2023-08-02
J-Ax tradito dalla «Maria». La sua cannabis light fa volare solamente i debiti
Il bilancio della società Mister Nice di proprietà del rapper, che vende erba legale, mostra un buco di 30.000 euro nel 2022 e 27.000 euro lasciati per strada nel 2021.Lo spinello non tira. Almeno quello di J-Ax, il nonno dei fiori che dal palco continua a ripetere «Giorgia legalizzala!» come fece a Sanremo, unico momento in cui i millennials rinvengono dal torpore d’una musica da casa di riposo che soltanto lui, il suo pizzetto e i suoi promoter ritengono così cool da «spaccare». Con l’ossessione della cannabis libera Alessandro Aleotti (nome all’anagrafe, età 51 anni fra due giorni) perde soldi. Non tanti perché il suo business è roba da microcredito, ma abbastanza per appaiare la carriera da imprenditore a quella da rapper preistorico, recentemente preso a schiaffi su Facebook dal suo collega Paolo Meneguzzi in un botta e risposta da riunione condominiale.A cinque anni dal varo, i negozi di J-Ax sono in rosso: come ha scoperto Affaritaliani, il bilancio 2022 della società Mister Nice mostra un buco di 30.000 euro che si somma ai 27.000 lasciati per strada nel 2021. Anche l’andamento degli affari mostra note da sbadigli: ricavi per 57.000 euro in confronto a costi per 86.000. Quando J-Ax lancia la sfida in piazza urlando nel microfono che «il mercato illegale della cannabis in Italia si stima fra i 4 e i 9 miliardi» parla di qualcosa di indefinibile e lontano anni luce dal suo perimetro imprenditoriale (peraltro legale), e al tempo stesso fa puro marketing nella speranza che un’eventuale legalizzazione lo aiuti a uscire dalle secche nelle quali si è cacciato. Un’ipotesi impossibile negli anni di Giorgia Meloni al governo. La premier ha infatti ribadito: «Non si legalizza niente. Sarebbe più comodo ammiccare alle dipendenze per sembrare anticonformisti come hanno fatto altri, noi invece vogliamo combattere lo spaccio. È finita la stagione dell’indifferenza, del lassismo, del disinteresse». Nata da un’idea di Alessandro Aleotti con il fratello Luca (detto Grido), il padre Roberto, Claudio Lui e Alessandro Merli (Takagi), Mister Nice si occupa di aprire smart shop per la selezione e la commercializzazione delle «migliori infiorescenze di cannabis light». Nel sito si legge che «da noi potrai trovare tutto ciò che riguarda il fantastico mondo della canapa legale e non solo. Dagli estratti più pregiati ai munchies più deliziosi, dai gadget più simpatici agli accessori più ricercati». C’è la classica Maria Salvador, c’è il mondo svapo, ci sono le glicerine e gli estratti hashish, i bong, le pipe, la cosmesi e un simpatico grinder tritaerba da bar di Guerre Stellari. Tutto recapitato a casa con pochi click. A vedere dagli affari, tutto destinato a invecchiare sugli scaffali.Così l’«Ohi Maria» strillato sul palco dell’Ariston si trasforma in un «Ahi, Ahi Maria» sussurrato in consiglio d’amministrazione, a sancire un flop che riguarda un mondo. Quello degli alternativi in servizio permanente, fantasmi ambulanti del passato, simboli del conformismo più scontato nonostante il profluvio di borchie, tatuaggi e lagnanze nei confronti del governo di centrodestra. Rivoluzionari piccoli piccoli al servizio (forse involontario o forse no) del movimentismo orchestrato dal Nazareno. J-Ax è la quintessenza plastica di questa sonnolenta deriva, balenottero spiaggiato che per accreditarsi presso il démi-monde radical durante la pandemia si trasformò in paladino ultra vaccinista e ultra greenpassista. Senza un dubbio, senza un plissè, senza un gesto di ribellione autentica. Soprannominato «J-Vax» per la sua fedeltà alla linea. Il declino sta nei numeri e nelle situazioni. Nell’ultimo maxi concerto Love-Mi in piazza Duomo a Milano a fine giugno, organizzato da Fedez, il rilancio degli Articolo 31 (con J-Ax frontman) si è trasformato in una triste passerella di reduci. La band è in giro da 35 anni, il tempo passa e i giovanissimi hanno altri idoli, mentre gli adulti che proprio non sopportano Sergej Rachmaninov riascoltano i Pink Floyd o la Pfm. Identica reazione a Sanremo, dove la band milanese tentò di riaffacciarsi al grande pubblico grazie a un gesto pietoso di Amadeus: nessuno avrebbe ricordato l’esibizione, carta da parati, mentre a tutti è rimasta in testa la sfida a palazzo Chigi nel duetto a sorpresa «Giorgia legalizzala!».Non è un bel segnale di vitalità, anzi è la conferma che il centro di gravità è perduto. Lo smarrimento si nota anche dalle polemiche social di questi giorni. Irritato dalle critiche mossegli da Meneguzzi (al cantante pop italosvizzero non era piaciuto il suo ultimo brano), il rapper gli ha dedicato un dissing, vale a dire una canzoncina di sfottò dal titolo «Invidia del Peneguzzi». Roba da asilo Mariuccia che gli è valsa una risposta al vetriolo: «Si permette di dare del fallito a me? E se il fallito fosse lui che deve correre dietro alle canzoncine per stare a galla?». In attesa dell’ennesima stucchevole replica, J-Ax torna in negozio e alla battaglia per la canna libera. Ma è poco credibile, non riesce neppure a vendere le sue.
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