2023-11-28
Forfait di Biden alla Cop28 di Dubai, megafono green dell’agenda cinese
L’evento Onu, cui il Papa invece andrà, è presieduto da Al Jaber, a capo del colosso petrolifero emiratino Adnoc e vicino a Pechino.Si registra grande attesa per la Cop28 che si aprirà giovedì a Dubai. Il sospetto è però che si tratti di un evento volto semplicemente a promuovere l’agenda geopolitica della Cina. Il presidente della Cop28 è Sultan Al Jaber: una figura poco amata dal mondo progressista, visto che è ai vertici del colosso petrolifero statale emiratino Adnoc, di cui è ceo dal 2016 e managing director dal 2021. Tra l’altro, secondo la Bbc, costui avrebbe usato il suo ruolo nella preparazione del summit di Dubai per trattare accordi in materia di petrolio e gas. Tuttavia, a ben vedere, l’aspetto maggiormente controverso di Al Jaber è forse un altro: i suoi stretti rapporti con Pechino. Negli ultimi anni, Adnoc ha siglato accordi con varie aziende cinesi: a settembre scorso con PetroChina, nel 2020 con China National Offshore Oil Corporation, nel 2019 con Rongsheng Petrochemical e nel 2017 con China National Petroleum Corporation. Non solo. Al Jaber è anche presidente di Masdar: un’azienda statale emiratina specializzata in energie rinnovabili. Ebbene, proprio quest’azienda ha lanciato Masdar City: un progetto urbano green che, il mese scorso, ha avviato una partnership con Huawei. Sarà un caso ma, il 18 ottobre, Al Jaber ha partecipato al Belt and Road forum for International cooperation di Pechino, elogiando la Cina. «La Cina ha il potenziale per guidare il mondo nel trasformare gli obiettivi di Parigi in una realtà solida e duratura», ha dichiarato. Sarà nuovamente un caso, ma l’11 ottobre il diretto interessato era stato ricevuto in udienza da Papa Francesco in Vaticano. D’altronde, nonostante i problemi di salute, il pontefice ha fatto sapere di volersi recare a Dubai per la Cop28 e, proprio ieri, ha twittato: «Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la Cop28 porti a un’accelerazione della transizione energetica. Questa conferenza può essere un punto di svolta». Ricordiamo che l’attuale politica estera vaticana connette il dossier green a una linea di avvicinamento a Pechino. Nell’esortazione apostolica ambientalista Laudate Deum, Papa Francesco ha strizzato esplicitamente l’occhio alla Cina. Inoltre, il pontefice ha confermato la distensione nei confronti della Repubblica popolare durante il viaggio in Mongolia di settembre. Tutto questo avviene del resto all’ombra del controverso accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi, siglato nel 2018 e rinnovato finora due volte: nel 2020 e nel 2022. Una linea green e filocinese che continua a suscitare i malumori di vari settori della Chiesa, soprattutto negli Usa: l’accordo sino-vaticano è d’altronde stato criticato dai porporati americani, Timothy Dolan e Raymond Burke. Da questo punto di vista, è significativo che Joe Biden non prenderà parte alla Cop28, nonostante avesse partecipato alle precedenti edizioni di Sharm el-Sheikh e di Glasgow. E pensare che, in occasione del recente vertice di San Francisco tra Xi Jinping e lo stesso Biden, Usa e Cina avevano concordato di rafforzare la cooperazione climatica! Fonti governative suggeriscono che il presidente americano stavolta mancherà l’appuntamento in quanto troppo preso dalla crisi mediorientale. Una spiegazione, questa, che lascia il tempo che trova: gli Emirati arabi sono infatti un attore centrale nella crisi in corso e puntano a svolgere un ruolo decisivo nell’instaurazione di un governo a Gaza in seguito all’eventuale sradicamento di Hamas. Probabilmente le ragioni del forfait di Biden sono quindi differenti. In primis, il presidente americano, che è in campagna elettorale per la riconferma, sa bene che i colletti blu della Rust Belt non vedono affatto di buon occhio le politiche green. In secondo luogo, è possibile che l’ala più anticinese dell’attuale Casa Bianca abbia capito il peso di Pechino nella Cop28 e che abbia quindi spinto Biden a disertare l’evento. Nell’amministrazione statunitense c’è infatti chi - come il Consiglio per la sicurezza nazionale - auspica severità verso la Cina e chi - come l’inviato speciale per il clima John Kerry - invoca una distensione con il Dragone. Proprio i settori dem americani più filocinesi sostengono la Cop28. A gennaio, Kerry diede il suo endorsment alla nomina di Al Jaber come presidente della conferenza. Lo stesso Kerry prenderà inoltre parte all’evento di Dubai assieme a Bill Gates e Hillary Clinton, che sarà presente in rappresentanza della Clinton Foundation: quella stessa Clinton Foundation che, a settembre, ha ospitato un intervento del Papa, dedicato, tra le altre cose, al clima. Proprio la Clinton Foundation intrattiene rapporti con Kerry e ha invitato al suo evento annuale del 2022 figure non certo estranee al network di Pechino: dal direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus al ceo di BlackRock, Larry Fink. Hillary Clinton ha anche fondato Onward Together, una no profit che, tra il 2021 e il 2022, ha versato 300.000 dollari al Climate emergency fund: un fondo che finanzia attivisti climatici radicali (tra cui Ultima generazione). La stessa Clinton si è recata in visita ad Abu Dhabi lo scorso marzo, mentre nel 2015 il marito Bill ammise che la fondazione di famiglia aveva ricevuto donazioni da vari Paesi arabi (tra cui proprio gli Emirati). C’è chi auspica svolte dalla Cop28. Il sospetto è però che si tratti di un’iniziativa concepita a uso e consumo degli interessi cinesi. Lo stesso Guardian ha sottolineato ieri che la dipendenza di Pechino dal carbone resta profondamente radicata. Aspettarsi svolte ambientali concrete da Dubai rischia, insomma, di rivelarsi una pia illusione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.