2018-10-17
Juncker ha paura e prova a spaventare noi
Bisogna avere un po' di pazienza con Jean-Claude Juncker. Il pover'uomo da settimane vede avvicinarsi l'ora in cui dovrà mollare la poltrona di presidente della Commissione europea. E domenica ha pure perso in casa propria, perché il partito in cui milita ha ottenuto il risultato peggiore della storia, lasciandolo più tramortito che se si fosse scolato una bottiglia di whisky. Dunque, non si può biasimarlo se in questi giorni dà di matto e straparla, alzando i toni e strabuzzando gli occhi: è la reazione di un tizio a fine carriera, che dopo essere stato al vertice dell'Europa si vede (...)(...) incamminato sul viale del tramonto. I giardinetti in Lussemburgo sono curatissimi, ma non si può dire che siano un luogo dove ci si ammazzi dalle risate. Di qui il nervosismo di Juncker che ieri, per sfogare il proprio malumore, è tornato ad attaccare l'Italia a testa bassa, accusando il nostro Paese di minare nelle fondamenta la tranquillità della Ue. «Se accettassimo le proposte italiane», ha detto con riferimento alla manovra appena varata dal governo, «avremmo reazioni violente da altri Paesi». Già, infatti ci immaginiamo i lussemburghesi che danno l'assalto a Strasburgo, mettendo a ferro e fuoco il Parlamento europeo. Per non dire poi dei belgi, la cui temibile reazione potrebbe mettere a repentaglio perfino la sicurezza di palazzo Berlaymont, dove ha sede la commissione europea. «Ci coprirebbero di ingiurie e invettive con l'accusa di essere troppo flessibili con l'Italia», si è giustificato Juncker. Insomma, non ce l'ha con noi. È solo costretto ad alzare la voce perché ha una fifa blu di quello che potrebbero fare gli altri Paesi. Per essere più convincente, il capo della Commissione ha voluto perfino ricordare di essere stato lui, nel 1991, quando guidava la conferenza intergovernativa che preparò il trattato di Maastricht, a fare entrare l'Italia nella zona euro. «C'erano forti resistenze, perché in molti non volevano», ha spiegato raccontando di aver ricevuto ministri e primi ministri di almeno otto Stati che puntavano i piedi contro di noi. «Ma io», ha aggiunto, «ho risposto che senza Italia sulla linea di partenza non avrei voluto l'euro». Juncker in pratica recita un po' due parti in commedia, vale a dire prima fa il poliziotto cattivo che minaccia rivolte nel caso la Ue dicesse sì alla manovra italiana. Poi indossa i panni del poliziotto buono, quello senza il quale non saremmo stati ammessi a tavola, ma saremmo finiti in castigo dietro la lavagna. È grazie a Juncker, secondo quel che racconta Juncker, che a noi è stato consentito di sederci nel club dell'euro. Non perché siamo uno dei Paesi fondatori della Ue e il trattato di Roma, come è evidente, è stato firmato nella Capitale. No, se siamo accettati dai parenti ricchi è perché lui, Juncker, ci ha messo una buona parola. Altrimenti nisba. Niente Maastricht, niente euro, niente salotto buono. Par di capire che se non ci avesse dato una mano lui, Jean-Claude, non avremmo ottenuto neppure quei due strapuntini che pro tempore teniamo in Europa, ovvero la presidenza del Parlamento europeo e quella della Banca centrale europea.Perciò, rivendicando i meriti acquisiti sul campo, avvisandoci del pericolo che stiamo facendo correre all'Europa tutta, con il rischio di tumulti, Juncker si prepara a bocciare la manovra italiana, predisponendo il terreno per una procedura d'infrazione.Solo una settimana fa le parole del presidente della Ue avrebbero infiammato la Borsa, spinto lo spread ancora più su e fatto crollare i listini, per lo meno quello di Milano. Invece, a differenza di quanto era accaduto a settembre, non è successo niente di tutto ciò. Piazza Affari è salita di oltre due punti, come se a Bruxelles nessuno avesse parlato e pure lo spread se n'è infischiato delle minacciose dichiarazioni di Juncker. Sarà forse che gli investitori hanno già scontato tutto e ora, sentendo le parole del presidente Ue, non provano alcuna tremarella? O forse sarà che alla fine, nonostante i severi ammonimenti lanciati dal tenero Jean-Claude, in tanti sanno bene che le regole europee sono fatte per essere violate, prova ne sia che mentre noi, pur aumentando i deficit, continuiamo a rimanere nei parametri, altri fanno spallucce davanti ai richiami europei? Dalla Francia alla Spagna per poi arrivare alla Germania, tutti sono «fuori legge». Dunque, se l'Europa non è fatta di figli e figliastri, non si capisce perché prendersela solo con noi. Al momento non abbiamo risposta. Però una certezza l'abbiamo: questo è l'ultimo giro di valzer di Juncker. Dunque, tenete duro: ancora sei mesi, poi sarà possibile liberarsi di lui.