ci ha resi quello che siamo e sarò sempre in debito con chiunque abbia giocato un ruolo nel plasmare le nostre carriere e nel cambiare le nostre vite», ha compulsato su Twitter la figlia del fu Robert Kardashian, avvocato di O.J. Simpson nel processo più spettacolarizzato della storia americana. «Con amore e gratitudine», ha firmato la sua lettera virtuale, e migliaia di lacrime ne hanno accompagnato la lettura. Ha pianto Kim Kardashian, hanno pianto le sue sorelle. Hanno versato lacrime amare i fan, attoniti, dopo quattordici anni e venti stagioni, dallo sfratto che il clan ha presentato loro. La missiva della famiglia Kardashian ha creato dolori quasi palpabili. Dolori che il senno di poi avrebbe reso assolutamente vani.Come nelle più scontate telenovela, dove ogni twist, si sa, sia destinato ad allungare il brodo, le sorelle hanno fatto marcia indietro. È finito, sì, Al passo con i Kardashian, ma dalle ceneri di un programma vecchiotto è nato altro: un reality epurato dei personaggi non necessari, qualcosa di più nuovo, più adatto a rispondere alle crescenti esigenze social. Le Kardashian hanno annunciato, garrule, l’arrivo di The Kardashians, su Disney+ dal 14 aprile. Lo show, diversamente dall’originale, vedrà protagoniste solo le donne della famiglia, accomunate, tutte, dalla lettera K. Saranno Kris, madre manager cui lo scorrere del tempo sembra non fare un baffo, Kim e Kourtney, la bombastica Khloé e le più piccole, Kendall e Kylie, a sedere davanti alla telecamera. Saranno loro, le sorelle più famose d’America, a rispondere, ciascuna, a pettegolezzi e illazioni, loro a raccontare la «propria verità». Le Kardashian si metteranno a nudo, ancora una volta, portando quegli spettatori che amano, gente certa di essere ormai parte del loro mondo dorato, dentro business miliardari, nelle pieghe di amori finiti e di altri appena iniziati. Divorzi, gravidanze, matrimoni lampo e ritorni a scuola, figli, lacrime, gioie e maternità, acredini familiari si legheranno fra loro, per fare nuova la trama di un reality che ha cambiato forma senza cambiare sostanza. Perché la fine di Al passo con i Kardashian, l’annuncio accorato che ne ha accompagnato l’ultima stagione a niente è servito se non a tratteggiare l’esistenza di un nuovo schema pubblicitario. La fine è stata urlata, ha creato hype – come è da definirsi in pubblicità l’attesa entusiasta che accompagna un tal lancio – e l’hype è stato usato per annunciare senza troppa fatica l’uscita di un nuovo prodotto, figlio di quello che dietro di sé ha lasciato lacrime e feriti. Un modus, questo, che sembra galvanizzare diversi produttori, dalle parti di Hollywood. L’operazione Kardashian, per quanto brillante, non è la sola a essere stata condotta in questa maniera. Il Trono di Spade è finito con la promessa di cinque nuove serie, tra prequel e sequel. La Casa di Carta, ancor prima che gli affezionati potessero vederne gli ultimi episodi, è rinata nella certezza di poter avere presto uno spin-off su Berlino, poi un remake coreano. La Marvel si è «espansa», facendo della serialità una propaggine di tutto quel che il cinema, da solo, non potrebbe dire, e film si sono fatti carico di dare un finale migliore, diverso, un altro capitolo alle serie più amate, Downton Abbey in testa. Niente, dunque, è più finito davvero. Ed è un peccato, perché è la consapevolezza di una fine a rendere godibile un prodotto, sia pure televisivo. Negarla significa spalancare le porte all’eternità. Non all’eternità angelicata di un paradiso, ma all’eternità che è quotidianità, poi abitudine, poi monotonia, infine noia.
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